Un piccolo passo per un bambino, un grande passo per l'umanità
Quando si diventa adulti, spesso ci si dimentica che, da piccoli, le favole non servivano semplicemente a farci addormentare. Creavano un vero e proprio mondo, più vivo e colorato di quello reale, nel quale era facile perdersi ed immaginarsi protagonisti di storie altrettanto fantastiche di quelle lette sui libri. Allo stesso modo, i personaggi di cui erano popolate diventavano dei veri e propri amici, con sogni e sentimenti come i nostri, e destini tutti ancora da determinare, non certo risolti da qualche riga di inchiostro sulla pagina.
Sarà proprio per preservare il futuro dei protagonisti delle favole che sarà chiamato in causa il giovane Nat, appassionato ascoltatore dei libri di fiabe ma, per la disperazione della madre e il divertimento della sorella, ancora incapace di leggerli autonomamente. Eppure è a lui che sarà lasciata in eredità la "stanza segreta" dell'amata zia Eleonora, che il ragazzino scoprirà essere per l'appunto piena zeppa dei più svariati volumi. Alla delusione per non poter godere del dono concessogli, però, lascerà presto spazio la sorpresa di vedersi investito di autorità da un'Alice, una Bella Addormentata e un Orco tutto fuorché immaginari.
Forse definire epica l'avventura di Nat e dei suoi piccoli compagni di viaggio potrebbe sembrare esagerato, ma, come un altro classico della letteratura per giovanissimi ci ha insegnato, l'oblio e il dominio del Nulla costituiscono un destino ben peggiore della morte. Il giovane protagonista, lottando per il diritto all'esistenza di personaggi che già occupano un ruolo sempre più irrilevante e sono condannati a sbiadire, combatte una battaglia non solo per se stesso, ma per tutti noi. Un mondo senza fantasia, senza sogni, è un mondo senza possibilità, dove niente potrà mai cambiare, e anche se Nat e il segreto di Eleonora è un film diretto prevalentemente ad un pubblico infantile, il concetto a cui fa capo può essere illuminante anche per gli accompagnatori adulti. Il percorso di Nat verso il superamento delle proprie difficoltà viene affrontato solo grazie all'intervento dei suoi compagni, tanto più preziosi perché diversi da lui, capaci di fargli vedere le cose da una diversa prospettiva; allo stesso modo, sarà il piccolo umano a disvelare la bontà nascosta anche nel più insospettabile dei cattivi romanzeschi. Lo sviluppo della storia e la caratterizzazione dei personaggi, inoltre, sono aspetti gestiti con la dovuta cura da Dominique Monfery, già collaboratore a progetti importanti quali il Tarzan e l'Hercules disneyani: tanto gli umani quanto gli abitanti del regno della fantasia sono tratteggiati con delicata ironia, e l'animazione, affidata allo studio italiano Lanterna Magica, non fa che accentuare il carattere fiabesco e garbato della pellicola. Il character design, che rimanda da vicino alle illustrazioni dei libri per l'infanzia, fa infatti del disegno a mano la sua arma vincente: un'altra buona occasione per lasciarsi andare all'atmosfera magica della storia di Nat, riscoprendo, insieme all'estetica del nostro passato, una lezione sempre valida per il futuro.