Paolo Sorrentino contro i tagli del Ministro della Cultura: "Non ci protegge, creerà nuovi disoccupati"

Paolo Sorrentino si scaglia contro i tagli del Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, dicendo che queste decisione porteranno inevitabilmente a nuovi disoccupati.

Paolo Sorrentino contro i tagli del Ministro della Cultura: 'Non ci protegge, creerà nuovi disoccupati'

Paolo Sorrentino si è opposto ai tagli voluti dal ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, che in una recente lettera al responsabile dell'Economia ha chiesto di ridurre i finanziamenti al settore cinematografico di ben 100 milioni di euro. Il celebre regista ha lanciato un monito: "Questa decisione creerà nuovi disoccupati".

Durante un'intervista di Repubblica, Sorrentino ha chiesto di fare marcia indietro: "In tanti anni non si era mai visto. Ti chiedono di tagliare 50 e tu rispondi no, per favore, tagliatemene 100: mi pare una posizione stravagante, miope e senza alcuna logica poiché slegata sia dalla protezione della cultura, sia soprattutto dal valore economico".

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Call My Agent - Italia: Paolo Sorrentino in una scena del secondo episodio

"Il taglio andrebbe a intaccare il tax credit che - va sempre sottolineato perché conosco le reazioni di chi dice che vogliamo finanziamenti a pioggia per fare film che poi non vede nessuno - è un incentivo fiscale che a fronte di un euro ne genera tre, quindi crea profitto. Un dato verificabile, basta guardare il gettito Iva."

"Ha contribuito a rafforzare un'industria dove c'è la piena occupazione. Io, per trovare maestranze che lavorino per me, devo fare i salti mortali. Perché nel cinema, forse il ministro dovrebbe saperlo, non esistono solo i famosi quattro registi di sinistra che, appunto, sono solo quattro. Tutto il resto, altre 200mila persone votano a destra, a sinistra e al centro. Quindi, se la si vuole intendere come una punizione nei confronti di qualcuno, mi sembra un grande autogol", ha continuato il cineasta.

Paolo Sorrentino ha chiesto inoltre "di confermare le cifre che c'erano. Per una ragione molto semplice: non perché quelli che non incassano al botteghino devono fare comunque i film, un tormentone senza senso, ma perché le produzioni cinematografiche per investire molti soldi a medio termine - è così che funziona - hanno bisogno dell'affidabilità dell'interlocutore. Se l'interlocutore dichiara: "Adesso taglio", e lascia capire che potrà farlo anche domani, la produzione cinematografica, italiana o straniera che sia, se ha la possibilità dice: non andiamo in Italia, andiamo in Spagna o altrove, dove il tax credit è affidabilissimo. E finisci col perdere anche le produzioni che potrebbero usufruire del tax credit rimasto. È questo che potrà accadere. È questo che creerà disoccupazione".