La virologa Ilaria Capua propone che le sale cinematografiche vengano usate per somministrare il vaccino anti COVID. Lo scrive sulle pagine del Corriere della Sera, spiegando che sarebbe una "convergenza insperata" tra due settori, quello sanitario e quello del cinema e dell'intrattenimento, questi ultimi colpiti molto duramente dalla pandemia (le sale italiane sono nuovamente chiuse da quasi un mese).
Questa, nel dettaglio, la proposta della virologa: "Vi è già una modalità di ingresso controllata con percorso a senso unico fino all'uscita. C'è l'elettricità sufficiente per un congelatore a -70° ed altra strumentazione, ci sono i servizi, ci sono le vie di fuga. I vaccinandi potrebbero sedersi secondo uno schema che rispetti il distanziamento, e nel frattempo agli operatori sanitari risulterebbe più agevole fare il loro lavoro, appunto sfruttando una situazione ordinata di gestione delle operazioni."
Un'idea che tiene conto di un elemento da non sottovalutare, e che gli operatori dello spettacolo sottolineano da mesi: i cinema sono tra i luoghi più sicuri nelle circostante attuali, grazie a procedure di sicurezza che, da giugno a oggi, risultano pienamente funzionanti (basti pensare che alla Mostra di Venezia 2020, che aveva qualche migliaio di accreditati, non è stato registrato neanche un caso). Ilaria Capua propone anche uno stratagemma per rendere più confortevole l'esperienza, qualora si attuasse questo piano: "Questi _CineVax potrebbero anche poi essere usati per il recupero delle vaccinazioni pediatriche che sono saltate a causa dell'emergenza. Magari chissà, con un po' di tecnologia si potrebbe riuscire anche a mostrare un cortometraggio o ascoltare della musica per rendere questo passaggio molto complicato ed inquietante un po' più 'indolore'._"
Le sale cinematografiche italiane sono chiuse dal 26 ottobre, in base a un DPCM che ne decretava l'inattività fino al 24 novembre (il che ha spinto il Torino Film Festival, attualmente in corso, a dirottare online l'intera programmazione). L'eventuale riapertura è però destinata a slittare a data da destinarsi, data la chiusura generale di tutte le attività non essenziali in Italia fino al 3 dicembre.