Yaya e Lennie: The Walking Liberty, la recensione: tutto il coraggio della libertà

La recensione di Yaya e Lennie: The Walking Liberty: Alessandro Rak confeziona una perla animata che racconta con poesia e ispirazione la rivoluzione del rimanere se stessi.

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Yaya E Lenni - The Walking Liberty: una scena

Ci sono scelte che non si fanno lanciando una moneta. Certe strade si scelgono per istinto, desiderio o vocazione. Non certo affidandosi al caso. Apriamo la nostra recensione di Yaya e Lennie: The Walking Liberty raccontandovi l'impulso che attraversa ogni singolo frame del nuovo film di Alessandro Rak. Un'opera appassionata che celebra di continuo la libertà e la rivoluzione del rimanere se stessi. Anche quando il mondo sembra andare dall'altra parte, i suoi Yaya e Lennie sono personaggi controcorrente. Una giovane donna e un ragazzone semplice che usano il cuore come una bussola: si fanno guidare dai loro sentimenti per seguire semplicemente quello che sono. Abbiamo scomodato una moneta perché è da lì che è partito tutto. The Walking Liberty (inizialmente scelto come titolo del film) è il nome del vecchio mezzo dollaro americano. Usata a partire dal 1917, la moneta passò alla storia per un'incisione che rappresentava una donna in cammino con tanto di sole alle spalle e scritta "liberty" a incorniciare il tutto. Dopo essere finita fuori corso, la moneta è entrata nella storia per il suo forte valore simbolico.

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Yaya E Lenni - The Walking Liberty: una scena del film animato

Usata spesso nei giochi di prestigio, The Walking Liberty è diventata sinonimo di Caso e Fortuna. In questo senso il film di Rak, al cinema solo il 4, 5, 6 e 7 novembre, sembra quasi voler ribaltare la percezione della cosa, affidando le redini della storia a due anime pure che danno libero sfogo al proprio libero arbitrio. Nessuna casualità, nessuna cieca fortuna. Solo libertà che ci vede benissimo.

The Last of Us

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Yaya E Lenni - The Walking Liberty: un'immagine

Molte cose sono finite. Qualcosa è rimasto tra le macerie. Yaya e Lennie - The Walking Liberty è ambientato dopo un disastro avvolto nel mistero. Catastrofe naturale? Errore umano? Una guerra nucleare? Chissà. In questo scenario post-apocalittico è in corso un braccio di ferro tra due dittature. Una gentile, l'altra violenta. Quella gentile vede la Natura dominare ovunque, regina incontrastata di un'enorme giungla quasi amazzonica. Il suo è un rigoglioso regno pieno di verde, versi e fruscii. Un habitat ferito, tutt'altro che incontaminato, ma in cui tra i resti del vecchio mondo è la Natura a farla da padrona. La dittatura violenta è quella dell'Istituzione, una megalopoli che sta cercando di ricostruire un nuovo baluardo da cui ripartire. Una specie di abominevole ecomostro in cui l'umanità sembra non aver imparato nulla dall'apocalisse a cui è sopravvissuta: alienazione lavorativa, sottomissioni e voracità. L'Istituzione è il nemico che sta alle calcagna di Yaya e Lennie, due anime gemelle decisamente eterozigote. Lei è una quindicenne coraggiosa e irrequieta. Lui un ventenne con un ritardo mentale, molta ingenuità e tanto (tenero) attaccamento alla sua compagna d'avventura. I due non hanno niente se non loro stessi e la propria libertà da tenersi stretta. Parte da qui un film animato coraggioso e anarchico, che non segue strade calcate prima per trovare vie tutte sue. Alessandro Rak confeziona un'opera dal ritmo concitato, dove la sceneggiatura è tutto tranne che equilibrata e canonica. L'avventura di Yaya e Lennie abbandona le classiche tappe del viaggio dell'eroe o della narrazione young adult, preferendo fare di testa sua.

