Arriverà il 30 ottobre nelle sale l'ultimo film di Federico Moccia, Amore 14, trasposizione su grande schermo dello straordinario (ed ennesimo) successo editoriale dello stesso autore. Protagonista è Carolina, una quattordicenne alle prese con il primo grande amore e con le inevitabili inquietudini che questo comporta. Ad accompagnarla in questo complicato percorso sono le sue migliori amiche, Alis e Clod, e il fratello Rusty James, sebbene Caro sia una ragazza determinata e sicura di sé, che non ha certo bisogno di spinte per affrontare tanto il bello quanto il brutto della vita. A presentare il film, a cui hanno assistito numerose classi di alcune scuole medie della capitale, sono intervenuti, oltre a Federico Moccia, Veronica Olivier (che interpreta Carolina), Giuseppe Maggio (Massi), Giampaolo Letta per Medusa, che si occupa della distribuzione della pellicola, e il produttore Marco Belardi.
Giampaolo Letta: Il film verrà distribuito in circa 450 copie, e giovedì nelle 29 sale Medusa e Warner Village in Italia organizzeremo altrettante anteprime. Sono davvero contento di aver lavorato nuovamente con Federico Moccia dopo Scusa ma ti chiamo amore e il suo seguito, e mi sono divertito molto anche con Marco Belardi: spero che la nostra sia una collaborazione destinata a proseguire.Marco Belardi: Mi torna in mente la prima volta che con Federico abbiamo parlato di questo progetto. Ci abbiamo messo due anni a raccontarlo, ed è la mia prima esperienza importante, quindi sono contento per l'ottimo lavoro che abbiamo svolto con questo ottimo team.
Federico, l'esplorazione di questa zona tanto cruciale per la vita ti appassiona ancora. Come mai questa ricerca?
Federico Moccia: Penso con serenità ed emozione a quello che è questo periodo per i ragazzi di oggi, rispetto a quello che è stato per me. E' un momento delicatissimo, come l'apertura di una finestra: senza bruciare le tappe, bisogna andare alla scoperta di tante cose, tante delle quali ricorderemo e saranno formative per le nostre difficoltà future. Sono tornato indietro a questa età perché me l'hanno chiesto sul blog, volevano che raccontassi di una ragazza semplice. Sono state le critiche a mettermi in moto questa attenzione, e vedo che nei giovani c'è tanta difficoltà nel trasmettere le emozioni, lo vedo nei loro occhi, che esprimono un mondo in cui è difficile entrare. La cosa più bella per me è stato sapere che una ragazza che aveva lavorato in questo film ha poi detto alla madre che questo le è servito per essere più serena, per non avere più paura delle interrogazioni. Io ricordo che il problema delle interrogazioni non era tanto l'avere o il non avere studiato, quanto l'attraversare tutta la classe, e tutto questo ho voluto tenere presente.
Il punto di vista della storia è femminile, come mai non hai voluto parlare dei ragazzi? Inoltre, questo non è un ambiente qualunque, si parla di feste in villa, non una cosa alla portata di tutti.
Federico Moccia: E' una storia vista attraverso gli occhi di una ragazza, con tutte le sue emozioni, le sue "classifiche" che entrano in gioco ogni tanto. E' come era stato per il libro, memore di Salinger ho voluto raccontare tutto in una chiave femminile. E' vero che le scuole sono un momento di incontro, dove le diverse estrazioni sociali confluiscono. I ragazzi qui si distinguono essenzialmente dai vestiti, ed è una cosa che si perde crescendo. E' un'esperienza che io ho fatto alle medie, ho perso delle persone e allora non sapevo perché, ma adesso so che era colpa della diversità dei nostri ambienti. Mi è piaciuto raccontare come Alis e Clod siano diverse, come Caro abbia una mamma che lavora in una lavanderia, peraltro interpretata da un'attrice splendida come Pamela Villoresi, che è stato bellissimo dirigere affiancata alla spontaneità dei giovani. Ho cercato di dare armonia a questi due modi, la professionalità e la freschezza.
Abbiamo letto delle dichiarazioni di Muccino, che ha detto "Moccia si è definito il nuovo Muccino, e non capisco come mai". A cosa si riferiscono?
