Canone RAI: perché nel 2025 non ci saranno sconti, cosa sta succedendo in Parlamento

Dopo la bocciatura dell'emendamento presentato dalla Lega in commissione Bilancio al Senato, ecco cosa cambia per il canone RAI nel 2025.

Il canone RAI nel 2025 tornerà a costare 90 euro

Cosa sta succedendo intorno al canone RAI? Anzitutto questo: nel 2025 costerà 90 euro, come previsto dal testo originale della manovra. Nessuna riduzione a 70 euro come successo nel 2024 (la legge 30 dicembre 2023, n. 21), dunque: l'emendamento della Lega, che aveva ricevuto il via libera dal Tesoro e FDI, è stato bocciato in commissione Bilancio al Senato.

Sono stati 12 i voti contrati e 10 quelli favorevoli lo scorso 26 novembre, perchè alle opposizioni si è aggiunto il parere, non allineato con la maggioranza di Governo, di Forza Italia. Fonti interne a Palazzo Chigi riportano di una Giorgia Meloni assai infastidita per i continui battibecchi tra i suoi alleati, che inevitabilmente minano la stabilità del Governo.

Perché il canone non è stato abbassato?

Il canone è un'imposta che pagano all'Agenzia delle Entrate i cittadini possessori di un apparecchio TV. Essendo una tassa sul possesso, deve essere pagata, tramite addebito nella bolletta per l'energia elettrica (9 euro in dieci rate mensili, da gennaio a ottobre di ogni anno, o 18€ sulle bollette bimestrali), anche da chi non guarda, per propria scelta, i canali RAI.

Come mai una parte della maggioranza ha votato, insieme all'opposizione, contro la riduzione di 20 euro voluta dalla Lega? Per una questione di equilibri economici, anzitutto: riducendo il canone anche di soli 20 euro, nelle casse RAI ci sarebbe un ammanco tra 420 e 430 milioni di euro, cosa che indebolirebbe il servizio pubblico.
Il nodo, per Forza Italia, storicamente legata a Mediaset, sarebbe il possibile innalzamento del tetto pubblicitario, che non gioverebbe alle TV private concorrenti.

Scontri e ripicche nella maggioranza dopo la mancata riduzione del canone

Se, su richiesta della premier, i suoi alleati hanno via via alleggerito i toni nella giornata di mercoledì 27 novembre, tuttavia continuano le frecciate tra Matteo Salvini e Antonio Tajani. Se per il leader della Lega anche "l'amico Berlusconi riteneva che il canone RAI fosse una tassa", secondo il leader di Forza Italia: "Berlusconi, poco prima di morire, al San Raffaele disse a Salvini di non insistere sul taglio del canone".

Dopo i battibecchi arrivano le ripicche. Un emendamento di Claudio Lotito (FI) non è passato in commissione Bilancio per l'astensione della Lega, mentre ieri, per l'enesima volta, è stata disertata dall'intera maggioranza la seduta della commissione di Vigilanza RAI.