Recensione Mr. Beaver (2011)

Oltre a proporre una prospettiva inedita sul 'male oscuro', filtrata dalla sensibilità della Foster, Mr. Beaver si trasforma in un film corale sulla necessità di affrontare il proprio passato e le proprie paure, prendere coraggio e condividere i propri sentimenti con le persone che ci sono vicine.

La voce del castoro

E' certamente difficile parlare di questo Mr. Beaver senza associare immediatamente la figura di Walter Black, uomo d'affari e padre di famiglia in crisi che per superare la propria depressione ed apatia incomincia a comunicare solo attraverso una marionetta a forma di castoro, a quella dell'attore Mel Gibson, chiacchieratissima (ex)star che cerca inutilmente di frapporre tra la sua discutibile immagine pubblica e i fan e la stampa i personaggi che interpreta. Eppure lo script di questa bizzarra storia, che arriva da un giovane scrittore di racconti brevi e qui alla sua prima sceneggiatura, sfiora appena il tema della fama ma preferisce concentrarsi sul privato e soprattutto sulla famiglia.


Ad essere in crisi infatti non è il solo Walter, ma ovviamente tutta la sua famiglia: la moglie Meredith che dopo due anni ha ormai perso fiducia e pazienza nell'attendere una reazione da parte del marito, il figlioletto Henry che accusa un senso di abbandono e si sente sempre più invisibile sia a casa che a scuola e infine il teenager Porter, preoccupatissimo di diventare sempre più simile al padre che odia e che per questo motivo, oltre che per soldi, si occupa di fare i compiti dei suoi compagni, stando molto attento ad imitare la loro "voce" e personalità, come nel caso di Norah, bella cheerleader e studentessa modello che ha difficoltà a prepare il discorso di fine anno che dovrà tenere davanti a tutto il gruppo studentesco.

La prima metà del film è tutta catalizzata dal comportamento folle (e a momenti esilarante) di Walter e del suo amico castoro: Mr. Beaver parla con un accento cockney, accudisce e gioca con il piccolo Henry, prende perfino in mano le redini dell'azienda di giocattoli di famiglia che stava andando a rotoli a causa del comportamento di Walter. Grazie a questa inusuale cura Walter riesce finalmente ad uscire dalla sua apatia e relazionarsi con coloro che gli sono accanto, ma finisce ben presto con il perdere controllo della propria vita che diventa piuttosto quella del tirannico castoro. Mel Gibson è molto bravo nel tratteggiare quest'uomo diviso e dolente, con un'interpretazione molto fisica, certamente sopra le righe, ed è coraggioso nel mettersi quasi da parte e lasciare spazio alla sua "controparte" di peluche.

Altrettanto fa Jodie Foster, qui alla sua terza opera da regista, che non solo non cede alla facile tentazione di mettersi più del dovuto davanti alla macchina da presa, ma che addirittura nella seconda metà della pellicola relega anche il suo protagonista ad una figura quasi di contorno facendo emergere con forza la storyline dei due studenti ottimamente interpretati dai talentuosi Anton Yelchin e Jennifer Lawrence.
Così, Mr. Beaver, oltre a proporre una prospettiva inedita e drastica sul "male oscuro", filtrata dalla squisita sensibilità della Foster, e sulle modalità con cui affrontarlo, in famiglia e non, si trasforma in un film corale sulla necessità di affrontare il proprio passato e le proprie paure, prendere coraggio e condividere i propri sentimenti con le persone che ci sono vicine. Nel complesso, The Beaver forse non stupisce, ma intrattiene piacevolmente e regala qualche genuina emozione.

Movieplayer.it

3.0/5