In occasione della presentazione romana di Tre giorni di anarchia, abbiamo incontrato il regista del film, Vito Zagarrio, gli attori Marica Coco, Salvatore Lazzaro e Gaetano Aronica, e il produttore esecutivo Silvana Leopardi, che ha aperto la conferenza ricordando le difficoltà incontrate durante la lavorazione, a causa del taglio dei fondi.
Come definirebbe il suo film?
Vito Zagarrio: Mi piacerebbe se il mio film fosse visto come una speranza per il futuro, quella stessa speranza che si vede sul volto di Lo Verso nella scena finale, non vorrei invece che fosse letto in chiave neorealistica, anche se un omaggio ai maestri del passato è evidente che ci sia.
Il film è stato molto apprezzato all'estero, tuttavia in alcune scene si è fatto forse molto ricorso al folklore, tipico di un piccolo paese italiano: è stato forse questo ad affascinare tanto gli stranieri?
Vito Zagarrio: Effettivamente a Tokyo hanno paragonato il mio stile a quello di Nuovo Cinema Paradiso e, si, sicuramente il folklore ha fatto presa all'estero, ma per me queste scene hanno rappresentato più dei ricordi, un modo per rivivere la tradizione attraverso gli scandali odierni.
Con tutte le difficoltà incontrate, che clima c'era sul set?
Gaetano Aronica: E' stato un po' come recitare in teatro. Ogni volta, prima delle riprese, facevamo le prove!
Marica Coco: Quello che è stato molto bello, è il rapporto che si è creato con tutto il gruppo. Un'estrema disponibilità da parte di tutti, anche da parte di Enrico Lo Verso.
Vito Zagarrio: E a proposito di Enrico, non è qui perché sta lavorando in Norvegia, sarebbe bello se un attore bravo come lui potesse lavorare un po' più in Italia, mentre Nino Frassica, che in questo film interpreta per la prima volta un ruolo drammatico, non è presente perché è Milano per Colorado.
Ha qualche nuovo progetto in lavorazione?
Vito Zagarrio: Non per ora. Il mio primo pensiero è stato quello di portare a termine questo progetto, per il futuro mi piacerebbe riconvocare di nuovo tutto il team ma non per un nuovo film in costume, qualcosa di più attuale che magari sfrutti anche le nuove tecnologie, come il digitale invece del cinema scope.