Cane di carta
Sansone (o Marmaduke, se vogliano usare il suo nome originale) è il cane danese protagonista, insieme alla famiglia Winslow che lo accompagna, della striscia a fumetti omonima creata nel 1954 da Brad Anderson. La storia recente ci ha insegnato che il passaggio dalla carta al grande schermo è sempre più semplice ed immediato e l'opera di Anderson non fa differenza in tal senso, facendo il grande balzo verso le nostre sale, dopo una presentazione in quel di Giffoni il mese scorso, grazie all'adattamento curato da Vince Di Meglio e Tim Rasmussen.
Spunto di partenza della storia messa in piedi dai due sceneggiatori per il debutto cinematografico di Sansone è il trasferimento dei Winslow dal Kansas alla California, dove il capofamiglia Phil dovrà lavorare come direttore del marketing per una ditta che produce cibo per cani biologico. Per il cane, così per l'allegra famigliola, adattarsi al nuovo ambiente non è immediato: nuove dinamiche, nuove abitudini, amici da riconquistare, per gli umani quanto per il povero danese che deve imporsi nel parco locale, un microcosmo di prati, aiuole e fontane in cui Sansone e gli outsider come lui devono sottostare a Bosco ed il suo gruppo di cani di razza. Una gara di surf è l'occasione giusta per la rivalsa, per Phil nel costruire la campagna promozionale per l'azienda, e per il cane per dimostrare il suo valore, ma l'evento finisce per dare il via ad una ulteriore serie di guai.
A parte Lee Pace e Judy Greer nei ruoli dei coniugi Winslow e William H. Macy in quello del capo di Phil, non spiccano i protagonisti umani del film, vittime di una scrittura che poco spazio dà ai personaggi e concentra molta attenzione sull'infarcire plot e situazioni di riferimenti ed ammiccamenti alla cultura pop americana (da The O.C. a Mean Girls), suscitando qualche sorriso, ma senza riuscire a dare spessore ad un film che resta piatto come la carta che ospitava il Sansone a fumetti.
Movieplayer.it
2.0/5