Il live-action Biancaneve della Disney non ha ottenuto i risultati sperati al botteghino e, secondo Gal Gadot, parte della colpa andrebbe ricercata in fattori che superano lo schermo. L'attrice, ospite in una trasmissione televisiva israeliana, ha parlato apertamente delle pressioni politiche nell'industria cinematografica.
Gal Gadot rompe il silenzio
Durante un'intervista al programma israeliano The A Talks - in cui le domande vengono poste da persone nello spettro autistico - Gal Gadot ha offerto una lettura personale sul destino incerto di Biancaneve, dove interpretava la Regina Cattiva accanto a Rachel Zegler, Andrew Burnap, Patrick Page e Ansu Kabia.

Secondo l'attrice, il film avrebbe sofferto a causa del clima di tensione che attraversa Hollywood. "Sai, questo succede spesso in vari settori, compreso Hollywood", ha raccontato. "C'è pressione sulle celebrità affinché parlino contro Israele. E, sai, è successo."
Proseguendo nel suo ragionamento, l'interprete di *Wonder Woman ha espresso rammarico per l'impatto che tali dinamiche avrebbero avuto sulle sorti della produzione: "Posso sempre spiegare e cercare di dare un contesto su ciò che accade qui. E lo faccio sempre. Ma alla fine, le persone prendono le proprie decisioni. E sono rimasta delusa che il film ne sia stato incredibilmente colpito e che non sia andato bene al botteghino. Ma funziona così. A volte vinci, a volte perdi."
Parole che gettano luce sul difficile intreccio tra politica e intrattenimento, soprattutto quando le aspettative di mercato si scontrano con il dibattito pubblico internazionale.
Il destino incerto di Biancaneve
Nonostante l'esito commerciale deludente, il remake Disney ha gettato luce su alcune dinamiche ancora più scandalose della pellicola. Owen Gleiberman di Variety, per esempio, ha giustamente riconosciuto: "Con tutto il tumulto che affligge il mondo reale, si potrebbe pensare che ci siano cose più importanti da trasformare in controversie rispetto alle polemiche pre-uscita che hanno tormentato Biancaneve"

Questa frattura tra ricezione critica e risposta del pubblico sembra raccontare molto di più della sola parabola di un film: rivela quanto l'industria dell'intrattenimento resti vulnerabile alle onde lunghe dei conflitti geopolitici e delle battaglie ideologiche.
Nel mezzo, rimane l'opera cinematografica, sospesa tra il giudizio degli spettatori, il peso delle aspettative e il rumore del dibattito globale che, inevitabilmente, rischia di oscurarne i contenuti artistici.