In un comunicato rilasciato nella giornata di ieri, la comunità indiana americana - e più precisamente nella persona di Rajan Zed, presidente della Universal Society of Hinduism - ha ufficialmente richiesto all'American Academy of Motion Picture Arts and Sciences di introdurre una nuova categoria nei prossimo Oscar, ovvero quella per il Miglior film di Bollywood, poichè una categoria come quella del Miglior film straniero, che permette di portare un solo film per nazione non può bastare a rappresentare un'industria ricchissima di titoli e dal potenziale pubblico di oltre un miliardo di persone. Si tratta di una proposta che difficilmente sarà presa in considerazione e che anzi susciterà l'ilarità di molti, ma è una proposta che ben riflette la situazione del cinema indiano nell'era post The Millionaire.
Il successo del film di Danny Boyle non accenna a diminuire anche a distanza di mesi: le vendite di colonna sonora, DVD e blu-ray - soprattutto nei paesi anglosassoni - continuano ad andare a gonfie vele e in generale attori e filmaker hindu sembrano godere di una maggiore considerazione rispetto per esempio a dodici mesi fa. L'industria cinematografica di Mumbay è sempre stata tra le più floride al mondo, superando molto spesso largamente i numeri della controparte statunitense a cui fa il verso, ma difficilmente è riuscita a sconfinare ed imporsi a livello internazionale. Con Slumdog Millionaire tutto questo è avvenuto - poco importa se il regista e la produzione siano inglesi - e adesso un'intera nazione si aspetta un futuro ancora da protagonista nel mondo del cinema. Ed ecco che per il nuovo film della superstar Shahrukh Khan, My name is Khan, c'è già chi comincia a fare Oscar buzz, insinuando malignamente che l'incidente avvenuto il 14 agosto scorso all'attore, fermato all'aereoporto di Newark e interrogato per oltre un'ora, non sia altro che l'inizio di una lunga promozione per il film che, guarda caso, racconta proprio di un indiano autistico che arrivato in America viene erroneamente scambiato per un terrorista ed arrestato. Non vincerà forse l'Oscar ma di certo non passerà inosservato come era successo negli anni addietro con migliaia di film di Bollywood. E magari non ci sarà un altro caso The Millionaire, ma un'ondata di "indianità" sta per invadere l'industria televisiva e cinematografica di tutto il mondo a partire dai più importanti festival internazionali (tra Venezia e Toronto a settembre saranno presentate cinque nuove pellicole in arrivo da Bollywood), e dai protagonisti del film di Danny Boyle che sono già impegnati nelle nuove produzioni di registi come Woody Allen e M. Night Shyamalan (forse il più celebre degli indiani a Hollywood) o nella nuova (l'ottava) stagione del serial 24.Insomma se anche Rajan Zed non vedrà accolta dall'Academy la sua ambiziosa richiesta, avrà sicuramente di che accontentarsi: Bollywood è certamente tra noi.