Stasera martedì 9 dicembre 2025 andrà in onda su Rai 3 alle 21:20 una nuova puntata Amore Criminale - Storie di femminicidio dedicata alla tragica storia di Aurelia Laurenti. Il programma, condotto da Veronica Pivetti, continua la sua importante missione di dare voce alle vittime di violenza di genere. La puntata ripercorre la storia di Aurelia Laurenti attraverso testimonianze, ricostruzioni e documenti, ponendo l'attenzione sui segnali di pericolo e sulla spirale di violenza che ha portato al femminicidio.
L'inizio della relazione e i primi segnali della tragedia imminente
Aurelia aveva conosciuto il suo compagno, Giuseppe Mario Forciniti, in adolescenza, durante una vacanza estiva, e la loro relazione era durata dieci anni. Dalle prime indagini e testimonianze era emerso che il rapporto fosse tormentato da problemi di coppia. Nel corso della loro storia, Aurelia aveva subito in silenzio aggressioni, tradimenti e umiliazioni. Alcune fonti suggerivano che la vittima volesse lasciare il compagno e che lui, accecato dalla gelosia, l'avesse uccisa.
Il femminicidio del 25 novembre 2020
La sera del 25 novembre 2020 - una data simbolica, coincidente con la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne - Aurelia fu brutalmente uccisa. L'assassino, Giuseppe Mario Forciniti, la colpì con 19 coltellate, molte delle quali al viso e al collo. Le ferite erano così violente che l'autopsia ne evidenziò immediatamente la gravità.
Le prime bugie dell'assassino in questura
Dopo il delitto, l'uomo si recò in questura ancora sporco di sangue, sostenendo inizialmente di aver reagito a un tentativo di rapina di un ladro entrato in casa, ma la verità emerse poco dopo. Al momento dell'omicidio erano presenti anche i figli: secondo le ricostruzioni, uno - molto piccolo - si trovava nella stanza con la madre, mentre l'altro dormiva in un'altra camera.
Il processo e la condanna definitiva
L'imputato, Giuseppe Mario Forciniti, è stato condannato dalla Corte d'Assise di Udine a 24 anni di carcere. Nonostante l'accusa avesse richiesto l'ergastolo, la pena è stata ridotta a 22 anni per via di attenuanti come l'incensuratezza dell'uomo e altri fattori riconosciuti dalla corte, verdetto diventato definitivo dopo la rinuncia al ricorso in Cassazione. Il caso ha suscitato scalpore e un ampio dibattito in Italia, soprattutto riguardo alla sentenza e all'entità della pena inflitta all'omicida, ritenuta non esemplare da molte associazioni che si battono contro la violenza sulle donne.