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Yaya E Lenni - The Walking Liberty: un'immagine del film d'animazione

E così il film preferisce evocare più che raccontare, suggestionare più che spiegare. Qualcuno potrebbe trovarla una scelta sconclusionata e bizzarra, ma per noi trasuda solo personalità e bisogno di dare voce a una poetica ben precisa. La libertà dei protagonisti è la stessa del loro autore. Un regista che se ne infischia delle regole e azzarda, rischia, si fida del pubblico. Lo fa in modo intelligente, perché da una parte crea un contesto familiare, con un immaginario che per certi versi ricorda The Last of Us, con la Natura e i resti dell'umanità che convivono sullo schermo (davvero splendido il lavoro scenografico e la cura dei fondali) e la presenza di due sopravvissuti a cui è davvero impossibile non emozionarsi. Dall'altra, però, Yaya e Lennie: The Walking Liberty prende il pubblico e lo trascina nel suo mondo senza farlo orientare. Lo spinge, lo strattona, a volte lo accarezza, ma dimostra di continuo il coraggio di una visione insolita e per questo preziosa.

Alessandro Rak: "L'obiettivo è quello di realizzare qualcosa di piacevole per gli altri"

Evviva la rivoluzione

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Yaya E Lenni - The Walking Liberty: un momento del film d'animazione

Dentro la nuova fatica della Mad Entertainment scalpitano tante rivoluzioni. Un tema caro allo studio animato napoletano, che dopo L'arte della felicità e Gatta Cenerentola torna a mettere in scena la voglia di sottrarsi al pensiero unico, agli argini autoimposti dalla società e qualsiasi forma di costrizione (fisica o intellettuale che sia). Yaya e Lennie è un film libero sulla libertà. Un'opera di grande spessore esistenziale e soprattutto evidente impegno politico. Nel film si avverte una forte nausea di quel populismo che parla alla pancia della gente. Un populismo che genera figure politiche che sembrano confondersi con il pubblico. Figure dal linguaggio accessibile, ma superficiale e lontana dalla complessità delle cose. Consapevole di questo orrore sociale (ben incarnato dall'Istituzione del film), Yaya e Lennie propone una sua utopia: la costruzione di un punto zero del nostro mondo. Da dove potremmo ripartire per ricostruire una società migliore? È questa la domanda ricorrente.

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Yaya E Lenni - The Walking Liberty: una scena del film d'animazione

Citando l'Emile di Rousseau, Rak non impone una sola risposta, ma suggerisce varie alternative. Tra queste c'è sicuramente la sfera degli affetti che non si piegano davanti a nulla. Ce ne siamo accorti guardando un film sincero, schietto, che emoziona e commuove in modo dirompente. Un film fieramente imperfetto, in cui una tecnica animata ibrida cerca di dare calore alle forme del 3D con il tratto tradizionale (a volte riuscendoci, altre no), in cui il doppiaggio è altalenante ma sempre volenteroso e sentito, dove la musica e il cinema rievocano il meglio dell'umanità. L'arte è la salvezza. Sembra questa la grande ancora a cui si appigliano Yaya e Lennie. Un'ancora che la Mad Entertainment ha lanciato in mare tanti anni fa e non ha alcuna voglia di levare.

Conclusioni

Tenerezza, coraggio e libertà. Abbiamo scritto la recensione di Yaya e Lennie: The Walking Liberty seguendo queste tre coordinate. Ovvero quelle segnate dal bellissimo film animato di Alessandro Rak, che ancora una volta ci propone un cinema non convenzionale, anarchico e coerente con una poetica ben precisa. Un'opera poetica che emoziona, fa riflettere sul valore del libero arbitrio e soprattutto propone un cinema animato tutto italiano dal grande valore sociale.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
3.1/5

Perché ci piace

  • Lo spirito anarchico che attraversa ogni fotogramma del film.
  • I due protagonisti ci hanno conquistato con la loro autenticità.
  • La cura scenografica e la messa in scena di un immaginario post-apocalittico classico ma non banale.
  • La sperimentazione visiva con una tecnica ibrida, a metà strada tra il 2D e il 3D...

Cosa non va

  • ...che in alcuni punti risulta ancora poco fluido e farraginoso.
  • Il doppiaggio è altalenante.