Era certo tra le serie più attese dell'estate, questa Falling Skies. Al di là di un mai sopito interesse per la fantascienza cinematografica e televisiva, e in particolare per il vecchio tema delle invasioni aliene (ne siano prova il successo dei vari La guerra dei mondi e relativi cloni, e di serial televisivi come il recente V - The Series) il coinvolgimento nel progetto di un nome come Steven Spielberg, nelle vesti di produttore, ha contribuito a creare una notevole curiosità intorno a questa nuova serie. Serie che nasce, comunque, dalla mente di Robert Rodat, già sceneggiatore affermato e collaboratore di Spielberg nel film bellico Salvate il soldato Ryan. La premiere di stagione, composta dai primi due episodi andati in onda domenica 19 giugno sul canale via cavo TNT (in Italia il serial approderà il 5 luglio sulla rete satellitare Fox) ha fatto riscontrare ottimi ascolti, risultato del notevole hype creato intorno al prodotto nelle precedenti settimane; probabile ipoteca, inoltre, per una seconda stagione che ora appare quasi scontata, dopo i prossimi, ulteriori otto episodi che a cadenza settimanale ci mostreranno una delle più classiche, e apocalittiche, invasioni extraterrestri.
Leggendo la trama del serial, sarebbe facile dire che non si riscontrano particolari elementi di originalità nel tema trattato; eppure le prime immagini dell'episodio iniziale mostrano già un tentativo di approccio personale, e coraggioso, a uno dei motivi più classici della fantascienza. Invece di mostrare le immagini dell'invasione, l'arrivo degli alieni e la devastazione da loro prodotta, le città in fiamme e la morte nelle strade, l'episodio sceglie infatti di farci vedere tutto ciò attraverso i disegni di un bambino: la voice over del piccolo protagonista dona a questo prologo un tono quasi favolistico, ma i disegni funzionano come potente stimolazione dell'immaginazione, per un orrore che per una volta, invece che alle meraviglie degli effetti speciali, è affidato all'occhio della nostra mente. Veniamo quindi introdotti alla vicenda mentre questa è già nel suo pieno svolgimento, e gli unici particolari che ci vengono spiegati sulla sua origine sono proprio quelli raccontati dal piccolo Matt: i temibili Skitter, orride creature extraterrestri a sei zampe, sono approdati in massa sul nostro pianeta, hanno attaccato le principali città grazie alle loro astronavi e ai loro automi da guerra, i letali Mech, e hanno disattivato tutte le fonti di energia presenti sul pianeta, precipitando la Terra in un nuovo Medioevo. Niente più elettricità, internet, televisioni o radio: la società dell'informazione è solo un lontano ricordo, nessuno può sapere davvero cosa stia accadendo non solo dall'altra parte del pianeta, ma neanche a pochi chilometri di distanza. L'arrivo di creature ultraevolute ha avuto come primo risultato quello di azzerare, in un attimo, i tanti secoli del nostro sviluppo tecnologico. Gli Skitter, inoltre, schiavizzano i bambini terrestri attraverso l'impianto di una particolare protesi nel loro corpo, che li priva della volontà e li riduce ad automi: nessuno, finora, è stato in grado di rimuovere la protesi senza uccidere l'organismo ospite. Al centro della trama c'è uno dei gruppi di resistenza formatisi dopo l'invasione, con a capo il militare Weave (interpretato da Will Patton), vecchio leader risoluto e con quella giusta dose di "pelo sullo stomaco" che gli permette di prendere decisioni impopolari, se necessario. Subito sotto di lui, nella gerarchia militare ricostruita dai membri della resistenza, troviamo il vero protagonista della serie, il professor Tom Mason (a cui dà il volto la star di E.R. - Medici in prima linea Noah Wyle): un docente universitario esperto di storia militare, che ha perso la moglie e (forse) il figlio Ben che ha subito un impianto da parte degli alieni, e che deve ora badare ai due figli rimastigli, il già citato Matt e il diciassettenne Hal, adolescente irrequieto e a sua volta arruolatosi come soldato. Oltre al gruppo degli uomini della resistenza, troviamo un seguito di 200 civili che i militari hanno il compito di proteggere, tra cui spicca la dottoressa Ann Glass, interpretata dalla Moon Bloodgood di Terminator Salvation, che subito sviluppa un'affinità, e forse qualcosa di più, con Tom. Il primo episodio, che già nelle movimentate scene successive al prologo fa riscontrare una notevole cura nelle scenografie post-apocalittiche e una direzione sicura delle sequenze d'azione, presenta i personaggi, ci immerge nell'atmosfera di incertezza e panico che regna tra soldati e civili, ci mostra la caparbia voglia del protagonista Tom di mantenere accesa la fiammella della speranza; e, soprattutto, di restare umano, a partire dalla protezione degli affetti familiari, nonostante lo stato di guerra e la naturale tendenza all'egoismo che questo comporta. Uno dei motivi che da subito troviamo nella serie è in effetti quello del contrasto tra le ragioni dei militari, che portano a decisioni apparentemente spietate e contrarie al senso di umanità, e quelle della civiltà e della democrazia così come la cultura occidentale le ha concepite nei secoli della sua evoluzione. Un contrasto che porta il freddo Weave a rimandare più volte il recupero di Ben, che presto scopriamo vivo anche se privato della sua volontà dall'impianto alieno, e a riservare ai militari, il cui benessere viene ritenuto più importante per la sopravvivenza del gruppo, gli alloggi migliori a scapito dei civili, costretti a rifugiarsi in improvvisate tende. Un contrasto che, prevedibilmente, porterà tensione nel gruppo anche nei prossimi episodi della serie. Se il primo episodio è incentrato sulla migrazione di militari e civili dalla città di Boston, ormai sotto il controllo alieno, a un luogo più sicuro, e sul pericoloso recupero di una scorta di cibo da un magazzino circondato dalle creature, nel secondo troviamo il primo scontro del gruppo con dei nemici umani, e precisamente con la crudele gang metropolitana capitanata da John Pope, un nichilista ex detenuto dedito solo alla sopravvivenza. Un personaggio interessante, quest'ultimo, che gode di un tratteggio essenziale che gli conferisce anche un certo fascino, e che è facile immaginare si rivelerà ben più di un comprimario nel prosieguo della serie. Più in generale, è da dire che è proprio sul tratteggio dei personaggi, e sui loro rapporti reciproci, che si basa gran parte dell'interesse di questo Falling Skies: come per The Walking Dead, serial di altro genere ma che con questo ha in comune il tema apocalittico, troviamo qui l'apparente fine della civiltà, le spinte disgregatrici e anarchiche, contrapposte al caparbio tentativo di alcuni personaggi di mantenere la propria umanità, e di tener vivo un progetto di convivenza possibile anche laddove il disfacimento sembra ormai in atto. E' proprio questa visione adulta, realistica e quasi sociologica di un genere popolare per eccellenza, a decretare (per ora) la riuscita di un serial che sembra aver offerto un ottimo riscontro alle premesse che lo caratterizzavano, ponendone di nuove, e ancora più intriganti, per la sua prosecuzione. Non ci resta dunque che attendere, accogliendo con piacere quello che sembra essere un nuovo esempio di intrattenimento televisivo di genere all'insegna dell'intelligenza.Falling Skies: un'invasione in grande stile sul piccolo schermo
E' andata in onda domenica 19 giugno, sull'americana TNT, l'attesa premiere di stagione della nuova serie di fantascienza firmata Robert Rodat, e prodotta da Steven Spielberg: uno scenario apocalittico per la più classica delle invasioni aliene, raccontata tuttavia con intelligenza e non senza credibilità.