Stasera, 10 giugno, Rai 3 trasmetterà una nuova puntata di Un giorno in pretura intorno a 00:05. Il programma di Roberta Petrelluzzi, Tommi Liberti e Antonella Nafra è incentrato questa volta sul delitto di Arce e l'omicidio di Serena Mollicone. L'imputato è Marco Mottola, coetaneo di Serena Mollicone e figlio dell'allora Comandante della stazione dei Carabinieri di Arce, anche lui imputato insieme a sua moglie.
La scomparsa di Serena Mollicone
Serena Mollicone, 18 anni, frequentava l'ultimo anno del liceo socio-psico-pedagogico Vincenzo Gioberti. Era una persona molto impegnata e amata nella sua comunità. La sua storia è segnata da una tragedia familiare, poiché sua madre era morta quando aveva solo sei anni a causa di una grave malattia. Suo padre, Guglielmo, era un insegnante elementare che gestiva una cartolibreria nel paese.
Nei mesi precedenti, Serena aveva iniziato a frequentare un ragazzo di ventisei anni di nome Michele Fioretto, che viveva in un paese vicino. La mattina del venerdì 1º giugno 2001, Serena si recò all'ospedale di Isola del Liri, a 10 km dal suo paese, per sottoporsi a un esame radiografico chiamato ortopanoramica. Dopo la visita medica, che terminò alle 9:30, si fermò in una panetteria vicino alla stazione e acquistò quattro pezzi di pizza e quattro cornetti. Questo lasciò intendere che avrebbe dovuto incontrare qualcuno dopo l'ospedale.
Gli investigatori ipotizzarono che Serena avesse preso l'autobus per Arce, e l'ultimo avvistamento confermato avvenne in piazza Umberto I, la piazza principale del paese. Era previsto che Serena tornasse a casa intorno alle 14:00, dove avrebbe incontrato il suo ragazzo e avrebbe continuato a lavorare sulla tesina per l'esame di maturità.
Non essendo riusciti a ricevere più notizie da Serena, le ricerche per trovarla iniziarono immediatamente. Purtroppo, il corpo della ragazza fu trovato due giorni dopo, domenica 3 giugno, verso le ore 12:15, da una squadra della Protezione civile nel boschetto di Fonte Cupa ad Anitrella, una frazione di Monte San Giovanni Campano, situata a 8 km da Arce. Questa zona era stata ispezionata il giorno precedente da alcuni carabinieri, ma nulla di particolare era stato notato.
Il ritrovamento del corpo di Serena Mollicone
Il corpo di Serena fu rinvenuto adagiato supino tra gli arbusti, coperto con rami e fogliame, nascosto dietro un grosso contenitore metallico abbandonato. La testa presentava una vistosa ferita vicino all'occhio sinistro ed era avvolta in un sacchetto di plastica. Le mani e i piedi erano legati con scotch e filo di ferro, mentre il naso e la bocca erano coperti da diversi strati di nastro adesivo, facendo supporre che la morte fosse avvenuta per asfissia.
Indagini sull'omicidio di Serena Mollicone
Dopo un periodo di inattività nelle indagini da parte dei Carabinieri, l'UACV (Unità Analisi del Crimine Violento della Polizia di Stato) fu incaricata di riprendere il caso. Nel settembre 2002, la procura di Cassino mise sotto inchiesta il carrozziere Carmine Belli di Rocca d'Arce, poiché secondo il contenuto di un biglietto, avrebbe dovuto incontrare Serena il primo giugno 2001. Gli avvocati di Belli, Silvana Cristoforo e Romano Misserville, nominarono come loro consulente il criminologo Carmelo Lavorino. Nel 2004, la Cassazione assolse Belli da ogni accusa.
L'11 aprile 2008, Santino Tuzi, un carabiniere di Arce, si suicidò. Pochi giorni prima del suo suicidio, Tuzi aveva riferito alla Procura che una ragazza con una descrizione simile a Serena era entrata nella caserma di Arce intorno alle 11:00 del primo giugno 2001 e non l'aveva più vista uscire fino alle 14:30, quando lui era ancora presente in caserma. Il suicidio di Tuzi suscitò scalpore per la sua dinamica insolita.
Nel giugno 2011, l'ex maresciallo Franco Mottola, sua moglie Annamaria e suo figlio Marco furono iscritti nel registro degli indagati con l'accusa di omicidio volontario e occultamento di cadavere.
Nel 2014, i test del DNA su 272 persone non fornirono alcuna prova. Anche le indagini sulle impronte digitali trovate sulla scena del crimine non portarono a risultati significativi. Nel 2015, i tre indagati accusati nel 2011 chiesero al Giudice per le indagini preliminari di chiarire la loro posizione.
Nel 2016, Angelo Valerio Lanna, il GIP di Cassino, decise di non archiviare il caso e richiese la riesumazione del cadavere di Serena. La riesumazione del corpo avvenne il 22 marzo dello stesso anno.
Il processo agli imputati
In base all'ipotesi accusatoria, vent'anni dopo i fatti, gli accertamenti del RIS (Reparto Investigazioni Scientifiche) hanno rivelato che l'omicidio di Serena avvenne all'interno della caserma dei carabinieri di Arce. Sulla base di queste prove, nell'aprile 2019 la Procura della Repubblica di Cassino ha concluso le indagini preliminari e ha notificato l'avviso di chiusura delle indagini ai cinque indagati, di cui tre erano carabinieri.
Nel luglio 2019, la Procura ha richiesto il rinvio a giudizio degli indagati. Nel frattempo, il padre di Serena, Guglielmo Mollicone, è deceduto il 31 maggio 2020 all'ospedale Spaziani di Frosinone, dove era stato in coma dal 27 novembre 2019 a seguito di un infarto. Dopo l'udienza preliminare, nel luglio 2020 il Giudice per l'Udienza Preliminare (GUP) di Cassino, Domenico Di Croce, ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio della Procura.
Il processo è iniziato il 19 marzo 2021 presso la Corte d'Assise di Cassino, presieduta dal Dottor Massimo Capurso. Dopo una fase dibattimentale durata 46 udienze, il 4 luglio 2022 i Pubblici Ministeri Beatrice Siravo e Maria Carmen Fusco hanno richiesto rispettivamente 30, 24 e 21 anni di reclusione per Franco, Marco e Anna Maria Mottola. Per i carabinieri Vincenzo Quatrale e Francesco Suprano sono stati richiesti 15 e 4 anni di reclusione. Gli avvocati difensori hanno presentato domanda di assoluzione per tutti gli imputati.
La sentenza
Il 15 luglio 2022, i giudici della Corte d'Assise di Cassino hanno emesso l'assoluzione da tutte le accuse per i cinque imputati. In particolare, i giudici hanno assolto il maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, il figlio Marco e la moglie Annamaria "per non aver commesso il fatto". Anche gli altri due carabinieri, Vincenzo Quatrale, accusato di concorso nell'omicidio, e Francesco Suprano, accusato di favoreggiamento, sono stati assolti perché il fatto non sussiste.