Un paese che attraversa vari fasi politiche, una società che cambia ma molto più lentamente di quanto non lo faccia la politica stessa. È questa la Polonia descritta da Małgorzata Szumowska e Michał Englert, è qui che si muovono le vicende del film Woman of... (Kobieta Z), storia di una donna trans dagli anni ottanta ai giorni d'oggi in un mondo, quello di provincia, che muta ma non abbastanza. Presentato all'ottantesima edizione della Mostra del Cinema di Venezia è testimonianza viva delle insostenibili difficoltà che ancora oggi devono affrontare coloro che decidono di intraprendere una transizione e che vivono, o hanno vissuto, storie di identità negata.
Seppur con toni molto pacati questa pellicola urla e urla forte la necessità di riconoscere maggiori diritti alla comunità LGBTQIA+ attraverso leggi veramente in grado di rappresentare e tutelare l'intera popolazione di una nazione e non solo una sua parte. Con la nostra recensione speriamo di mettere in luce le caratteristiche di questo lavoro ma allo stesso tempo cercheremo di descrivervi l'intento con il quale è stato girato oltre che la struggente vicenda che lo contraddistingue.
La lunga nascita di Aniela nella trama
La storia racconta quarantacinque anni della vita di Aniela Wesoły, una donna trans, del suo percorso di accettazione prima e transizione poi, dei pregiudizi, dell'ignoranza e della necessità di avere accanto qualcuno in grado di supportare un processo complesso e spesso doloroso. Aniela prima di prendere pienamente consapevolezza di sé cerca di vivere come la società le impone: come un uomo che si giostra tra famiglia, lavoro e bevute con gli amici. Ma non si può negare sé stessi, non per una vita intera, ed è proprio per questo che dopo anni la protagonista trova il coraggio di esprimere ciò che sente e ciò che è, gradualmente si riscopre andando a scontrarsi con la burocrazia e con leggi inadeguate di una società che finge di non vedere, che pretende di non sentire. Una singola storia che però ne racchiude molte analoghe.
Origin, la recensione: Ava DuVernay torna a parlare di razzismo e diritti umani
Esilio e mascolinità imposta
"Il testosterone è potenza" è la frase con la quale un medico consiglia ad Aniela di assumere l'ormone e di provare qualche esperienza extraconiugale per ritrovare la mascolinità perduta. Alla protagonista viene imposta la mascolinità, un modo di essere unico ed inequivocabile che dovrebbe dettare le regole di comportamento di qualsiasi individuo di sesso maschile sano. Di mascolinità se ne parla per tutto il film, ma è tossica e opprimente, è la legge del maschio cisgender ed eterosessuale che impone il suo essere come unico, giusto e possibile, talvolta anche in modo violento. La rivoluzione di Aniela, invece, è dolorosa, delicata ma enormemente più potente perché autentica e non imposta, viene da dentro e non dall'esterno e proprio per questo è inarrestabile.
Anche le scelte musicali aiutano a comunicare allo spettatore l'animo di Aniela: a simbolo della sua situazione ci sono infatti le note di quella che è conosciuta comunemente come l'Ave Maria di Schubert, un brano noto in ambito religioso, ma che ha ben altra origine perché ispirato dal poema epico The Lady of the Lake, dove la protagonista usa il pezzo come preghiera di aiuto perché in esilio. Ed è proprio in esilio che Aniela Wesoły è stata per tanto tempo, nascosta in un corpo che non è il suo, estraneo, in cui non può riconoscersi.
Le scelte di regia
La regia è delicata proprio come la storia che racconta, a volte poco incisiva, ma sempre precisa e curata per restare il più vicina possibile alla sua protagonista. Małgorzata Szumowska e Michał Englert scelgono, specialmente nella prima parte del film, di far parlare le immagini riducendo i dialoghi al minimo e lasciando allo sguardo di Mateusz Wieclawek, prima e Malgorzata Hajewska, poi, il compito di raccontare ciò che le parole non possono: stati d'animo, disperazione e incertezza. Woman of... (Kobieta Z...) è quindi una pellicola importante, specialmente qui ad un festival europeo così rilevante, un'opera incisiva che non può lasciare indifferenti ma che mette in luce una singola storia per raccontarne tante altre finora in ombra.
Conclusioni
Per riassumere la nostra recensione di Woman of… possiamo affermare che il film di Małgorzata Szumowska e Michał Englert è in grado di colpire al cuore con una storia tanto autentica quanto struggente. Attraverso le scelte musicali e le immagini il film fa propria una buona potenza comunicativa: la regia è attenta, anche se non sempre impeccabile, ma efficace nel mettere al centro la protagonista e la sua storia che diventa simbolo di tante altre storie analoghe.
Perché ci piace
- La storia, struggente e autentica.
- La scelta di raccontare la situazione politica in relazione ai mutamenti di Aniela.
- L’attenzione per le immagini e la musica.
Cosa non va
- La regia non sempre impeccabile.