Recensione Nacido y criado (2006)

Trapero ci parla dell'impossibilità di accettare il lutto ed affrontare le colpe e i fantasmi del passato, e lo fa con un film freddo, quasi statico, ma estremamente comunicativo.

Vivere o non vivere?

Santiago conosce il vero significato di felicità: ha una bellissima moglie, una lussuosa casa a Buenos Aires, un lavoro ricco di soddisfazioni e soprattutto l'amore per la figlia Josefina. Un drammatico incidente d'auto gli toglierà tutto questo e lo porterà ad espiare i propri peccati e sensi di colpa nella punta estrema dell'America Meridionale, dove, tra neve e gelo, lavorerà come operaio in uno sperduto aereoporto.

Il viaggio, fisico e metaforico, di Santiago è quello classico dell'essere umano che deve confrontarsi con qualcosa di infinitamente più grande di lui (la perdità degli affetti più cari) e si trova a passare dal paradiso (l'ambiente familiare calda e solare) al purgatorio (il senso di alienazione e stasi insito nel paesaggio quasi irreale della Patagonia) attraverso le fiamme dell'inferno (l'incidente a noi a mala pena mostrato, ma le cui fiamme hanno lasciato un segno visibile sul corpo del protagonista). Quello che al regista Pablo Trapero interessa mostrarci è cosa avviene quando ci troviamo in questo purgatorio: riusciamo a ritrovare la nostra strada verso casa o preferiamo invece lasciarci sprofondare nuovamente e definitivamente verso gli inferi?

Nacido y Criado, quarto lungometraggio del regista da sempre fortunato frequentatore di festival internazionali, è un film fatto di silenzi, di sentimenti nascosti, singhiozzi trattenuti; seguiamo il percorso di espiazione del protagonista ma non ne conosciamo nemmeno il peccato, sappiamo solo che la sua famiglia, così come l'avevamo conosciuta nella prima parte del film, non esiste più, ma il senso di tragedia che affiora soltanto in alcuni momenti sul viso inespressivo del protagonista non riesce ad emergere perchè soffocato dalla volontà di non esistere, di continuare a muoversi come in un sogno/incubo, senza emozioni. Sino a che, tra le giornate di apatia tra alcool e prostitute, tra battute di caccia e un lavoro poco stimolante, si affacciano la vita e la morte, l'una attraverso la notizia che un collega immaturo e scapestrato, inizialmente diffidente, accetta la gioia e la responsabilità di diventare padre, l'altra attraverso il lutto di un altro collega che osserva inerme una malattia consumare la moglie. La vita e la morte: quei due elementi che Santiago aveva cercato di sfuggire, lo raggiungono nel suo limbo, e questo lo induce finalmente ad affrontare il passato che ha cercato a lungo di nascondere a sé stesso e agli altri, e a riconciliarsi con esso.

Movieplayer.it

3.0/5