Wire Room - Sorvegliato speciale, recensione: uno stanco Bruce Willis in un mediocre action-movie

Al centro di Wire Room il personaggio interpretato da Kevin Dillon, un addetto alla sorveglianza che cerca di salvaguardare un informatore preso di mira da poliziotti corrotti. Su Rai4 e RaiPlay.

Un'immagine promozionale di Wire Room

L'agente speciale Justin Rosa, reduce da un qualcosa di imprevisto - e che si scoprirà strada facendo - nella sua carriera passata, è alla ricerca di un cambio drastico e accetta un incarico di routine e sulla carta più tranquillo, in una cosiddetta "wire room", una struttura dedicata al monitoraggio di comunicazioni telefoniche ed elettroniche, solitamente relativa a gestire i rapporti tra criminali e informatori. Il suo superiore è l'esperto Shane, che pretende rigore e impegno da parte di chi lavora alle sue dipendenze e impone delle regole chiave da seguire alla lettera.

Kevin Dillon Protagonista Di Wire Room
Wire Room: Kevin Dillon nei panni del protagonista del film

In Wire Room - Sorvegliato speciale, il protagonista non pensava certo che proprio il primo giorno di lavoro si sarebbe trovato alle prese con una situazione assai spinosa. Il suo compito è quello di sorvegliare Eddie, un ex trafficante d'armi che ora collabora con le autorità per fornire informazioni clou sul cartello messicano. La casa del criminale viene presa di mira da alcuni poliziotti corrotti e Justin dovrà intervenire per salvare il "bersaglio", cercando al contempo di non compromettere le indagini, ma non sarà per nulla semplice e non saprà di chi potersi effettivamente fidare.

Wire Room: limiti giustificati e altri no

Bruce Willis Al Centro Di Wire Room
Bruce Willis in una sequenza di Wire Room

Quarta e ultima collaborazione tra il regista Matt Eskandari e Bruce Willis, Wire Room - Sorvegliato speciale non si distacca molto dalla bassa qualità delle precedenti, aggiungendosi alla lunga lista di titoli ai quali il popolare e amatissimo die-harder, già malato di afasia, ha preso parte per questioni puramente economiche e per garantire più introiti possibili alla sua famiglia prima del suo drammatico ritiro dalle scene.

Difficile quanto ingeneroso giudicare quindi la sua interpretazione, che come molte altre degli ultimi dieci anni si limita ad un ruolo secondario, con poche battute e scene d'azione limitate perlopiù all'epilogo. Assai più semplice invece analizzare i difetti di un film povero di idee e di contenuti, un b-movie con più infamie che lodi che si trascina stancamente per novanta minuti, proponendo per l'ennesima volta un immaginario trito e ritrito.

Volti poco carismatici

Bruce Willis E Kevin Dillon In Una Scena Di Wire Room
Bruce Willis e Kevin Dillon in una scena di Wire Room

Il ruolo principale è affidato al fratello d'arte Kevin Dillon, al quale a quanto pare stare seduto su una sedia piace parecchio: soltanto poche settimane prima infatti era uscito un altro titolo con lui protagonista, l'altrettanto mediocre Bomb Squad (2022), dove - condividendo il set con un gigione Mel Gibson - doveva stare seduto per gran parte del minutaggio. Qui vi è maggior dinamismo, in quanto la stanza di sorveglianza diventerà teatro di una resa dei conti nelle fasi finali della vicenda.

Vicenda che per gran lunga vede il Nostro comunicare a distanza con lo psicopatico criminale interpretato da un Oliver Trevena sopra le righe, intento a dargli consigli logistici su come affrontare gli agenti SWAT corrotti che hanno fatto irruzione nella villetta dove questi si stava nascondendo, sicuro di essere protetto da quelle autorità che invece poi hanno finito per tradirlo.

I soliti difetti

Bruce Willis In Una Scena Di Wire Room
Bruce Willis in un'immagine del film

La sceneggiatura, che non risparmia nemmeno gratuiti riferimenti a cult del calibro de I soliti sospetti (1995) - citato apertamente in uno scambio di battute - inanella forzature assortite per condurre il racconto sui binari prefissati, atti a dar vita all'accennato "mucchio selvaggio" conclusivo che permette il ritorno in pompa magna di Willis, pronto a impugnare il fucile a pompa e a far pulizia dei cattivoni.

Il problema principale dell'operazione è nell'assoluta mancanza di tensione e di affezione verso chi si trova su schermo, con gli eventi che si susseguono senza particolari sussulti. Giunti al termine, per chi non ha stoppato prima la visione, si ha la sensazione di aver buttato alle ortiche del tempo prezioso e anche per gli irriducibili onnivori della star sarà difficile arrivare ai titoli di coda senza non tirare almeno un paio di sbadigli.

Conclusioni

Un addetto alla sorveglianza si trova alle prese con una situazione imprevista quando un narcotrafficante, ora informatore chiave in un processo contro il cartello messicano, si trova assediato da una squadra di poliziotti corrotti. A chilometri di distanza e comunicando tramite trasmittente, cercherà di fare la cosa giusta rischiando al contempo di trovarsi egli stesso in grave pericolo. Al centro di Wire Room - Sorvegliato speciale vi è un anonimo Kevin Dillon, con Bruce Willis ormai segnato dalla malattia in un piccolo ruolo di supporto. Tensione e azione ai minimi termini per un film che getta al vento un paio di idee potenzialmente interessanti, con una messa in scena mediocre anche contestualizzata all'universo dei b-movie.

Movieplayer.it
1.5/5
Voto medio
N/D

Perché ci piace

  • I fan di Bruce Willis potranno trovare qualche motivo di interesse, anche se l'amato attore è visibilmente fiaccato dalla malattia.

Cosa non va

  • Kevin Dillon non ha il carisma per reggere ruoli da protagonista.
  • Azione ed emozioni latitano.
  • Regia e sceneggiatura ricorrono spesso a soluzioni forzate e improbabili.