Federico Moccia: Semplicemente, io ho fatto una battuta con Alfonso Signorini in cui dicevo che sarò il nuovo Moccino, giocando con il mio cognome. Spero che ora abbia chiarito questo mio tentativo di battuta, nient'affatto spiritosa, dato che ho dovuto spiegarla.
Federico Moccia: Sono anni molto particolari, io non posso raccontare un'intera generazione, ci sono i quattordicenni che odiano mettere i lucchetti a Ponte Milvio come ci sono quelli che ce lo vengono a mettere a cinquant'anni. A me sono più simpatici questi ultimi, per via di questa mia debolezza di vedere sempre il lato romantico della vita che scorre. Invito a vivere anche i divertimenti più futili e sciocchi, a non vergognarci dei nostri sentimenti. Mettiamoci d'accordo, c'è una parte della critica che mi dice che io racconto troppo i puri, ma tra i quattordici e i quindici anni c'è un momento in cui si inizia a riflettere su certi temi, come è anche vero che ci sono quelli che ancora non hanno mai dato un bacio. D'altronde, come dice la stessa Caro, lei ha solo quattordici anni, e a quell'età bisogna dare valore al sentimento. E' bello che certe cose accadano per amore, e non mi sento di dare un target, a patto però che la persona sia tranquilla e serena, e possa magari parlarne anche con i propri genitori.
Ci spieghi la scelta del finale non lieto?
Federico Moccia: Credo che la cosa più difficile sia la delusione, talmente siamo abituati ai film che finiscono bene, ma bisogna dire che è anche possibile che le cose non vadano, che è più facile che le storie a questa età non ce la facciano a continuare. Bisogna considerare l'idea che un'amicizia ci deluda, io stesso ci rimasi malissimo, perché non c'è una ragione perché l'altro ti freghi.
Quando sei tu a dirigere i film tratti dai tuoi libri, anche gli adulti sembrano avere un maggiore spessore. Come mai?
Federico Moccia: Io penso che gli adulti siano importanti, perché i giovani li ascoltano sempre, li usano come modelli. Non ci si rende mai conto di quanto siano davvero importanti per i figli. Soprattutto grazie al personaggio di Raniero, Rusty James, credo si capisca come le discussioni con gli adulti vadano ad intaccare i più giovani.
Federico Moccia: Io cerco sempre di essere veritiero rispetto all'immaginario della storia, stando ad esempio vicino ai colori di Carolina. Quando scrivi un libro entri in profondità nel personaggio, così come leggerlo ti aiuta a capirlo meglio. E' vero che ci sono attrici come Ellen Page che a ventuno anni ha interpretato una ragazza di sedici in Juno, ma io ho cercato una vicinanza di età reale, attori somiglianti nella loro naturalezza, come Giuseppe Maggio che può interpretare benissimo il ragazzo che tutte guardano all'uscita della scuola. E' stato un po' più difficile con Veronica Olivier che ha diciannove anni, ma messa vicino a Beatrice Flammini (Alis) e Flavia Roberto (Clod), non si nota la differenza. Oggi non si capisce più la differenza tra ragazze di tredici, quattordici o diciannove anni.
Veronica Olivier: Mi hanno chiesto di interpretare una ragazza di quattordici anni, ed è stato facile perché mi sono subito trovata a mio agio con Beatrice e Flavia, e non notavo questa differenza di età. Questa esperienza mi ha fatto crescere, io cerco di imparare anche dai più piccoli, anche perché anche io non sono poi molto grande. Addirittura mi hanno emozionato più loro che i grandi.
Giuseppe Maggio: Io sono contentissimo, anche se è stato difficile perché ero alla mia prima esperienza, ma in questo è subentrato Federico, che ci ha trasmesso tanta tranquillità, ed è veramente una persona fantastica dentro e fuori dal set. Massi è simile a me per molti aspetti, ma probabilmente con un film più impegnativo avrei avuto più difficoltà.
Il personaggio del fratello scrittore è ispirato a te?
