La messa in onda stasera su La 7 dell'ultimo episodio della miniserie Tut - Il destino di un faraone, dedicata al faraone Tutankhamon, ci permette di fare il punto su uno degli aspetti maggiormente dibattuti dagli archeologi, ovvero come morì. Rispondere a questa domanda, come vedremo, è in realtà tutt'altro che semplice e tutt'ora rimangono aperti numerosi interrogativi sugli ultimi istanti di vita di uno dei sovrani più noti dell'antico Egitto, noto per essere stato al centro di una delle scoperte archeologiche più famose e romanzate del Ventesimo secolo, grazie al ritrovamento della sua tomba e del suo ricchissimo corredo funebre da parte di Howard Carter nel 1922.
Nella serie Tut sono le ferite riportate in guerra durante la conquista di Waššukanni, la capitale del regno dei Mitanni, ad avere un peso determinante nelle vicende del giovane re. Si tratta di una delle numerose licenze narrative e storiche che si sono presi gli sceneggiatori, i quali hanno trasformato gli anni di regno di Tutankhamon in un feulleton a tinte forti, non andando per il sottile, tanto da raffigurare il faraone come un aitante e atletico belloccio a cui presta il volto e il fisico Avan Jogia.
La realtà invece è molto diversa, visto che i recenti studi sulla mummia di Tutankhamon ci hanno restituito un giovane con numerose patologie disabilitanti, in cui le tare genetiche hanno avuto un ruolo centrale. È nota la prassi che i faraoni si sposassero con consanguinei anche di strettissima parentela e, a lungo andare, il prezzo di queste unioni si manifestava in una serie di problemi fisici che si tramandavano di generazione in generazione. Lo stesso Tutankhamon sposò una sua sorella, Ankhesenamun, dalla quale non riuscì ad avere nessun figlio visto che abortì per ben due volte e i feti furono seppelliti con lui nella sua tomba nella Valle dei Re.
Il suo quadro clinico, estremamente compromesso, era emerso durante le numerose analisi svolte per il King Tutankhamun Family Project, il lavoro portato avanti sotto la supervisione dell'egittologo Zahi Hawass che aveva il compito di sbrogliare tutti gli interrogativi sia genealogici sia della morte del faraone. Un lavoro complesso che tra il 2009 e il 2010 ha portato ad alcuni punti fermi, come chiarire chi fossero i genitori, i nonni e i bisnonni di Tutankhamon grazie all'analisi del DNA di undici mummie che furono ricollegate al giovane faraone che governò sull'Egitto tra il 1333 e il 1323 a.C. Si tratta in un periodo di grandi sconvolgimenti politici legati alla rivoluzione religiosa attuata da quello che verosimilmente era suo padre, Akhenaton, che impose il culto di Aton e trasferì la capitale da Tebe ad Amarna. Fu però proprio Tutankhamon a ritornare alla religione tradizionale, ed è questo l'unico atto di rilievo del suo brevissimo regno.
La morte di Tutankhamon arrivò che aveva appena 18 anni e per alcuni studiosi è da imputare ad un evento traumatico: il corpo della mummia presenta delle lesioni profonde al braccio sinistro, manca del tutto sempre la parte sinistra del bacino e una gamba ha i segni di una frattura esposta che fu riempita di resina durante l'imbalsamazione. Segni compatibili con un incidente da schiacciamento più che di una caduta accidentale perché la testa e le ossa delle spalle sono rimaste integre. Altri invece puntano il dito sulla sua condizione sanitaria tutt'altro che brillante. Nonostante la sua giovane età aveva seri problemi di deambulazione dovuti a malformazioni ossee come il piede equino e necrosi alle dita dei piedi. Per questo motivo era costretto ad usare dei bastoni per camminare, nella tomba ne sono stati ritrovati ben 130 e tutti con segni di usura, il che indica che furono utilizzati a lungo quando ancora era in vita. A questo poi si aggiunge la malaria, presa nella sua forma più grave, che ha aggravato ulteriormente la sua situazione. Questo spiegherebbe la presenza del coriandolo nel suo corredo personale; la spezia era infatti utilizzata per abbassare la temperatura nel caso di febbre molto alta. Perciò non è improbabile che questa malattia abbia avuto un ruolo decisivo nel portare al decesso Tutankhamon. Unica cosa certa è che è stata esclusa l'ipotesi più nota fino a queste recenti ricerche, ovvero quella dell'omicidio. In passato, infatti, la presenza di ossa rotte alla base del collo aveva portato a conclusioni di questo genere con una ricerca fantasiosa anche del possibile colpevole, salvo poi scoprire che la rottura era avvenuta post mortem ed era da attribuire più a dei maldestri mummificatori che a presunti sicari. Il corpo fu infatti mummificato in modo frettoloso e poco accurato, tanto da pregiudicare la sua conservazione. L'unica a morire di morte violenta fu la madre di Tutankhamon, la cui mummia nota come The Younger Lady presenta in modo drammatico le tracce di un taglio profondo che ha tranciato via parte del viso.
Sepolto con un corredo ricchissimo, arrivato pressoché intatto sino ai nostri giorni, Tutankhamon fu tumulato nella tomba nota oggi come KV62, dove rimase quasi indisturbato per secoli. Sino alla mattina del 4 novembre 1922, quando sotto i colpi dei picconi vennero fuori i primi grandini del corridoio di accesso che portavano ad un muro in cui erano rimasti intatti i sigilli in argilla della necropoli reale. "Riuscite a vedere qualcosa?" così chiese Lord Carnarvon a Howard Carter quando, una volta entrati, fece un foro sul muro per vedere cosa ci fosse dentro; "Sì, cose meravigliose" rispose.