Savana dolce casa
L'atteso sequel di Madagascar comincia come un prequel, raccontando l'infanzia del leone Alex strappato a suo padre dai crudeli bracconieri. Il resto è storia: il leoncino diventa la star indiscussa dello zoo di New York per poi imbarcarsi in un folle viaggio, in compagnia della zebra Marty, dell'ippopotamo Gloria e della giraffa Melman, alla ricerca delle proprie radici. Dopo le avventure sull'isola di Madagascar, stavolta il gruppo di amici si ritrova catapultato nelle sterminate pianure del continente africano per ricongiungersi con la propria famiglia e i loro simili. Prima quindi l'esperienza scioccante dello stato brado, ora la scoperta della terra madre. Uno straordinario successo (in parte inatteso) aveva caratterizzato il primo capitolo di questa che è destinata a diventare una trilogia, perciò alla Dreamworks la pressione era tanta: non si poteva fallire. Madagascar 2 torna così a riproporre il suo coloratissimo mondo in computer grafica con le infinite possibilità che offrono fauna e flora in termini di inventiva cartoonistica. La sfida maggiore, in quanto a sforzo tecnico dei realizzatori, era confrontarsi con spazi sconfinati di non facile resa nel passaggio all'animazione e di certo, rispetto al precedente, i passi avanti sono evidenti e l'effetto di sicuro impatto. Madagascar 2 è una bella epifania per il nostro sguardo, anche perché non sciupa quella propensione innata per la semplicità che ha segnato finora i lavori Dreamworks.
Tanta la carne al fuoco in questo Madagascar 2, diretto nuovamente dall'accoppiata Eric Darnell e Tom McGrath, che si districa un po' affannosamente tra le storie, più o meno importanti, dei vari personaggi. Al centro c'è il ricongiungimento e il confronto di Alex con la sua famiglia e gli equilibri da saldare in ogni angolo della savana, ma a divertire di più sono i bizzarri comprimari e le loro gag che tavolta si rivelano davvero irresistibili, come quando sono in scena la terribile vecchietta del primo episodio (e autentica mina vagante di questa nuova avventura), il travolgente Re Julien, gli scimpanzé, il palestratissimo ippopotamo Moto Moto dagli ormoni impazziti e i mai domi pinguini. In molti si aspettavano un maggiore spazio riservato a questi ultimi, probabilmente i personaggi più amati del primo Madagascar, ma gli autori hanno avuto l'onestà di mantenere i riflettori della vicenda puntati sul gruppo di animali "newyorchesi", concedendo comunque ai divertenti pinguini la loro giusta dose di gloria. Ne risulta uno squilibrio difficilmente sanabile tra il riuscito nonsense di alcune situazioni e gli accenti obsoleti su temi più importanti che in una sceneggiatura così abbozzata risultano nel complesso noiosamente inoffensivi. L'impressione che serpeggia è che la saga, già al suo secondo episodio, abbia perso la freschezza delle origini, offrendo un piatto assai simile nei suoi ingredienti a quanto proposto in precedenza: umorismo trascinante da slapstick comedy e battute fulminanti, momenti più riflessivi che si agganciano al sempreverde tema della ricerca dell'identità, un tormentone musicale puntualmente riproposto anche in questa occasione (quel Mi piace se ti muovi che è ormai diventato una sorta di portafortuna della saga), emozioni pilotate ma inconsistenti e sortite più scoppiettanti e ironiche. Accanto al consueto, brillante citazionismo, appaiono però evidenti anche sfacciate scopiazzature in termini di trama di alcuni classici Disney che fanno storcere il naso per la loro grossolanità. Certo è, però, che l'intrattenimento offerto dalla ricca ciurma di animali di Madagascar 2 è a tratti estremamente piacevole, sia per gli adulti che per i più piccoli, soprattutto quando i toni si fanno più spensierati. I capolavori Pixar restano però ancora irraggiungibili per il team Dreamworks.