Nuovo appuntamento con Un giorno in pretura che torna stasera 28 settembre in seconda serata su Rai 3 alle 23:40 circa. La puntata è dedicata al processo per la tragica morte di Vittorio Andrei, meglio conosciuto come Cranio Randagio. A soli 21 anni, il giovane rapper romano stava per raggiungere una svolta cruciale nella sua carriera, con il suo primo album prodotto da una casa discografica, ma la sua vita è stata tragicamente interrotta durante una festa di compleanno
Chi era Cranio Randagio
Nato a Milano nel 1994, Vittorio Andrei era figlio dell'attore e regista Mario Andrei e di Carlotta Mattiello. Dopo la morte del padre, avvenuta nel 2010, si trasferì con la madre e i due fratelli a Brisbane, in Australia, dove rimase per circa due anni prima di tornare a Roma. La musica entrò presto nella sua vita: inizialmente membro di un gruppo punk/rock, gli After92, decise di intraprendere la carriera solista e si avvicinò al rap, trovando la sua vera vena artistica.
Nel 2013, Cranio Randagio pubblicò il suo primo singolo, Dispersione Solitaria, seguito dall'EP Mezzo Vuoto, che segnalava l'inizio di una promettente carriera. Collaborò con diversi artisti della scena rap, formando il duo Weed Runners con il produttore Dubeat. Il suo primo album in studio, 06-02 Crescere, uscì nel 2015, consolidando la sua reputazione nella scena musicale romana.
Il successo e X Factor
Nel 2015, Cranio Randagio partecipò alla nona edizione del talent show, spinto dalla madre. La sua performance colpì particolarmente i giudici, ma fu eliminato nella fase Homevisit di X Factor. Nonostante ciò, la sua esperienza nel programma aumentò la sua visibilità e gli permise di vincere il concorso "Dallo Stornello al Rap". Continuò a lavorare con produttori di spicco come Squarta, pubblicando nuovi brani che consolidarono il suo talento unico e la sua capacità di raccontare la realtà urbana con una sensibilità profonda.
La morte e il processo
Il 12 novembre 2016, Cranio Randagio fu trovato senza vita dopo una festa in un appartamento nel quartiere romano della Balduina. La causa della morte fu attribuita a un mix letale di droghe. La festa si svolgeva a casa di Pierfrancesco Bonolis, amico e collaboratore del rapper. Le indagini portarono a un lungo processo, con accuse di favoreggiamento e depistaggio rivolte a molti degli amici presenti alla festa.
Nel luglio del 2022, il Tribunale di Roma emise la sentenza: due condanne e un'assoluzione. Pierfrancesco Bonolis e Jaime Garcia De Vincentiis furono condannati a due anni e mezzo per favoreggiamento, accusati di aver coperto chi aveva fornito la droga che uccise Vittorio. Il presunto pusher, Francesco Manente, fu invece assolto per insufficienza di prove. Tuttavia, la Procura di Roma avviò ulteriori indagini per individuare il vero responsabile della fornitura di droga quella tragica notte.
La madre di Vittorio, dopo anni di sofferenza e incertezza, commentò con parole cariche di emozione: "Dopo cinque anni di 'boh' e 'non so', oggi sono state riconosciute le responsabilità". In aula ci furono lacrime e abbracci tra i parenti e gli amici del rapper, ma il senso di ingiustizia per una vita spezzata troppo presto rimase.