Festival dei Popoli 2024 dedica la retrospettiva alla regista Judit Elek

La prima retrospettiva in Italia sulla regista ungherese è organizzata con Calliope Arts Foundation per il progetto Women Trailblazers in Documentary Cinema.

Un primo piano della regista Judit Elek

Dedicato alla regista ungherese Judit Elek l'omaggio in programma alla 65a edizione del Festival dei Popoli, il festival internazionale del film documentario, che si terrà a Firenze dal 2 al 10 novembre.
La manifestazione diretta da Alessandro Stellino e Claudia Maci ospiterà la prima retrospettiva in Italia dedicata alla cineasta grazie alla collaborazione tra il Festival dei Popoli e Calliope Arts Foundation sul progetto triennale "Women Trailblazers in Documentary Cinema", volto alla riscoperta e alla celebrazione di registe il cui lavoro sia stato sottovalutato o dimenticato nel corso degli anni.

Il Festival dei Popoli e Calliope Arts Foundation porteranno a Firenze Judit Elek, la cineasta incontrerà il pubblico nel corso di una masterclass e per presenterà i suoi film, tutti in versione restaurata dal Film Archive del National Film Institute of Hungary, opere che hanno raccontato il suo paese lungo il corso della seconda metà del '900, dall'Olocausto alla guerra fredda, dalla vita durante il regime sovietico all'esplosione del sessantotto.

Chi è Judit Elek

N ata a Budapest nel 1937, da bambina Judit Elek è sopravvissuta all'Olocausto e alla guerra in un ghetto. A 18 anni ha partecipato all'insurrezione del 1956 a Budapest e nel 1968 si trovava a Parigi nel periodo delle proteste studentesche, tutti eventi storici che sono stati determinanti nell'indirizzare il suo percorso artistico. Nel 1961 si è diplomata all'Accademia di Arte Drammatica e Cinematografica, parte di un gruppo che ha poi costituito il nucleo centrale del Balázs Béla Studio, laboratorio sperimentale giovanile in linea con le tendenze della Nouvelle Vague europea. I primi lavori di Judit Elek sono analisi liriche della solitudine in cui stilizza la spontaneità del cinema diretto per farne "poesia in movimento". L'autrice ha inaugurato il suo "periodo ebraico" con Memories of River, realizzato tra il 1987 e il 1989 a partire dai documenti del famigerato processo per diffamazione di sangue di Tiszaeszlár, quando gli zatterieri ebrei furono accusati dell'omicidio di una cameriera scomparsa nel 1882. Il film ha vinto diversi premi in America e in Francia e l'ha portata a contatto con Elie Wiesel, insieme al quale ha girato il documentario To Speak the Unspeakable nel 1997. Quest'opera fondamentale per la memoria dell'Olocausto segue la vita dello scrittore premio Nobel per la pace fino ad Auschwitz e Buchenwald.

"Sono diventata regista - spiega la regista oggi 87enne - per poter raccontare quello che vedo intorno a me, quello che ho vissuto, quello che hanno vissuto i vecchi in questo piccolo paese in cui sembra sempre esserci un potere diverso da quello che la gente vorrebbe, idealmente giusto e buono, ma lo sopporta perché crede che ciò sia in qualche modo inevitabile. E io, come un Don Chisciotte al femminile, mi oppongo ai mulini a vento, non mi arrendo, e spero di morire così. E c'è poi un'altra motivazione: il fatto che dopo 60 anni di lavoro mi rendo conto che il mio film più vecchio è ancora vivo e ha un impatto sulle persone, se hanno l'opportunità di vederlo".

Per informazioni: www.festivaldeipopoli.org.