Si può riuscire a mantenere un costante stato di tensione senza nemmeno un dialogo e senza che i protagonisti proferiscano parola in un film di oltre un'ora e mezza? Non che sia una cosa mai vista prima nel mondo del cinema, ma in ogni caso il regista esordiente Ben Goodger riesce nell'impresa con Year 10 - Sopravvivenza letale, film già presentato al Trieste Science+Fiction Festival 2024 e adesso approdato in streaming su Amazon Prime Video.

In questo fanta-horror viene propinato l'ennesimo scenario post-apocalittico dove ogni barlume di civiltà se ne è andato da tempo e gli unici obiettivi dei pochi gruppi di superstiti è la pura sopravvivenza. C'è chi cerca di farlo con metodi tutto sommato umani, ma la maggior parte non ha più remore o riguardi morali pur di tirare avanti, continuare a vivere e mettere qualcosa sotto i denti. Ma anche se l'originalità latita, tutto sommato va riconosciuto al regista un bel coraggio su una scelta piuttosto singolare che dona identità al film.
La trama di Year 10 - Sopravvivenza letale: dieci anni dopo l'apocalisse

In Year 10 - Sopravvivenza letale la Terra è una landa cupa, arida e quasi disabitata. Una catastrofe ambientale ha praticamente distrutto il pianeta e dieci anni dopo l'evento i pochi sopravvissuti si riducono ormai anche a mangiarsi a vicenda e sembrano aver completamente perso l'uso della parola, mentre branchi di lupi affamati aspettano solamente l'occasione buona per soddisfare le loro necessità. Fra quelli che lottano per andare avanti raccattando dove possono cibo e acqua ci sono un padre e un figlio (interpretati da Duncan Lacroix e Toby Goodger), che vivono in una capanna nascosta nella foresta assieme alla ragazza del giovane.

Quest'ultima è molto malata a causa di un'infezione e per lei alcune medicine sono vitali. La loro esistenza viene sconvolta quando un gruppo di cannibali uccide il padre per mangiarselo e ruba i farmaci che tengono in vita la ragazza (Hannah Khalique-Brown). A quel punto il ragazzo, finora timido e poco risoluto, troverà la forza per mettersi in moto e affrontare un viaggio duro e pieno di pericoli nel tentativo di rintracciare il gruppo e recuperare le medicine. Una missione nella quale anche la sua umanità faticherà a resistere.
Poca originalità, ma buona messa in scena e tensione assicurata
Di film del tipo di Year 10 - Sopravvivenza letale se ne sono visti ormai a bizzeffe, la minestra è più o meno la solita ma va detto che nonostante la scarsa originalità e la sensazione di già visto, qui ci sono sicuramente una buona messa in scena e un'estetica interessante che attraverso una fotografia desaturata riescono a descrivere bene un mondo derelitto e perennemente grigio. Il tutto sorretto da una regia buona e non banale, che punta all'osso e non a inutili fronzoli.

L'esordiente Ben Goodger dimostra che non serve esplicitare la violenza a tutti i costi, si può tenerla anche fuori campo senza che per questo l'orrore diminuisca. Può essere che non indugiare o quasi sul sangue sia una scelta discutibile, ma in questo contesto possiamo dire che funziona: intanto perché suspense e tensione non mancano, ma anche perché il crudo ritratto della deriva dell'umanità è più che sufficiente a raccontare tutta la mostruosità della nuova realtà.
Senza dialoghi e parole, fino ai confini della crudeltà umana

Va da sè che alcuni passaggi narrativi sono piuttosto superficiali e non stanno tanto in piedi, qualche ingenuità qua e là è evidente ma perdonabile, e alla fine anche la completa mancanza di dialoghi, che comunque è una caratteristica forte e importante dell'opera, forse alla lunga finisce un po' per pesare. Ma la coraggiosa scommessa di un mondo senza parole è indubbiamente efficace per raccontare una storia cupa e oscura che si spinge fino ai confini della crudeltà umana, confini che in certe condizioni non esistono nemmeno più. E ai nostri giorni non serve nemmeno andare in un fantascenario apocalittico per rendersene conto.

Perché la gran parte di quegli umani rimasti non sono poi così diversi dai lupi affamati che appena attratti dalla preda accorrono per sbranarla. E quelle resta di ossa umane spolpate da altri uomini sono lì a ricordarcelo. Quegli umani sono simili ai lupi non solo perché non parlano (solo grida di dolore e sofferenza), ma proprio perché sono dominati solamente dall'istinto animale che nel nome della sopravvivenza è disposto a tutto. Insomma, si fa presto a tornare allo stato primitivo. E forse, se gli uomini non parlano più, è proprio perché le parole sono finite e il dialogo è praticamente inutile in un mondo di questo genere dove l'umanità è persa per sempre.
Conclusioni
Il fanta-horror dell’esordiente Ben Goodger approdato su Prime Video non è di certo molto originale nel mettere in scena un plumbeo mondo post-apocalittico nel quale si lotta solo per la sopravvivenza. Ma la regia non banale, un’estetica affascinante, la scommessa dell’assenza di dialoghi e le sottolineature su dove può arrivare la crudeltà umana, ne fanno un film da vedere.
Perché ci piace
- Una messa in scena efficace e affascinante.
- L’affondo sugli abissi della crudeltà umana.
- La coraggiosa scommessa della mancanza di dialoghi.
Cosa non va
- Gli scenari post-apocalittici e la lotta per la sopravvivenza non sono il massimo dell’originalità.
- Qualche passaggio narrativo superficiale e zoppicante.