Christopher Nolan ha nuovamente criticato la recente strategia distributiva della Warner Bros., chiarendo gli effetti negativi della stessa. Come riportato da Variety, il regista inglese è stato intervistato all'interno della trasmissione radiofonica All Things Considered, e in tale contesto ha spiegato le ramificazioni della scelta della Warner di far uscire tutti i suoi film del 2021 in sala e in streaming contemporaneamente (anche se solo per il primo mese di programmazione, dopodiché i film saranno rimossi da HBO Max fino a data da definirsi).
"La sala è solo una parte della conversazione. Riguarda anche la finestra dell'home video, e le finestre secondarie e terziarie. Queste cose sono molto importanti per l'aspetto economico dell'industria e per le persone che ci lavorano. E non sto parlando di me stesso o di Ben Affleck."
Christopher Nolan si riferisce infatti alle varie maestranze, ma anche agli attori che recitano in ruoli minori, con una scena e due-tre battute a disposizione, che il più delle volte vengono pagati il minimo sindacale (per un film come Tenet, dal budget notevole, questo equivale a circa 60,000 dollari, una somma lontana anni luce dai milioni che possono pretendere i protagonisti). Come spiega il cineasta, per tutte queste persone esiste la formula dei residuals, i guadagni residui che derivano dalle vendite home video, dai diritti televisivi, eccetera. Una struttura che al momento non è ben definita con l'aggiunta dello streaming (ricordiamo che parte del budget elevato di un film come Bright era legata ai compensi di Will Smith, poiché i contratti di Netflix non danno diritto a percentuali sugli incassi e residuals), e che richiederà trattative che al momento non sono avvenute.
Nolan non è l'unico a ragionare in questi termini: Javier Grillo-Marxuach, sceneggiatore che ha lavorato alle prime due stagioni di Lost, ha ricordato che il famigerato sciopero del Writers Guild of America, che ebbe luogo tra la fine del 2007 e l'inizio del 2008 e portò a ritardi nelle produzioni di film e serie televisive di vario genere, nacque proprio da dispute contrattuali per l'ottenimento di pagamenti aggiuntivi per lo sfruttamento digitale, per il quale non esistevano clausole all'epoca.