Uno dei grandi maestri del cinema dell'est Europa presenta la sua ultima pellicola al Festival internazionale del Film di Roma: Krzysztof Zanussi si presenta con un fluentissimo italiano e con uno charme invidiabile, accompagnando With a Warm Heart, una commedia dolce-amara sul confronto tra classi sociali.
"Quella che vedete l'hanno definita una commedia morale - spiega Zanussi - e io sono molto d'accordo. Dopo tanti film seri, ho voluto utilizzare una forma leggera, in quella che si potrebbe definire quasi una commedia nera, per dire cose serie".
Quali sono queste cose serie, viene inevitabilmente da chiedergli. "Principalmente quell'atteggiamento nichilista che sta distruggendo il mio mondo, e che volevo rischiare a metterlo in scena comicamente. L'obiettivo era far ridere con qualcosa che si smaschera, di finto. Questa dinamica è molto evidente in un uomo che ama la vita e che cerca di convincere invece la "vittima" che la vita non vale niente".
La vera svolta nella dissoluzione cinica raccontata dal film, subentra con la paura della morte. "Ovviamente la mia è una favola, una soluzione poco realistica. La paura della morte però cambia tutto. Il vecchio ha un'illuminazione quando ammette quasi inconsapevolmente di sbagliare, e arriva fino alla conversione. poi la conversione meriterebbe un altro film quasi, qui invece è la utilizzo semplicemente come una buona morale, proprio come in una favola".
Favola al punto che la figura del gatto, che passeggia indisturbato sin dalla prima scena, assurge a metafora, come spiega il regista: "Il gatto, come figura narrativa, è eccezionale, un riferimento esplicito ad un autore che unisce Polonia e Ucraina, Bulgakov. ne Il maestro e Margherita c'è un gatto metafisico, e anche qui lo usiamo un pò con quelle intenzioni".
Così come il gatto, anche il cuore, il cui trapianto deve subire uno dei due protagonisti diventa qualcosa per parlare d'altro. "Il cuore, come elemento del fisico, ha forza metaforica sin dall'antichità. Nel film il cuore è sbagliato, corrotto, ma il rinnovamento che deve attraversare è espressione metaforica. Il trapianto può dunque salvare uomo non soltanto sul piano fisico ma anche su quello spirituale".
Di metafora in metafora, Zanussi arriva alla fine ad enucleare quello che lui chiama "il cuore ideologico del film: "Noi siamo tutti condizionati, ma abbiamo nostra libertà alla fine. Non mi piace vedere l'uomo come prodotto della società, dell'economia, della genetica. Sono convinto che il post-modernismo sia uno sbaglio".
Tant'è che il suicidio tentato è il suicidio poetico, quello di un idealista che non trova spazio nell'umanità fatta di oligarchi. Molti rifiutano il gioco del mondo, anche se poi deve esserci "un atteggiamento pratico, come quello che scopre il protagonista, che per fortuna alla fine trova lo spazio per realizzarsi. L'idealismo però è necessario, ed è la speranza del futuro".