In un modo o nell'altro deve essere sempre quello che bussa: che sia alla porta di un appartamento di Albuquerque, in New Mexico, o nell'aula di un tribunale. Bryan Cranston è un attore che non ama le mezze misure. L'ha dimostrato in Breaking Bad, la serie che lo ha consacrato come uno degli interpreti più amati della televisione, e non solo: tra le tante capacità che ha il suo personaggio, Walter White, non c'è sicuramente quella dell'ironia. Al contrario di altri ruoli, come quello in Malcolm in the Middle o il dentista in Seinfeld, Mr. White, o Eisemberg se preferite, è serissimo. Eppure l'attore ha anche grandi capacità comiche. In Your Honor, e in particolare nella seconda stagione, ha cambiato ancora registro: qui affronta gli abissi della disperazione.
Ed è proprio questa situazione emotiva estrema ad averlo convinto a tornare: "Non ero obbligato a fare una seconda stagione, non ero sotto contratto: mi ha spinto a continuare la serie l'idea di poter raccontare gli stessi personaggi dopo la tragedia successa. Mi ha entusiasmato la sfida di quanto saremmo riusciti a essere autentici nel raccontare una storia di disperazione, lutto, depressione. E a farlo in modo interessante. Per farlo bisogna che alla fine del viaggio il pubblico trovi un senso di catarsi. Da attore è stato un percorso grandioso: praticamente ho aperto il mio petto e tirato fuori le emozioni che ho provato nella mia vita, depressione e senso di solitudine, usandole per creare qualcosa".
Ci dice sorridente e rilassato in collegamento da casa. In Your Honor 2, dal 3 febbraio su Paramount+, Bryan Cranston è di nuovo il giudice Desiato, questa volta devastato dalla tragedia. Per l'attore questo è più di un semplice ruolo: "Spero che la serie sia socialmente utile. Vorrei che chi soffre di depressione, sta affrontando un lutto, o ha pensieri suicidi, guardando la serie, dicesse: capisco questo personaggio, so esattamente cosa prova e sta pensando e voglio vedere come lo affronta. E magari, è una speranza, qualcuno potrebbe trarne beneficio, trovare un po' d'aiuto. Sarebbe la gioia più grande per me".
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Adattamento americano della serie israeliana Kvodo (2017), nell'originale il ruolo del giudice protagonista è interpretato da Yoram Hattab. Non chiedete però a Bryan Cranston se si sia ispirato a lui: "Secondo me è una brutta abitudine guardare la versione precedente di quello che stai per fare" dice convinto. E ancora: "Sono stato molto tentato di vedere la serie originale, ma ho resistito fino a quando non abbiamo finito di girare la prima stagione. L'ho vista solo a cose fatte. E mi è piaciuta: è molto ben fatta e recitata. Nemmeno per la seconda stagione sono partito da lì: ogni lavoro per me è come una lavagna su cui annoto cose. Una volta che ho finito cancello tutto. Non mi ispiro mai intenzionalmente a qualcosa o qualcuno. Non penso mai: voglio fare un personaggio alla Christopher Walken". Chiaro.
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Per prepararsi a girare Your Honor 2 Bryan Cranston ha invece letto molto sul lutto: "Mi sono documentato sulle cinque fasi del lutto. Uno dei punti importanti secondo me è accettare quanto sia caotico. Quando si attraversano le cinque fasi del dolore ci si ritrova a fare un percorso complicato: ogni passaggio non è pulito, è come trascinarsi nel fango tutto il tempo. Tutti i vari sentimenti vanno e vengono: risentimento, rabbia, accettazione si susseguono in modo confuso. E non sai mai quando hai finito: è diverso per tutti".
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Ok le grandi emozioni. È innegabile però che in questa ultima fase della sua carriera l'attore prediliga personaggi non soltanto difficili, ma moralmente ambigui, che lanciano una vera e propria sfida allo spettatore. Ne è consapevole: "Molti dei personaggi che interpreto sono profondamente complessi. Hanno un bagaglio pieno di idiosincrasie. Credo di essere attratto da uomini molto complicati, problematici. Penso ci sia una ragione: vedo me stesso in loro, pieno di difetti. Ma vedo anche della speranza in loro: dove vorrebbero essere, a prescindere se ci arriveranno o meno. Finché un personaggio cerca di cambiare penso che gli spettatori lo accetteranno. Perché ci sono passati anche loro. È questa la cosa più importante: fare in modo che il pubblico non guardi semplicemente un personaggio, ma ne sia coinvolto emotivamente. Quando chi ti guarda sente che un ruolo è interpretato con onestà, si fa coinvolgere: cerca dentro di sé e scopre che quel sentimento lo ha provato anche lui".
