Oppenheimer ha superato la soglia dei 945 milioni di dollari al box-office, rivelandosi un enorme successo di pubblico oltre che di critica, ma non chiamatelo biopic in presenza di Christopher Nolan, potrebbe nutrire un po' di risentimento.
Intervenuto a un evento della City University of New York insieme alla produttrice e moglie Emma Thomas e allo scrittore Kai Bird, il cui libro "American Prometheus" è servito come base per Oppenheimer, Nolan ha rigettato completamente la definizione di "biopic" in relazione al suo film.
"Nella biografia post-Freud c'è la tendenza ad attribuire le caratteristiche della persona con cui si ha a che fare alla genetica dei genitori. È una visione molto riduttiva dell'essere umano", ha argomentato Nolan. "Se stai scrivendo un libro di 500 o 1.000 pagine, c'è un modo per bilanciare questo aspetto con la loro individualità e le loro esperienze. Quando si comprime e si riduce alla necessaria semplicità di una sceneggiatura, è incredibilmente riduttivo".
"Chiamereste Lawrence d'Arabia un biopic"
"È qui che il concetto di biopic fallisce completamente come genere", ha continuato Nolan. "Non è un genere utile. Io amo lavorare attraverso generi utili. In questo film... è un film di rapina adattato al Progetto Manhattan e un dramma giudiziario applicato allo schema delle udienze di sicurezza. È molto utile guardare a come questi due generi dialogano tra loro e a come possono attirare e comunicare con il pubblico".
Christopher Nolan: i film che il regista di Oppenheimer non ha mai portato a termine
Nolan ha aggiunto: "Biopic è qualcosa che si applica a un film che non procede in modo drammatico. Non si parla di 'Laurence d'Arabia' come di un biopic infatti. Non si parla di 'Quarto potere' come di un biopic. È un film d'avventura. È un film sulla vita di qualcuno. Non è un genere utile come non lo è il dramma. Non ti dà nulla a cui aggrapparti".