Federico Aldrovandi: l'omicidio del ragazzo, le indagini e le condanne

Sono passati 15 anni dalla morte di Federico Aldrovandi: grazie alla perseveranza della famiglia e alle indagini sono stati condannati per omicidio colposo quattro agenti di polizia.

Per la morte di Federico Aldrovandi sono stati condannati quattro agenti di polizia per omicidio colposo: stasera, a 15 anni dall'omicidio del giovane, , Un giorno in Pretura ripercorre il processo che ha tentato di fare luce sui fatti del 25 settembre del 2005.

La morte di Federico Aldrovandi

Federico Aldrovandi 18
Una foto di Federico Aldrovandi

La notte del 25 settembre 2005 Federico Aldrovandi, 18 anni, sta tornado a casa a piedi dopo aver passato la serata al Link, un locale di Bologna. È quasi l'alba quando viene fermato da una pattuglia di polizia con a bordo Enzo Pontani e Luca Pollastri che più tardi descriveranno Federico come una persona invasata e in stato di agitazione. Poco dopo sul posto arriva la volante Alfa 2 con a bordo Paolo Forlani e Monica Segatto . Nella violenza della colluttazione tra i quattro poliziotti e Aldrovandi si rompono due manganelli. Federico muore per "asfissia da posizione". La pattuglia alle 6:10 chiede l'invio di un'ambulanza. Alle 6:15 e alle 6:18 arrivano un'ambulanza e un'automedica, i sanitari affermeranno di aver trovato "il 18enne riverso a terra, prono con le mani ammanettate dietro la schiena". Poco dopo ne accertano la morte per "arresto cardio-respiratorio e trauma cranico-facciale". La famiglia Aldrovandi viene avvertita solo alle 11:00 del mattino, ben cinque ore dopo la morte di Federico.

La svolta alle indagini: l'apertura del blog della famiglia Aldrovandi

Patrizia Moretti
La madre di Federico Aldrovandi, Patrizia Moretti

Sul corpo del ragazzo sono contate ben 54 ecchimosi cosa che spinge i genitori a contestare la versione della morte per un malore. Le indagini vanno a rilento e la madre decide di attirare l'attenzione mediatica aprendo un blog dove racconta la morte di Federico e tutti i particolari che non la convincono sulla versione data dai quattro poliziotti. Il blog ottiene l'attenzione mediatica necessaria a dare un'accelerata alle indagini.

I risultati della consulenza medico legale chiesta dal pubblico ministero

Federico Aldrovandi Corpo
Il corpo senza vita di Federico Aldrovandi

Il pubblico ministero dispone una consulenza tecnico medico-legale, i risultati vengono depositati il 20 febbraio 2006: "la causa e le modalità della morte di Federico Aldrovandi risiedono in una insufficienza miocardica contrattile acuta dovuta all'aumentata richiesta di ossigeno indotta dallo stress psico-fisico per la marcata agitazione psico-motoria e gli sforzi intensi posti in essere dal soggetto durante la colluttazione e per resistere alla immobilizzazione, all'ipotetica depressione respiratoria secondaria alla assunzione di oppiacei e alle turbe della ventilazione polmonare prodotte dalla restrizione fisica in posizione prona con le mani ammanettate dietro la schiena". I consulenti ritengono inoltre che "le sostanze rilevate dall'indagine tossicologica non sono idonee nel determinare la morte".

Incidente Probatorio

Anne Marie Tsagueu
Anne Marie Tsagueu

Il 15 marzo del 2006 i quattro poliziotti delle due volanti arrivate sul posto vengono iscritti nel registro degli indagati per l'omicidio colposo di Federico. Nel primo incidente probatorio è presente anche Anne Marie Tsagueu originaria del Camerun che è testimone oculare della colluttazione. La donna dichiara di aver visto gli agenti colpire Aldrovandi, comprimerlo sull'asfalto e manganellarlo. Anne Marie testimonia di aver sentito le urla di aiuto di Federico e i suoi conati di vomito intervallati ai respiri pesanti. La perizia dei tecnici della famiglia Aldrovandi sottolinea la presenza dello schiacciamento dei testicoli, inoltre sulla natica sono presenti dei segni compatibili con un trascinamento del soggetto sull'asfalto. Viene disposta una perizia super-partes da parte dell'Istituto di Medicina Legale di Torino.

Anomalie della prima inchiesta e apertura di una seconda inchiesta

Federico Aldrovandi Striscione
Lo striscione con il volto di Federico Aldrovandi allo stadio

I depistaggi della prima indagine diventano evidenti man mano che il processo probatorio va avanti: il pubblico ministero non si è recato sulla scena dove si è svolta la colluttazione e dove è morto Federico Aldrovandi; non è stata sequestrata l'automobile dove, secondo le dichiarazione dei quattro agenti, si sarebbe ferito Aldrovandi; i manganelli rotti non sono stati sequestrati; il nastro con le conversazioni fra il 113 e la pattuglia è stato consegnato alla Procura molto tempo dopo. La Procura di Ferrara decide di aprire una seconda inchiesta per falso, omissione e mancata trasmissione di atti.

L'abbiamo bastonato di brutto. Adesso è svenuto, non so... È mezzo morto

Processo Primo grado

Il 10 gennaio 2007 gli agenti Paolo Forlani, Monica Segatto, Enzo Pontani e Luca Pollastri vengono rinviati a giudizio per omicidio colposo. Il 26 giugno 2007 i quattro agenti vengono interrogati durante il processo dove dichiarono di essersi meravigliati della morte di Federico perché "stava benissimo prima dell'arrivo dei sanitari", ma le registrazioni col 113 raccontano un'altra verità "... l'abbiamo bastonato di brutto. Adesso è svenuto, non so... È mezzo morto", si sente dire da parte degli agenti.

Sentenza di Primo grado

Famiglia Aldrovandi
La famiglia di Federico Aldrovandi

Il 6 luglio il giudice Francesco Maria Caruso del tribunale di Ferrara, accogliendo le richieste del pubblico ministero, condanna per omicidio colposo a tre anni e sei mesi di reclusione Monica Segatto, Paolo Forlani, Enzo Pontani e Luca Pollastri.

Secondo grado

Aldrovandi Corpo
Federico Aldrovandi, il corpo del ragazzo accanto alle auto della polizia

Il tribunale di secondo grado, nell'ottobre 2010, conferma la pena di primo grado e stabilisce un risarcimento pari a circa due milioni di euro per i familiari di Federico Aldrovandi, che in cambio non dovranno costituirsi parte civile nei procedimenti ancora aperti

Ricorso in Cassazione

Il 21 giugno 2012 la Corte di Cassazione rende definitiva la condanna a 3 anni e 6 mesi di reclusione per "eccesso colposo nell'uso legittimo delle armi" a Paolo Forlani, Monica Segatto, Enzo Pontani e Luca Pollastri. Il 29 gennaio 2013 il Tribunale di sorveglianza di Bologna ordina il carcere per la pena residua di 6 mesi per i quattro colpevoli.

Decorso

Monica Segatto, Enzo Pontani e Luca Pollastri nel gennaio 2014 tornano a lavorare nei servizi amministrativi, Paolo Forlani è in cura per "nevrosi reattiva". La Corte dei conti stabilisce che ognuno di loro deve risarcire la famiglia Aldrovandi per 467.000 euro e dispone il sequestro del quinto dello stipendio, dei beni immobili e degli altri diritti reali immobiliari dei quattro agenti, fino alla concorrenza dell'importo.