Corro da te, Pierfrancesco Favino: "Siamo invasi dal politicamente corretto, ma le città non sono inclusive"

A proposito do Corro da te, Pierfrancesco Favino ha osservato che, sebbene il nostro paese sia ormai invaso dal politicamente corretto, le nostre città non sono affatto inclusive.

Pierfrancesco Favino, che questa sera presenterà Corro da te alle 20.30 al Metropolitan a Chiaia e alle 21.30 al The Space a Fuorigrotta, durante un'intervista di Repubblica ha detto la sua a proposito dell'ipocrisia del politicamente corretto, specialmente se paragonato alle condizioni delle nostre città che non sono affatto inclusive nei confronti delle persone con disabilità.

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Corro da te: Michele Placido e Pierfrancesco Favino in una scena del film

"Siamo tutti un po' Gianni, la verità è che la maggior parte di noi quando parla di persone con disabilità usa certi termini in pubblico, e in privato ne usa altri", ha spiegato Favino. "Sono tornato a fare un film scomodo come nella tradizione della commedia all'italiana, che mette alla berlina alcuni temi attraverso un certo tipo di personaggi."

"Siamo invasi di politicamente corretto ma guardiamoci in faccia: le nostre città non sono adatte alle persone con disabilità, Roma e tante altre città non sono inclusive," ha continuato l'attore. "I posti nelle case cinematografiche sono tutti per normodotati, le architetture, i modelli che proponiamo sono tutti vincenti esteticamente per normodotati. Corro da te in maniera garbata ci dice che Gianni è l'esaltazione del modo di pensare dominante".

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Corro da te: Pierfrancesco Favino in una scena del film

Pierfrancesco Favino, inoltre, durante l'intervista ha parlato anche di un'atra sua pellicola, intitolata Nostalgia: "Sono felice di venire a presentare il film a Napoli, la sento come una seconda casa dopo aver girato in autunno il nuovo film di Mario Martone, Nostalgia, al Rione Sanità. È il primo film che giro a Napoli, è stato bello lavorare con Martone e Ippolita Di Majo, un'esperienza di grande impatto. Mi sono fatto pervadere da questa unicità. Mario fa diventare il rione Sanità un personaggio del film, fotografa Napoli lontana dagli stereotipi. Un'esperienza unica, è stato molto forte conoscere le realtà sociali create da padre Antonio Loffredo."