Negli ultimi anni Luca Barbareschi ci ha abituati alle sue uscite senza filtri, ma l'ultima intervista concessa a Malcom Pagani per Il Fatto Quotidiano sta facendo il giro del web, proprio per le dichiarazioni che hanno tutto il potenziale per diventare il tormentone dell'estate 2016. Nell'intervista l'attore parla di suo padre e dei suoi figli e delle affascinanti origini della sua famiglia, ma lo scenario sognante e un po' fiabesco che dipinge all'inizio dell'intervista lascia bruscamente spazio ad una serie di aneddoti alla Manuel Fantoni e dichiarazioni forti sulle sue esperienze a New York negli anni '70, su Giangiacomo Feltrinelli, il controverso Cannibal Holocaust di Ruggero Deodato, del quale fu protagonista e poi ancora, Veltroni e Dino Risi - "Lo andavo a trovare spesso all'Aldrovandi, dove viveva. Una volta rischiai l'avvelenamento con un succo di frutta scaduto. Lo sputai sul tappeto e Dino, serafico, disse solo: "Sopravviverai"."
"La droga l'avevo incontrata prima. A Milano girava di tutto. Lsd, mescalina, cocaina, fumo. E noi tutti, come idioti, a drogarci pensando di essere eversivi. L'eroina te la regalavano. Dei miei compagni di liceo in sei morirono di overdose." e sui "danni del post '68" Barbareschi racconta: "Non c'era più nessun filtro tra genitori e figli, le grandi famiglie ricchissime e borghesi di Milano aprivano le loro magioni al mare o in montagna e noi ci fiondavamo nei lettoni delle madri e delle figlie, in barca o in baita, per farci le canne insieme, fruire di qualche vacanza a costo zero, trombare le ragazze più fighe del Movimento che ovviamente per sentirsi evolute militavano a sinistra, osservare da vicino il rincoglionimento progressivo di un potere che un tempo aveva retto le sorti finanziarie dell'Italia." Un'atmosfera decadente, che Barbareschi descrive come "Uno spettacolo incredibile. Le madri ci ricevevano a seno nudo e ogni tanto spuntava un 50enne per tenere lezioni sul Partito Popolare Cinese in mezzo ai cristalli di Boemia."
E tra un aneddoto sulla Rossellini e sugli scontri in politica, si arriva in fondo all'intervista quando parla del modo in cui reagì al rifiuto, da parte di Alberto Barbera, di inserire il suo Something Good in cartellone: "Alzai il telefono e chiamai Barbera: "Portatore sano di forfora - urlai - quando te ti facevi le seghe a Torino, io chiavavo Naomi Campbell, pippavo con Lou Reed a Kansas City, aravo con il cazzo il mondo e guadagnavo miliardi, hai capito?"
Potete leggere l'intervista completa su Il Fatto Quotidiano.