L'attore Will Smith è apparso in 'Red Talk', lo show di approfondimento della moglie Jada Pinkett, per discutere del Coronavirus. Nel corso del programma ha fatto riferimento al ruolo interpretato in Io sono leggenda (film del 2007 basato sull'omonimo romanzo post-apocalittico di Richard Matheson) e sui danni che sta facendo la disinformazione.
Come era prevedibile, durante l'isolamento con cui tutto il mondo deve fare i conti, le persone stanno ricorrendo a una massiccia fruizione di film e serie televisive; sembra che in testa alle classifiche troneggi la pellicola di Steven Soderbergh, Contagion, seguita a breve distanza dal successo Io sono leggenda.
L'ex principe di Bel Air ha quindi ritenuto opportuno prendere parte alla trasmissione condotta dalla moglie, in una tavola rotonda cui hanno partecipato anche diversi medici ed esperti per discutere dell'emergenza globale del Coronavirus. Fra il serio e il faceto ha colto lo spunto fornito dal ruolo del virologo che interpretò nel film per puntare l'attenzione sul tema cruciale della disinformazione dilagante, di cui, scherzando, si sente in parte responsabile.
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Will Smith è così intervenuto, : "Ho voluto essere presente perché ho fatto il film Io sono leggenda. Perciò in un certo senso mi sento responsabile per molta disinformazione. Mentre mi stavo preparando per il ruolo (il mio personaggio era appunto un virologo), ho avuto la possibilità di andare al CDC (centro per il controllo e la prevenzione delle malattie), grazie al quale ho sviluppato una comprensione di base delle nozioni fondamentali che riguardano virus e agenti patogeni, cosa che ha cambiato il mio modo di guardare il mondo. Ci sono dei concetti fondamentali che le persone non riescono a capire... quindi quello che voglio adesso è avere l'opportunità di parlare delle basi, e poi di passare la parola agli esperti".
Will Smith ha proseguito parlando del problema del sovraffollamento delle strutture ospedaliere: "Immaginate che un nostro ospedale locale è attrezzate per gestire circa 40 pazienti con difficoltà respiratore nello stesso momento in circostanze normali, e 40 pazienti per quell'ospedale sono comunque tanti... ma se dovessero presentarsi 50 persone contemporaneamente, 10 di loro non potrebbero ricevere le cure di cui necessitano, e il tasso di mortalità aumenterebbe notevolmente. Questo è ciò che si intende per ingolfamento del sistema".