In un prossimo futuro la tecnologia ha ormai preso il sopravvento su tutto, con i rapporti umani che sono strettamente collegati a quelle macchine sempre più parte imperante nella vita delle persone. Alcune storie legate proprio al progresso e ai suoi paradossi si uniscono in un contesto che nel procedere degli eventi assume rilevanza globale, con l'intera umanità prossima ad affrontare un comune destino.
Come vi raccontiamo nella recensione di Warning, queste sono alcune delle vicende che si alternano nel corso dell'ora e venti di visione. Un astronauta alla deriva nello spazio attende l'ora della morte nella più completa solitudine del cosmo, riflettendo sul proprio passato; una giovane donna acquista un evoluto cyborg affinché questo diventi il suo fidanzato e si prenda cura di lei; un ragazzo reduce da una traumatica separazione continua a rivivere la relazione con la sua ex tramite un dispositivo mentale; una casalinga che dialoga 24 ore su 24 con un avveniristico modello di intelligenza artificiale chiamato Dio va in crisi quando l'apparecchio si guasta; un'adolescente in cerca di soldi facili accetta di "prestare" il proprio corpo per denaro, con uno scambio psichico che avrà delle conseguenze...
Specchio delle mie brame
I numerosi racconti che si intrecciano ricordano in maniera palese quell'universo distopico ma potenzialmente realistico, ipotetico futuro da schivare ad ogni costo, che tanta fortuna ha dato - almeno nelle prime stagioni - alla serie cult Black Mirror. E alcuni di questi nelle loro derivazioni drammatiche possiedono anche una certa personalità, salvo essere schiacciati da questa narrazione frammentaria che impedisce di esplorare con la necessaria attenzione le varie trame proposte. L'impressione è per l'appunto quella di un collage mescolato alla rinfusa, senza un vero e proprio nesso logico o un montaggio adeguato a sostenere l'impalcatura narrativa: se gli spunti accattivanti non mancano, altri sono invece troppo prevedibili o appena abbozzati e la continua alternanza non fa che indebolire ulteriormente l'anima tensiva ed emozionale.
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I fili del destino
Ecco così che i personaggi diventano una sorta di involontaria caricatura, marionette nelle mani di questo fato crudele che si dirige verso il colpo di scena finale - a tal proposito, godetevi l'ironica battuta durante l'arrivo dei titoli di coda - in maniera alquanto forzata, caricata di una drammaticità che acquista progressivamente campo nei relativi episodi, affetti da un'atmosfera di costante disillusione che gioca con tutti i pro e contro dello sviluppo tecnologico. La regista Agata Alexander, conosciuta per video musicali di band e cantanti più o meno famosi, esordisce nel lungometraggio proprio con Warning e dal punto di vista stilistico l'operazione sfrutta con una certa dignità il budget non certo esoso a disposizione, anche se è pur vero che lo spettacolo è in secondo piano rispetto al versante introspettivo.
Fino alla fine del mondo
Tra piogge di meteoriti e nuove pandemie, con tanto di nuovo ceppo ribattezzato Covid-28, e rivolte che si agitano per le strade, il film cerca di offrire uno sguardo più ampio sui mali del nostro contemporaneo, ma a conti fatti si concentra principalmente sulle traversie dei protagonisti, ognuno alle prese con un senso di mancanza che li spinge spesso a scelte poco oculate, dalle quali derivano poi tragedie più o meno devastanti. Buono ed eterogeneo il cast, con Thomas Jane nelle vesti di astronauta vagante e Rupert Everett nei panni di un androide destinato al macero quali guest-star e uno stuolo di volti conosciuti provenienti dal piccolo schermo a dar vita a questa fiera degli orrori morali, dove l'umanità perde credito minuto dopo minuto, condotta verso il solo epilogo possibile.
Conclusioni
Il titolo suona paradossalmente come un avvertimento, non soltanto per quello che attende i singoli personaggi e le relative storie di cui sono protagonisti ma anche per l'umanità che ha perso contatto con il proprio lato emozionale, reso schiavo da una tecnologia sempre più assimilante. Come vi abbiamo raccontato nella recensione di Warning, ci troviamo di fronte a un film che racconta, tramite varie episodi che si alternano costantemente, le derive nefaste di un progresso senza controllo, tra cyborg destinati al macero e dispositivi di A.I. che diventano novelle divinità, tanto che la sola soluzione non può che essere una tabula rabula totale e annichilente. Gli spunti discreti qua e là non mancano, ma l'impressione di assistere ad una sorta di copia / incolla delle paure di Black Mirror è più che evidente, con inoltre la durata limitata che impedisce di esplorare a dovere le varie sottotrame presenti.
Perché ci piace
- Un cast eterogeneo e in palla.
- Qualche buono spunto qua e là...
Cosa non va
- ...ma le varie storie non offrono nulla di effettivamente originale.
- La continua alternanza e la durata limitata rendono l'insieme troppo frammentario.