Il giallo di Firenze sembra essere arrivato a una svolta: i due cadaveri rinvenuti nelle quattro valigie trovate nel campo di Sollicciano appartengono a un uomo e una moglie di origini albanesi scomparsi e uccisi nel 2015. Riepiloghiamo il caso di Sollicciano, facendo il punto sulle indagini, l'autopsia sui due cadaveri e l'identità delle vittime.
Il caso dei due cadaveri nelle quattro valigie

Giovedì 10 dicembre Michele, un operaio in pensione, ritrova una valigia in un orto vicino al carcere di Sollicciano e alla superstrada Firenze-Pisa-Livorno. Dopo aver aperto il bagaglio l'uomo pensa di trovarsi di fronte a un manichino ma subito dopo capisce che si tratta degli arti superiori di un cadavere e avvisa i Carabinieri. Il giorno dopo, le forze dell'ordine trovano un'altra valigia a circa 70 metri di distanza, il trolley, uguale al primo, contiene gli arti inferiori del cadavere.
Il 14 dicembre viene ritrovata una terza valigia: la macabra scoperta stavolta viene fatta dagli operai che stanno pulendo l'erba vicino alla Firenze-Pisa-Livorno. Il bagaglio rinvenuto dagli uomini contiene, come nei casi precedenti, i resti di un cadavere avvolti in un telo. Questa volta si tratta del un busto e della testa di una donna morta. Dalla prime notizie si apprende che i due potrebbero essere morti circa un anno prima e che per smembrarli è stata utilizzata una sega industriale.
Oggi 16 dicembre è stato ritrovato un quarto trolley nel quale potrebbero esserci i pezzi mancanti dei corpi trovati nelle valigie trovate nei giorni scorsi.
Le indagini e l'autopsia

Subito dopo la scoperta della prima valigia i Carabinieri hanno usato i cani molecolari per aiutarsi nelle indagini. Nelle prime 24 ore gli inquirenti non si sbilanciano ma ai giornalisti che gli chiedono informazioni fanno sapere che stanno vagliando tutte le ipotesi compresa quella del serial killer e della setta satanica. La Toscana sembra tornare indietro ai tempi degli omicidi del Mostro di Firenze.
Nel frattempo l'autopsia stabilisce che l'uomo ha circa 40 anni ed è stato ucciso con una coltellata alla gola. L'esame autoptico sul cadavere della donna svela dettagli più cruenti: secondo il medico legale l'assassino si è seduto sopra di lei mentre era distesa prendendola a pugni. Sul volto e sulla testa della donna infatti, sono state trovate numerose escoriazioni e contusioni. Il corpo inoltre, presentava alcune costole fratturate. La morte è avvenuta per asfissia da strangolamento e per il pestaggio ricevuto.
Chi sono le vittime?

Nella trasmissione di Chi l'ha visto di venerdì scorso viene avanzata per la prima volta l'ipotesi che i resti possano appartenere a Shpetim e Teuta Pasho, 54 e 52 anni. Si tratta di due coniugi di origine albanese scomparsi nel 2015, a Castelfiorentino.
La svolta nelle indagini arriva ieri quando gli inquirenti rendono noto che durante l'autopsia sul corpo dell'uomo è stato trovato un tatuaggio a forma di ancora con il nome di una città albanese, il tatuaggio si trovava sull'avambraccio dell'uomo ed è stata la chiave per identificare il suo cadavere.
Stamattina Dorina Pasho, figlia dei coniugi albanesi ha confermato che il padre aveva un tatuaggio simile sul braccio e, dopo aver parlato con i Carabinieri, ha dichiarato al Corriere.it: "sto aspettando le risposte da loro per andare a fare il test del Dna. Chiediamo tranquillità perché non sappiamo nemmeno noi se siano loro o meno". La ragazza aveva denunciato la scomparsa dei genitori l'8 novembre 2015 e si era rivolta anche alla redazione di Chi l'ha visto.
Oggi pomeriggio è arrivata l'ufficialità: il cadavere dell'uomo appartiene a Shpetim Pasho. I RIS di Roma dei Carabinieri hanno rivelato che: "tutti i punti rilevabili sull'impronta di un dito di una mano del cadavere di sesso maschile corrispondono alle sue impronte dattiloscopiche".
L'ultima telefonata e il figlio latitante
L'ultimo contatto di Dorina con la madre avviene il 4 ottobre 2015, la ragazza riceve una telefonata dalla donna che lei definisce "strana". Il numero da cui la signora chiama è anonimo, i genitori dicono alla figlia che non vogliono parlare più con nessuno e che non risponderanno al telefono perché hanno intenzione di trasferirsi in Germania.
Nella denuncia presentata nel 2015 Dorina dichiara che i genitori sono scomparsi dal 2 novembre. Quel giorno il figlio Taulant, oggi 33enne, esce dal carcere di Sollicciano e, dopo essere scappato dai domiciliari, è tuttora latitante. In una dichiarazione alla Adnkronos la ragazza respinge l'idea che la morte dei genitori possa essere legate alle vicende giudiziarie del fratello: "Se fosse stato un delitto per droga, non aspettavano mio padre e mia madre per ammazzarli, perché mio fratello, che era uno spacciatore semplice, ha abitato da me per anni. Avrebbero potuto uccidere me o i miei figli. Se vai a chiedere a Castelfiorentino sanno chi sono, ci vivo dal 2002, ho un nome di persona rispettabile".