Recensione 3ciento - Chi l'ha duro... la vince (2008)

La pellicola, che si sviluppa agilmente in poco meno di un'ora e mezza, vorrebbe essere una parodia del recente film tratto dal fumetto di Frank Miller, improntata principalmente sulla messa alla berlina dell'esaltazione virile presente nel film sulle Termopili.

Il trash del cinema trash

Il cinema che prende in giro il cinema. Il maestro del genere è senz'altro Mel Brooks. E' stato infatti il mitico regista di Balle spaziali e Frankestein Junior a sistematizzare la presa in giro del cinema, dei suoi artisti e dei suoi meccanismi, nella forma di un lungometraggio che prendesse in giro una grande opera popolare del grande schermo attraverso la ridicolizzazione dei suoi personaggi e la parodizzazione dei suoi punti di forza.
In qualche modo Brooks ha fatto scuola, con le sue trovate esilaranti, le sue piccole genialità e l'assenza quasi totale di volgarità gratuita. E, se da una parte questo porre le basi di un filone di comicità deve essere ascritto ai meriti di un maestro del cinema, dall'altro la codificazione di Brooks ha dato seguito ad un sottogenere cinematografico che è fiorito definitivamente con la serie di Scary Movie, aspetto di dubbio, per quanto involontario, merito
Un sottobosco di cinema popolare che nel migliore dei casi si è configurato come un onesto intrattenimento scacciapensieri, nel peggiore come una notevole perdita di tempo, di denaro e, persino, di pazienza.

La premiata ditta Friedberg/Seltzer che aveva dato vita proprio al primo, passabile, capitolo di Scary Movie, oltre che ai discutibili Hot Movie ed Epic Movie, tocca il punto più basso della propria carriera e del genere con Meet the Spartans, incomprensibilmente tradotto in italiano con 3Ciento - chi l'ha duro la vince.
La pellicola, che si sviluppa agilmente in poco meno di un'ora e mezza, vorrebbe essere una parodia del recente film tratto dal fumetto di Frank Miller, improntata principalmente sulla messa alla berlina dell'esaltazione virile presente nel film sulle Termopili, ma piena anche di riferimenti alla politica americana, ai più celebri programmi televisivi, al mondo del cinema più in generale. Ma lo humor è semplicistico e volgarotto, le battute del tutto prive di mordente, il product placement smaccato e senza mezze misure.

Si passa da momenti di assoluta noia a passaggi che insultano nel senso letterale del termine l'intelligenza del pubblico pagante. Non si riesce a ridere nemmeno sforzandosi, al massimo il grottesco protagonista strappa qualche involontario sorriso.
Una comicità della quale non si sente bisogno, che svilisce e cerca di involgarire anche il banale intrattenimento popolare di cui si vuole fare portatore, che tradisce le pur goliardiche origini dalle quali trae linfa, e si colloca senza rimpianti nel cestino della storia del cinema.