Clizia Forte, il caso della donna che istigò il marito a rapinare un portavalori

Clizia Forte raggirò il marito e lo convinse a compiere una rapina a un furgone portavalori: scopriamo come la donna convinse il marito e le gravi conseguenze del suo gesto.

Dietro la rapina ad un furgone portavalori nel 2012 a Roma c'era la mente diabolica di Clizia Forte: la donna, senza mai parlarne con il marito, lo convinse ad assalire il furgone. A terra rimasero due guardie giurate, una delle due, Salvatore Proietti, morì dopo due mesi in ospedale. Riepiloghiamo il caso e scopriamo quale è stata la tattica adottata da Clizia Forte per persuadere il marito, Manlio Soldani.

La rapina al furgone

Roberta Petrelluzzi
Roberta Petrelluzzi, conduttrice di Un giorno in pretura

È la mattina del 15 ottobre 2012, la scena si svolge nel quartiere La Pisana a Roma. Tre guardie giurate si fermano davanti ad un supermercato per prelevare i soldi dell'incasso presso la cassa continua, subito dopo un uomo con il volto coperto gli si para davanti e prova a rapinarli. Una delle tre guardie in servizio, con una rapida mossa mette i soldi nel portavalori e da qui inizia una sparatoria, nel corso della quale due guardie giurate restano ferite. Il ladro scappa senza recuperare il bottino. Salvatore Proietti, 55 anni, uno dei due portavalori feriti muore in ospedale dopo due mesi di agonia.

Manlio Soldani: il rapinatore

Manlio Soldani per rapinare il furgone si traveste indossando il solo passamontagna: addosso infatti ha l'uniforme della Coop Service per la quale presta servizio, la stessa cooperativa per la quale lavorano i tre portavalori assaliti. L'uomo, subito dopo la tentata rapina, si presenta regolarmente presso la banca del quartiere Aurelio per svolgere il suo turno di vigilanza.

Il primo passo degli inquirenti è stato il controllo dei tabulati del traffico telefonico relativo alle celle della zona dove si era verificata la tentata rapina. La prima cosa che balza agli occhi degli investigatori è il traffico anomalo di due numeri telefonici che poco prima della rapina si erano scambiati ben 69 sms. Uno dei due telefoni era utilizzato da Manlio.

L'uomo, dopo i dovuti riscontri, è stato arrestato con l'accusa di tentata rapina e tentato omicidio a cui è stata aggiunta l'accusa di omicidio dopo la morte di Salvatore Proietti. La guardia giurata è stata condannata in prima istanza all'ergastolo, pena ridotta a 30 anni nell'istanza successiva

Clizia Forte: la regista della rapina

Il numero a cui la mattina della rapina Manlio Soldani inviava sms era utilizzato dalla moglie Clizia Forte, ma l'uomo non sapeva che la "regista" della rapina era la sua consorte. La donna ha convinto il marito a rapinare il furgone senza mai parlargliene e ancora oggi Manlio crede che sua moglie sia innocente.

Gli inquirenti hanno accertato che da qualche mese la Forte aveva iniziato ad inviare sms al marito fingendosi un agente della Nocs, il reparto speciale della Polizia di Stato italiana, per operazioni ad alto rischio. Negli sms la moglie propone a Manlio di rapinare il furgone che preleva i soldi dalla cassa continua del supermercato Todis, per un bottino che si aggirerebbe intorno ai 600 mila euro. Il Soldani è riluttante, non è convinto che all'altra parte del telefono ci sia realmente un poliziotto che gli assicura la giusta copertura istituzionale nel caso la rapina andasse male.

Clizia, per vincere le resistenze del marito, assume un figurante, risultato completamente estraneo alla vicenda. Quest'uomo, travestito da agente, incontra il marito della donna ad una festa. "Clizia mi ha chiesto di interpretare il personaggio di Davide, un agente dei Nocs. Voleva controllare il marito, finito in una chat di prostituzione. Mi ha chiesto di convincerlo a cambiare l'auto e a fare l'inseminazione artificiale. Però non si è mai parlato di rapine", ha raccontato il figurante alla Corte, come si legge su Il Tempo. Aver incontrato di persona "l'agente dei Nocs", convince Manlio ad effettuare la rapina con l'esito che abbiamo raccontato.

La condanna di Clizia Forte

"Non ho mai fatto fare rapine a nessuno, né ho mai inventato personaggi, tranne quelli delle favole dei miei bambini" ha raccontato la donna nell'aula del Tribunale. I giudici non le hanno creduto, Clizia Forte, è stata condannata a 30 anni di carcere dalla Corte di Cassazione, la donna è stata accusata di concorso morale in omicidio volontario per aver convinto il marito a compiere la rapina.