Jim Jarmusch non ha dubbi: Twin Peaks 3 è il miglior cinema americano di questi dieci anni. Un vero e proprio endorsement quello del regista di film come Broken Flowers o del recente I morti non muoiono, attualmente nelle nostre sale.
La dichiarazione arriva da una lunga intervista a Vulture dedicata proprio all'uscita del suo ultimo film (qui la nostra recensione de I morti non muoiono) alle difficoltà finanziarie che ha avuto prima di poterlo realizzare. In merito a questo aspetto, Jim Jarmusch cita sia David Lynch che Terry Gilliam, noti entrambi per aver portato avanti progetti complicati per lunghi anni: "Perché non possono semplicemente dare a David Lynch i soldi di cui ha bisogno? Perché non puoi darli anche a Terry Gilliam? Hanno bisogno di soldi per fare qualcosa; daglieli!". Così spiega, per poi rafforzare il suo assunto dicendo: "Ad esempio Twin Peaks: il ritorno rappresenta, per me, il meglio del cinema americano del decennio. È un film incomprensibile e onirico di 18 ore, nel modo più bello e avventuroso possibile. È un capolavoro".
Jarmusch vede la terza stagione de I segreti di Twin Peaks come un film unico in linea non solo con la visione di David Lynch stesso, che lo ha scritto e girato come se fosse un normale lungometraggio, ma anche con quella di numerosi critici. I mitici Cahiers du Cinéma lo hanno definito il miglior film del 2017 e di recente ben 200 giornalisti del settore hanno inserito la prosecuzione delle vicende di Laura Palmer e del sergente Dale Cooper al numero 17 nella lista di World of Reel sulle migliori opere degli ultimi decenni. Nonostante ciò però la serie ha avuto solo candidature di ambito televisivo, come i nove Emmy, tra i quali spiccavano quelli per la miglior serie limitata e la regia.
Prodotta da Showtime e uscita nella tarda primavera del 2017, Twin Peaks: il ritorno chiude la narrazione dedicata agli oscuri accadimenti legati alla morte di Laura Palmer che da indagine poliziesca si è via via allargata verso una narrazione stratificata in cui l'autore di Mulholland Drive imprime con forza la sua visione sulle cose, con un coraggio e un piglio sperimentatore mai visto sul piccolo schermo. Non a caso, questo lavoro in bilico tra cinema e videoarte è stato sin da subito definito come epocale, un qualcosa che è già storia della televisione al pari delle due stagioni andate in onda negli anni Novanta.