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E va bene la complessità. Queste figure in comune hanno anche il fatto di essere ossessionati da qualcosa, in modo quasi folle. E anche di questo Bryan Cranston è perfettamente consapevole: "Sono i più divertenti da interpretare. I personaggi che hanno un'ambizione, paure, segreti, che sono davvero bravi in qualcosa e hanno dei difetti ti permettono già di costruirli. Sono personaggi dinamici. Se vedo un personaggio indifferente, che se ne sta in disparte e non si fa coinvolgere da niente, mi annoia. E penso che si annoierebbe anche il pubblico. Non sono personaggi che mi interessano, o con cui riesco a empatizzare".
Bryan Cranston e l'ambiguità morale
Nella seconda stagione di Your Honor Bryan Cranston ha delle scene molto difficili: lo vediamo in ospedale, attaccato a dei tubi. Anche per questo si è documentato molto: "Ho visto video di persone alimentate attraverso tubi. Ho studiato i movimenti e il riflesso faringeo. I suoni. È difficile da guardare". La parte più sfidante di questi nuovi episodi però è dover affrontare la conseguenza delle proprie scelte. La serie nasce proprio così, con un grande dilemma morale: "_La bussola morale, o, come la chiamano alcuni, la linea nella sabbia che non attraverserebbero, dipende da persona a persona. Ognuno traccia la sua linea. Quando chiedo alle persone: cosa faresti se sapessi che tuo figlio rischia di essere ucciso? Cosa faresti per proteggere tuo figlio? La risposta è sempre: qualsiasi cosa. È comprensibile".
"La domanda quindi diventa: saresti disposto a trasformarti volontariamente in un criminale, se pensassi davvero che proteggerebbe la vita di tuo figlio? E la risposta è, ancora, sì, lo farei. La terza domanda è: cosa succede quando le cose cominciano a cambiare? È ciò che succede a Michael Desiato, che decide consapevolmente di cambiare. Tutto succede in fretta, non ha molto tempo per calcolare le conseguenze. Deve agire in fretta, sperando che tutto vada al meglio".
E, ovviamente, in Your Honor non va tutto per il meglio: "Se per salvare la vita di tuoi figlio sei però disposto ad accettare anche che una persona innocente venga ferita o uccisa, allora cambia tutto. Le conseguenze ti si appiccicano addosso. Per questo è difficile mettersi nelle scarpe di Michael Desiato. E una volta che ci sei dentro, è difficile fermare tutto, uscirne. Si finisce in una spirale. L'ambiguità morale è un campo insidioso. Quindi bisogna cercare di essere la persona migliore possibile in ogni circostanza. In questa stagione di Your Honor esploriamo questo territorio. E insieme al commettere errori e peccati ci si interroga anche sulla redenzione. È possibile redimersi? È possibile essere perdonati? In America viviamo in un mondo più duro, si viene giudicati di più. Sento che siamo meno empatici. Ed è sbagliato. Abbiamo avuto un leader che non ha mai chiesto perdono, che pensa che chiedere perdono e concederlo sia una debolezza. Mentre invece io penso che sia un segno di forza. La percezione è tutto".
Bryan Cranston e l'America di oggi
Bryan Cranston è impegnato con il ruolo di Michael Desiato dal 2020. Grazie a lui ha scoperto varie cose sul sistema giudiziario americano. Che non gli piacciono per nulla: "_Per la prima stagione ho passato tanto tempo in corte, a osservare giudici e parlarci. Mi hanno parlato di legge dal punto di vista di un uomo bianco maturo. Penso ci sia schiavitù istituzionalizzata in questo paese, l'ho scoperto preparandomi: è una cosa reale. Cercare di lavarla via dalla nostra società è difficilissimo, perché è sistemica, esiste da centinaia di anni. Me ne sono reso conto durante le mie ricerche per capire cosa significhi essere un giudice. Perfino la parola, giudicare, ti dà una sensazione di potere estremo. Ho dovuto esplorare cosa c'è oltre questo. È stato illuminante per me".
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Nelle nuove puntate invece la legge è più marginale: "Questa stagione invece parla di disperazione, depressione, lutto e pensieri suicidi. Cose molto pesanti. Abbiamo dovuto approfondire la psicologia di questi stati d'animo. È il lavoro degli attori: siamo aperti a conoscere ogni tipo di emozione nel minor tempo possibile, poi le interpretiamo e abbiamo finito. Non fa parte del nostro mestiere conoscere tutti i dettagli del sistema giudiziario. Dobbiamo attaccarci a quei sentimenti e poi lasciarli andare. È una professione molto strana. Ma è entusiasmante".