Ci lascia uno dei nomi più grandi del panorama culturale italiano: Alda Merini, la grande poetessa, la "piccola ape furibonda", come si era definita, si è spenta oggi in un ospedale milanese, dopo una lunga malattia. Nata il 21 marzo 1931, la Merini iniziò a comporre versi appena sedicenne, e nel '53 - sotto la guida di Giacinto Spagnoletti - diede alle stampe la sua prima raccolta di poesia, La presenza di Orfeo, che fu accolto positivamente dalla critica letteraria. Seguirono altre raccolte, tra cui La terra santa del 1993, che viene considerato il suo lavoro più importante, quindi Vuoto d'amore, Superba è la notte e La carne degli Angeli.
Una vita intensa, quella della poetessa Merini, che è stata segnata dai numerosi ricoveri in manicomio e successivamente dal disagio economico nel quale lei stessa aveva scelto di vivere. "Amai teneramente dei dolcissimi amanti senza che essi sapessero mai nulla." - scrive la poetessa in uno dei suoi versi più significativi - "E su questi intessei tele di ragno e fui preda della mia stessa materia. In me l'anima c'era della meretrice, della santa, della sanguinaria, e dell'ipocrita. Molti diedero al mio modo di vivere un nome e fui soltanto una isterica."
Negli anni '80, dopo il matrimonio con lo scrittore Michele Pierri, la Merini aveva fatto ritorno a Milano, dove aveva ripreso con profitto la sua attività letteraria. Numerosi i riconoscimenti ottenuti dalla Merini nel corso della sua vita, tra i più importanti figurano il Premio Librex-Guggenheim Eugenio Montale, nel '93 e il Premio Procida-Elsa Morante nel '97, oltre alla segnalazione per il Premio Nobel per la Letteratura, l'anno precedente.
La poetessa aveva scelto di vivere nella sua Milano in un appartamento pieno di libri e quadri, e con le pareti affollate di numeri di telefono scritti a penna.