Recensione The Libertine (2004)

Il film di Dunmore è teatrale, dal primo momento all'ultimo, è esplicito in ogni suo attimo, e questa carica rischia di appesantire le sequenze, che talvolta sono farraginose e poco scorrevoli.

Trasgressioni teatrali

Libertino agg., s.m. Aggettivo: licenzioso, gaudente. Sostantivo maschile: chi ha costumi licenziosi, dissoluti.

Il dizionario De Mauro fornisce questa definizione per il termine Libertino, ed è esattamente il personaggio che viene rappresentato da Johnny Depp, il Conte di Rochester, caustico e oltraggioso, che si perde nelle parole e nella teatralità di quest'opera prima di Laurence Dunmore.

Un prologo in prima persona introduce la personalità del Conte, con i suoi pregi e i suoi difetti. L'immagine è scura, sgranata, e il suo viso sembra segnato dalle esperienze di vita.
Ambientato durante La Restaurazione, alla fine del 1600. Il suo amore per le donne e la sua amicizia per Re Carlo II (John Malkovich), sono due aspetti sempre in equilibrio, ma irridere le une e l'altro può essere un'arma a doppio taglio, soprattutto quando un'attrice di teatro, Elizabeth (Samantha Morton), lo conquista come non era mai capitato prima. Le debolezze affiorano e quando le difficoltà aumentano e la sicurezza si perde, da amati si diventa odiati, fino a togliere il respiro.

Il film di Dunmore è teatrale, dal primo momento all'ultimo, è esplicito in ogni suo attimo, e questa carica rischia di appesantire le sequenze, che talvolta sono farraginose e poco scorrevoli. Johnny Depp disegna un personaggio scomodo, alla ricerca di qualcosa di meno pulito e sognante di ciò che interpreta abitualmente, e se in alcuni momenti convince in altri appare forzato. Oscura comunque John Malcovich che gli è secondo, secondo di importanza e per prova d'attore. I due si muovono all'interno di una messa in scena estremamente teatrale e sporca, densa di primi piani che potrebbero (potrebbero...) far ricordare Dogville di Lars Von Trier.

The Libertine si salva nel finale, ma il ritmo lento e estenuante non è per tutti, come le mosse del Libertino che si perdono fra le gambe delle dame e i calici di vino, estremizzando un personaggio che risulta poco autentico ed attinente al mondo d'oggi, che paradossalmente è di gran lunga più caustico.