Il calciatore Seid Visin morto suicida a 20 anni: la sua lettera è un pugno nello stomaco

Seid Visin, 20 anni, è il giovane calciatore morto suicida a Nocera Inferiore: la sua lettera, che oggi fa il giro dei media, è un atto di accusa contro il razzismo che lo ha perseguitato.

Seid Visin è il calciatore che a soli 20 anni è morto suicida: il giovane originario dell'Etiopia aveva giocato nelle giovanili del Milan. Nel gennaio del 2019 aveva scritto una lettera ai suoi amici e alla sua psicoterapeuta in cui denunciava il razzismo che ha dovuto subire quotidianamente.

Il giovane calciatore si è tolto la vita lo scorso 3 giugno e la notizia del suicidio è stata confermata oggi. Seid Visin era stato adottato a soli 7 anni da una famiglia campana, aveva giocato anche nel giovanili del Milan e per un breve periodo aveva diviso la stanza con Gigio Donnarumma, il portiere della nazionale che fino alla stagione appena conclusa ha difeso i pali della squadra del Milan.

Oggi Il corriere della Sera ha pubblicato una lettera scritta da Seid Visin nel gennaio del 2019, il testo era stato inviato agli amici e alla sua psicoterapeuta. In essa Visin racconta i gesti di razzismo che ha dovuto subire nel corso degli anni, una lettera straziante, un pugno nello stomaco che dimostra come le parole abbiano un peso e non sempre è possibile rispondere con un sorriso o una battuta, come qualcuno vorrebbe farci credere.

"Dinanzi a questo scenario socio-politico particolare che aleggia in Italia, io, in quanto persona nera, inevitabilmente mi sento chiamato in questione. Io non sono un immigrato" scrive Seid e ancora "Sono stato adottato quando ero piccolo. Prima di questo grande flusso migratorio ricordo con un po' di arroganza che tutti mi amavano. Ovunque fossi, ovunque andassi, ovunque mi trovassi, tutti si rivolgevano a me con grande gioia, rispetto e curiosità. Adesso, invece, questa atmosfera di pace idilliaca sembra così lontana; sembra che misticamente si sia capovolto tutto, sembra ai miei occhi piombato l'inverno con estrema irruenza e veemenza, senza preavviso, durante una giornata serena di primavera".

Questo clima che esiste nel nostro paese, e non solo, il giovane lo ha avvertito ogni giorno negli sguardi delle persone: "Adesso, ovunque io vada, ovunque io sia, ovunque mi trovi sento sulle mie spalle, come un macigno, il peso degli sguardi scettici, prevenuti, schifati e impauriti delle persone. Qualche mese fa ero riuscito a trovare un lavoro che ho dovuto lasciare perché troppe persone, prevalentemente anziane, si rifiutavano di farsi servire da me e, come se non bastasse, come se non mi sentissi già a disagio, mi additavano anche la responsabilità del fatto che molti giovani italiani (bianchi) non trovassero lavoro".

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