Federico Moccia: Leggo in continuazione commenti di ragazzi che mi dicono che stanno scrivendo un libro. E' un'Italia che scrive, Raniero interpreta un personaggio che racconta la mia esperienza. Anche io ho una sorella più piccola, e molte volte mi sono trovato in situazioni simili alle loro. Il rapporto con mio padre però è stato diverso, al mio faceva piacere che io scrivessi. Però so che c'è questo conflitto generazionale, e volevo rappresentare tutto questo.
La colonna sonora è molto importante, quanto è costata?
Gianpaolo Letta: E' costata 150000 euro, abbiamo considerato la musica come una parte fondamentale del film. La pellicola invece è costata in totale 4 milioni di euro.
Federico Moccia: A me piace molto lavorare con i responsabili del casting, abbiamo vagliato tante proposte e poi siamo andati a focalizzare. E' stata una ricerca grandissima, ho visto tantissimi dvd che contenevano anche le ricerche fatte a Milano, anche per esplorare diverse pronunce. Bisogna avere elasticità nelle scelte, anche nel rivedere i colori dei protagonisti.
Nella pellicola c'è un cameo di Michela Quattrociocche vestita da sposa. Ci sarà un ping pong di citazioni?
Federico Moccia: Questo in realtà è un furto, sono rimasto colpito da una scena di Tutta una vita di Claude Lelouch in cui su un giornale si legge di una fuga avvenuta in un altro suo film. Si tratta di storie in dimensioni parallele, e in una di queste Niki si sta preparando al matrimonio, ma è stato soltanto un divertissement.
Ormai nell'industria Moccia il prodotto marcia da solo, senza più bisogno di volti noti come Scamarcio o la Chiatti?
Federico Moccia: Questo non vuol dire nulla, anche in un film bello come Baaria i ruoli principali sono stati affidati a degli sconosciuti, mentre gli attori famosi hanno fatto dei camei. A me piace lavorare con attori professionisti, come è stato in questo caso con Pamela Villoresi, Pietro De Silva, Riccardo Garrone, che si lasciano dirigere con serenità ora che la professionalità con cui lavoriamo si è affermata. Se oggi oltre a questo tipo di bravura posso seguire volti nuovi, che magari una volta divenuti famosi si rifiuteranno di fare altri film come il mio, io lo accetto. Io non mi distacco dalla valutazione delle mie capacità, che condivido con tutti, e mi fa piacere che sia così.
Come mai Caro è stata tradita dalla sua amica? [La domanda è stata posta da una ragazzina delle scuole medie invitate alla proiezione, n.d.r.]
Federico Moccia: Ci sarà stata una volta in cui una delle tue amiche ha fatto una festa e non ti ha invitato. Queste cose accadono, ma ci sono delle amiche che ti rimarranno accanto per sempre, a cui potrai raccontare tutto e in cui dovrai avere fiducia. Io ho voluto che tu considerassi tutti e due questi aspetti.
Gli altri ragazzi che hanno partecipato al film, che progetti hanno per il loro futuro?
Flavia Roberto: Sono molto felice di aver avuto l'opportunità di interpretare un personaggio così bello. Io studio recitazione da diversi anni e spero di continuare su questa strada.
Beatrice Flammini: Per me è stato diverso, sono capitata casualmente in questo mondo, al contrario di Flavia. Ora tutto è cambiato, prima volevo fare il medico, e adesso mi trovo di fronte a un bivio, ma essendo giovane ho tutto il tempo di scegliere. Mi piacerebbe proseguire questa esperienza però.
Come si sposa la creatività con le esigenze produttive?
Federico Moccia: La nostra società è connotata dalle marche, dalle mode, sarebbe sbagliato non accettarlo. Quando si lavora bisogna avere l'intelligenza per trovare un'armonia. Il telefonino è una realtà di questi ragazzi, abbiamo scelto di fare product placement sulle cose che vivono. Il prodotto esiste nella loro vita, altre cose non giuste per loro non ci sono, ma questo è un lavoro che fa già il marketing. Anche l'operazione dei Baci Perugina è volta a far scrivere i giovani, dando loro la possibilità di realizzarsi con piccole cose, di sentirsi importanti per le persone che hanno intorno.