Correva l'anno 2002, e la DC Comics, tramite l'ora defunta etichetta per adulti nota come Vertigo, dava alle stampe un fumetto distopico dove un misterioso morbo annientava ogni mammifero sulla Terra dotato di cromosoma Y. Gli unici superstiti erano un giovane americano e la sua scimmia, e nel corso di 66 numeri il loro viaggio per scoprire cosa fosse successo fu raccontato dallo sceneggiatore Brian K. Vaughan e dalla disegnatrice principale Pia Guerra. Adesso, a quasi vent'anni dal debutto cartaceo, questa storia arriva sul piccolo schermo, come potrete leggere in questa recensione dei primi tre episodi di Y: L'ultimo uomo (senza spoiler). L'adattamento seriale, che negli Stati Uniti ha esordito tramite la formula FX on Hulu (nel senso che il canale televisivo produce dei titoli direttamente per la piattaforma) e qui arriva su Disney+ nella sezione Star, segue una strategia ibrida: i primi tre capitoli sono proposti insieme, mentre gli altri sette arriveranno a cadenza settimanale.
Un mondo senza uomini
Y: L'ultimo uomo si apre con una sequenza di strade deserte se non per la presenza di vari cadaveri, indice di un mondo ormai caotico, e in mezzo a tutto questo, che una didascalia ci dice essere tre settimane dopo il cataclisma, si muovono Yorick Brown e la sua scimmia Ampersand. Il primo episodio va poi a ritroso per raccontare quale fosse lo status quo il giorno prima dell'evento misterioso (laddove il fumetto già nel primo numero, dopo poche pagine, andava dritto al sodo), mentre i due successivi pongono le basi per quella che sarà la formula dello show: essendo Yorick l'ultimo essere umano maschio cisgender rimasto sul pianeta, è importante tenerlo al sicuro in attesa di capire cosa abbia provocato l'inspiegabile sterminio di massa. A proteggerlo è l'agente 355, su richiesta della madre del giovane, divenuta presidente degli Stati Uniti in seguito alla morte di tutti coloro che la precedevano nel sistema di successione. E parte l'interrogativo: sarà possibile riportare la stabilità in un mondo ancora più squilibrato di prima, dato che l'estinzione dei mammiferi biologicamente maschi ha avuto un impatto sproporzionato in vari ambiti?
Apocalisse fuori tempo massimo
La sequenza d'apertura di cui sopra ricorda molto The Walking Dead (anch'esso, guarda caso, ora disponibile su Disney+ e basato su un fumetto coevo), ed è lì che si cela il problema maggiore della serie: a causa dei vari ritardi produttivi (inizialmente doveva essere un film con Shia LaBeouf, e la versione televisiva, commissionata nel 2015, ha avuto dei passaggi di consegne dietro le quinte), essa arriva sui nostri schermi in un periodo storico dove scenari distopici e apocalittici fanno parte del quotidiano e necessitano di un punto di vista inedito per distinguersi all'interno di un gruppo di prodotti esteticamente simili. Qui, almeno nei primi tre capitoli, messi a disposizione della stampa prima del debutto in streaming, quell'inedito viene a mancare, e anche la principale deviazione dal materiale cartaceo - un intero episodio dedicato all'antefatto - segue schemi familiari e prevedibili, proponendoci nel 2021 qualcosa che, sul piano narrativo e formale, sembra essere arrivato direttamente dal decennio precedente. Di non poco impatto anche un altro elemento: mentre il fumetto era un racconto on the road dalla portata globale, la serie, per ovvi motivi di budget, non può permettersi scenari simili (stessa ragione per cui viene dato spazio più o meno a tutti, dovendo giustificare l'uso dei luoghi creati per il primo episodio, laddove l'originale cartaceo era soprattutto la storia del viaggio di Yorick e 355 insieme alla dottoressa Mann).
"Basta, smetto di guardarlo!" The Walking Dead ha tirato troppo la corda?
Difatti, al momento l'elemento di maggiore interesse è un altro aspetto che nella versione a fumetti era solo accennata e qui diventa vero e proprio snodo tematico, per riflettere i tempi in cui viviamo: al netto del titolo che è rimasto uguale, lo show sottolinea il fatto che Yorick sia non l'ultimo uomo rimasto sulla Terra, ma solo l'ultimo maschio cis, analizzando di conseguenza l'impatto che il cataclisma ha avuto sulla comunità transgender, principalmente tramite un personaggio nuovo di zecca di nome Sam Jordan, interpretato dall'uomo trans Elliot Fletcher (già visto in Shameless). L'unica vera ventata di novità, indubbiamente interessante, nel contesto di una serie che, pur funzionando come intrattenimento settimanale grazie al mistero di base e all'uso discreto di un cast principale abbastanza affiatato, per ora non riesce a scrollarsi di dosso quell'aria di racconto distopico arrivato sui nostri schermi da decenni addietro, efficace ma complessivamente a corto di punti di forza che lo facciano davvero saltare agli occhi.
Conclusioni
Chiudiamo la recensione dei primi tre episodi di Y: L'ultimo uomo, la nuova serie distopica disponibile in Italia su Disney+ nella sezione Star, che porta sullo schermo il celebre fumetto della DC/Vertigo, sottolineando come si tratti di una premessa intrigante che però, almeno nelle fasi iniziali, si fa molto titubante a livello di esecuzione, evocando il paragone - non interamente in positivo - con altre serie simili.
Perché ci piace
- Gli attori sono tutti bravi.
- La sequenza dello sterminio degli uomini è molto ben realizzata.
- L'idea di base si presta a spunti molto interessanti.
Cosa non va
- I primi tre episodi non sono abbastanza forti da sapersi distinguere da altre storie distopiche.