Grande attesa alla Mostra del cinema di Venezia, per la presentazione nella sezione Orizzonti dell'ambizioso Io sono l'amore, diretto da Luca Guadagnino e modellato su un'attrice come Tilda Swinton, premio Oscar lo scorso anno per Michael Clayton. Il film segue la disgregazione di una famiglia dell'alta borghesia milanese, quella dei Recchi, denunciando nello stesso tempo gli aspetti perversi del capitalismo. Accanto alla Swinton, un cast di grandi attori, dalla giovane stella Alba Rohrwacher ad uno dei nomi simbolo del teatro italiano Pippo Delbono. Regista e interpreti hanno incontrato la stampa a Venezia per parlare del film.
Luca Guadagnino, da dove nasce l'idea del film?
Luca Guadagnino: La genesi iniziale del film sta tutta in Tilda. Nel 2004 realizzammo insieme il progetto Tilda Swinton: The Love Factory, un documentario in cui la riprendevo in primo piano, mentre conversavamo liberamente di temi relativi all'amore. Da questa conversazione è nata la voglia di fare un film di finzione. Quella è stata la traccia, che ho poi incrociato con una riflessione sulla condizione del nostro presente.
Nel portare sullo schermo questa famiglia è stato influenzato in qualche modo dagli Agnelli?
Luca Guadagnino: Sì, nel desiderio di provare a slanciare il collo di Tilda come quello di Marella Agnelli. Scherzi a parte, gli Agnelli non c'entrano niente e non credo che il mio sia un film à clef.
Tema fondamentale di Io sono l'amore è la manipolazione del capitalismo.
Luca Guadagnino: Il mio film ha a che fare con il codice, con il rito, con il linguaggio dell'alta borghesia e del capitale, che è un linguaggio maschile, deprivato del proprio corpo. Mi piace sapere che nel film la voce che spacca l'istituzione del capitale borghese sia quella di due donne che lo sovvertono dalla loro posizione invisibile.Dopo Melissa P., un'altra donna è protagonista di un suo film. Perché?
Luca Guadagnino: Le donne sono più precise, organizzate o ordinate degli uomini, o almeno così dice Berlusconi in un pezzo che ho letto proprio ieri. Per me c'è qualcosa che mi ingloba nel femminile che è misterioso e fascinoso. Nella sua lotta millenaria contro il maschile, le donne hanno maturato una capacità di resistenza e sovversione molto spiazzante. Il mio sogno è fare The Bourne Identity, con una donna come protagonista, magari proprio Tilda, ma non un personaggio virilizzato perché a me affascinano le donne prese della vita comune.
Tilda Swinton, come avete lavorato voi attori per interpretare i vostri ruoli?
Tilda Swinton: Le persone che vivono in questa casa riproducono in piccolo la nostra società, dominata da relazioni di rapacità, di abominio e di controllo degli uni sugli altri. Noi attori abbiamo cercato di restituire uno spaccato di questa situazione, attraverso i nostri personaggi che vivonor elazioni umane conflittuali.
Ha effettuato una preparazione particolare per il suo ruolo?
Tilda Swinton: Nessuna preparazione, anche perché il mio personaggio è un vero e proprio alieno. Alla fine ti vesti e reciti, tutto qua. Ero piuttosto preoccupata di dover recitare in italiano, ma fortunatamente non dovevo interpretare un'italiana. Mi sono limitata quindi ad essere un alieno con un accento russo.
Pippo Delbono interpreta il vero villain del film.
Pippo Delbono: Mi sono trovato a fare una cosa apparentemente opposta al mio percorso artistico. E' stato però molto interessante l'approccio di Luca che mi è venuto a cercare con semplicità ed affetto. Di solito i registi rivelano una grande stupidità, molti di loro ti contattano con superficialità. Prima al photo call i fotografi mi chiedevano di spostarmi per fotografare il regista o Tilda e ho trovato questa cosa insieme comica e drammatica, la rappresentazione perfetta del nostro paese: una bolla vuota. Del mio personaggio, Tancredi, mi è piaciuta l'umiltà e l'umanità e la storia del film è coerente col mio percorso. D'altronde Tancredi è sempre danza, e ha così stimolato il rapporto col mio corpo che cerco continuamente. All'inizio mi è stato chiesto di dimagrire e io ho risposto che non ci pensavo proprio! Poi mi sono visto in alcune riprese e mi sono fatto schifo e allora ho fatto una dieta. Per una volta è stato un piacere dire vaffanculo al cibo!Alba Rohrwacher, lei interpreta invece Elisabetta, la figlia dei Recchi. Com'è avvenuto il suo coinvolgimento nel progetto?
Alba Rohrwacher: Per me è stata un'esperienza importante, anche perché molto diversa da tutti i film che ho interpretato finora. L'idea di Luca e Tilda si è sviluppata nel corso degli anni e quando Luca mi ha proposto il personaggio di Elisabetta, circa quattro anni fa, mi ha dato la possibilità di svilupparlo con lui. Non capita molto spesso per un attore, infatti, di poter esporre le proprie idee sul personaggio che è chiamato a interpretare. Per noi attori più giovani è stata poi una grande opportunità quella di poter lavorare con attori del calibro di Tilda e Pippo. Quello di Io sono l'amore è un cast eterogeneo e compatibile, e per noi ogni giorno era come assistere a vere e proprie lezioni di recitazione.
Marisa Berenson, qual è stata invece la sua esperienza?
Marisa Berenson: Mi sono molto commossa nel conoscere Luca, una persona con sensibilità, cultura e amore per l'arte. Mi piaceva molto questa famiglia del film, trovavo i personaggi interessanti e volevo lavorare con gente come Tilda e Pippo. E' un film che ha qualcosa di particolare e diverso rispetto a quello che si vede oggi al cinema, oltre che emozionante perché racconta la fine di un'epoca, un mondo cambiato che è diventato più freddo. Il mio personaggio non vive nella casa dei Recchi, ma in una villa più piccola, un po' nascosta. Non si sa molto di lei, ma si può immaginare tutto. E' la prima volta che interpreto una donna ed è stata una bella sfida.