John Wayne, la figlia svela che suo padre trovava orribile un altro attore oltre Clint Eastwood

Nel mosaico di aneddoti che circondano la figura di John Wayne, emergono giudizi netti e spesso sorprendenti. Tra questi, il suo disprezzo per uno dei più grandi attori del movimento New Hollywood.

Un ritratto di John Wayne

Con un misto di divertimento e incredulità, Aissa Wayne racconta che suo padre John Wayne considerava Gene Hackman "orribile" come attore, senza mai spiegare il perché. Un'antipatia ribadita più volte, priva di spiegazioni e tramandata persino da sua figlia Aissa, un'avversione davvero curiosa visto che Hackman ottenne nomination e Oscar, persino in un western diretto da Clint Eastwood, rivale storico del Duca.

Un'antipatia senza spiegazioni

Il nuovo racconto riportato da Aissa Wayne nel libro dedicato a suo padre illumina una sfumatura poco nota dell'immaginario del Duca. Secondo lei, John Wayne non perdeva occasione per stroncate l'interpretazione di Gene Hackman, definendolo più volte "il peggior attore in circolazione" e "orribile".

Una foto di John Wayne sul set di SENTIERI SELVAGGI
Una foto di John Wayne sul set

Aissa ricorda che ogni volta che Hackman compariva sullo schermo, suo padre non mancava di commentarne la performance con un sarcasmo affilato: "non riusciva ad apparire in scena senza che mio padre lo pungolasse". La cosa più curiosa, secondo lei, è che Wayne non motivò mai questo fastidio, limitandosi a un giudizio spietato.

Hackman sembra essere stato l'unico attore a cui John Wayne abbia riservato un'avversione autentica, un sentimento che Aissa definisce carico di "vero astio", almeno quando si trattava dei suoi contemporanei. L'attrice confessa persino di non aver mai capito l'origine di quell'antipatia, pur ipotizzando che la risposta potesse trovarsi nelle scelte artistiche del collega.

Wayne detestava la violenza e non apprezzava film in cui le figure eroiche venivano mostrate in modo ambiguo o moralmente grigio. Considerando che Hackman debuttò con opere come Bonnie and Clyde e The French Connection, immerse in un realismo crudo e aggressivo, non è difficile intuire perché le sensibilità dei due attori potessero scontrarsi.

Clint Eastwood fu rimproverato da John Wayne per questo "western revisionista" Clint Eastwood fu rimproverato da John Wayne per questo 'western revisionista'

Aissa aggiunge però una nota malinconica: "Sebbene sia pura speculazione, se mio padre avesse vissuto abbastanza per vedere il resto della sua filmografia, credo che la sua opinione sarebbe cambiata." La troppa severità del Duca, suggerisce, avrebbe potuto lasciare spazio a un ripensamento.

Carriere incrociate e ironie del destino cinematografico

L'opinione caustica di John Wayne stride ancora di più se confrontata con l'avvio fulminante della carriera di Hackman. Mentre il mito del western classico vedeva diminuire il proprio spazio, Hackman collezionava riconoscimenti prestigiosi: la sua prima candidatura agli Oscar arrivò con Bonnie and Clyde, seguita da I Never Sang for My Father, fino alla vittoria nel 1972 con The French Connection, dove interpretò l'iconico Popeye Doyle. Un ritmo che lo collocò rapidamente tra gli attori più solidi e rispettati della New Hollywood, nonostante la disapprovazione del Duca.

Searchers
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La più grande ironia, però, arriva negli anni '90 con Unforgiven, diretto da Clint Eastwood, l'attore-regista che Wayne considerava l'erede "sbagliato" del western e che, secondo molte testimonianze, non stimava artisticamente. Hackman interpretò Little Bill Daggett, uno sceriffo duro e ambiguo, esattamente il tipo di personaggio che avrebbe irritato Wayne, da sempre legato a figure di legge positive e granitiche. Il film riscrisse letteralmente le coordinate del western contemporaneo: Eastwood vinse Oscar per Miglior Film e Miglior Regia, mentre Hackman conquistò la statuetta come Miglior Attore Non Protagonista.

Un paradosso affascinante: i due artisti che John Wayne faticava a rispettare finirono per definire un nuovo linguaggio nel genere che l'aveva reso leggenda. La storia del cinema, insomma, non segue mai le simpatie personali, mentre le opinioni più dure - anche quelle di un'icona - spesso restano come tracce curiose di un'epoca che stava cambiando.