La storia di Katharina Miroslawa, che ripercorriamo di seguito, ha diviso l'opinione pubblica tra innocentisti e colpevolisti: la ballerina polacca fu accusata di essere la mandante dell'omicidio del suo amante Carlo Mazza, il noto imprenditore della città emiliana. Un caso che vide coinvolti il marito della Miroslawa e un amico di quest'ultimo, ma anche il fratello della ragazza.
Chi è Katharina Miroslawa

Negli anni '80 Katharina Miroslawa lavorava come ballerina nei night club di Parma e provincia, era sposata con Witold Kielbasinski, anche lui ballerino nei locali notturni. La donna, di origini polacche e di una bellezza prorompente, era diventata l'amante di Carlo Mazza, ricco imprenditore della città.
L'omicidio di Carlo Mazza
In una fredda mattina del 9 febbraio 1986, Carlo Mazza fu trovato morto nella sua Renault parcheggiata proprio sotto casa. In un primo tempo la scientifica pensò ad un malore, ci vollero 24 ore per scoprire che quei forellini sulla testa dell'imprenditore erano il risultato dei colpi sparati dalla pistola calibro 6.35 che lo aveva ucciso.
Le indagini sull'omicidio

Gli inquirenti seguirono una sola pista, quella che portava a Katharina Miroslawa. Tutti gli amici della vittima sapevano della sua relazione con la ballerina polacca. Carlo aveva intestato alla sua amante una polizza vita da un miliardo di lire, e questo per gli inquirenti era il movente che aveva spinto Katharina Miroslawa e il marito Witold Kielbasinski ad ammazzare l'imprenditore. I due però al momento dell'omicidio non erano in Italia, lui era ad Amburgo, lei a Monaco, entrambi in territorio tedesco e con un alibi apparentemente inattaccabile.
I processi a Katharina Miroslawa tra assoluzioni e condanne

Non fu solo Parma a dividersi in innocentisti e colpevolisti, anche l'iter giudiziario fu contrassegnato da una serie di condanne e assoluzioni. Il processo di primo grado della Corte d'assise di Parma terminò con l'assoluzione di Katharina e Witold "per insufficienza di prove".
Prima del secondo processo, gli investigatori assunti dalla compagnia di assicurazione, poco disposta a versare il premio da 1 miliardo, scoprirono che Zbigniew Drozdzik, fratello di Katharina, il giorno prima dell'omicidio aveva noleggiato un'auto insieme a Dimosthenes Dimopoulos, un amico tedesco di origini greche, e che la vettura era stata riconsegnata dopo aver percorso circa 2.200 km, una distanza che avrebbe permesso ai conducenti di arrivare a Parma e tornare ad Amburgo.
Grazie a questa prova indiziaria, il processo D'Appello nel maggio del 1991, si concluse con la condanna di Katharina Miroslawa a 21 anni e sei mesi di reclusione, la condanna al fratello Zbigniew Drozdzik a 21 anni e sei mesi di reclusione. Witold Kielbasinski venne condannato a 24 anni di reclusione, Dimosthenes Dimopoulos si prese anche lui una condanna a 21 anni e sei mesi di reclusione. Nel dicembre del 1991 la Corte di Cassazione annullò le condanne perché basate su semplici indizi che non erano "univoci, gravi e concordanti".
Sei mesi dopo, il 30 giugno 1992, la corte d'Appello di Bologna confermò tutte le pene inflitte nel precedente appello, eccetto quella a Dimopoulos, assolto con formula piena. Nel 1993 la Cassazione confermò le condanne.
Latitanza e arresto di Katharina Miroslawa

Prima della sentenza definitiva i due coniugi si erano dati alla latitanza: Witold Kielbasinski venne arrestato poco dopo in Germania. La Miroslawa verrà arrestata in Austria, a Vienna, otto mesi dopo. Prima dell'arresto della donna Witold Kielbasinski confessò l'omicidio di Carlo Mazza, scagionando sia Katharina che suo fratello Zbigniew. Secondo il memoriale presentato dall'uomo, ad uccidere materialmente il Mazza era stato Dimosthenes Dimopoulos, l'unico assolto in via definitiva nei precedenti processi. "Ho ucciso per gelosia, non per denaro", affermò Witold che però non fu creduto.
Katharina Miroslawa lascia il carcere
Katharina Miroslawa, è uscita dal carcere nel giugno del 2013 dopo aver scontato 13 anni di carcere, la donna si è sempre dichiarata innocente e più volte ha chiesto la revisione del processo.