Estelle Vasseur è una pilota di aerei di linea, comandante rispettata e brillante. La protagonista di Visions - Passone mortale vive in una villa lussuosa sulla Costa Azzurra con vista sul mare, è sposata con l'affermato chirurgo Guillaume e ha sviluppato una routine perfettamente calibrata tra il suo lavoro e quell'esistenza domestica da sogno.
Questa facciata di perfezione comincia a sgretolarsi quando Estelle incontra casualmente all'aeroporto di Nizza una sua vecchia conoscenza, Ana: fotografa spagnola con la quale aveva avuto un legame passionale vent'anni prima, prima di sposarsi e di seppellire quella parte della sua identità sessuale sotto gli strati della rispettabilità borghese. Il fuoco di quel sentimento mai sopito si riaccende immediatamente, trascinando Estelle in una relazione clandestina che risveglia desideri e identità che credeva ormai dimenticati. Ma al contempo cominciano per lei delle terrificanti visioni e si ritroverà coinvolta in un incubo senza apparente spiegazione.
Visions: tra allucinazioni e realtà
Yann Gozlan è un regista francese specializzato in thriller psicologici: su queste stesse pagine vi avevamo già parlato del suo precedente film, il tesissimo Black Box (2021). Con Visions - Passione mortale ci troviamo davanti ad un'opera che ha diviso nettamente la critica, tra chi ha apprezzato l'ambizione formale e chi ha invece lamentato i vizi di una sceneggiatura che si attorciglia su se stessa.
Noi ci troviamo relativamente a metà strada, con i punti di forza che vanno di pari passo con una narrazione sicuramente bramosa di innestare atmosfere inquiete, sospese tra sogno realtà, ma al contempo imprecisa nel tratteggiare le sue coordinate base, citando a più non posso il cinema dei maestri. Quell'epilogo che guarda a David Lynch e al suo seminale Strade perdute (1997), in una sorta di continuum spazio temporale dal taglio circolare, è la chiusura idonea - non per forza ideale - di un racconto che risulta più incerto che definito, per quanto indubbiamente affascinante.
Menti al lavoro
La sceneggiatura, alla quale hanno collaborato in ruoli più o meno invasivi ben dodici mani, sembra più interessata a moltiplicare enigmi che a fornire risoluzioni effettivamente soddisfacenti. Il rischio che l'estetica nasconda così la sostanza si fa palese nel corso delle due ore di visione, per un film che si fa forza sulle suggestioni e sulle potenzialità, lasciando però molto di irrisolto in quell'ultimo terzo dove non tutti i nodi vengono al pettine.
Stilisticamente ci troviamo dinanzi ad un'operazione raffinata: inquadrature meticolosamente composte dove ogni elemento visivo diventa carico di significati simbolici, con quelle crepe nel muro metafore della psiche infranta della protagonista. E poi movimenti di camera fluidi che seguono Estelle in questi labirinti psicologici, tra eros e thanatos, alla ricerca di un verità che ancora una volta ha mille ombre e dove niente è quello che sembra...o forse sì.
Volti e voci di una storia senza fine
Diane Kruger porta sullo schermo una donna ferita e sofferta, bruciante di desiderio e poi timorosa di verità che vorrebbe ignorare: l'attrice tedesca, che in originale recita in francese - lingua da lei fluentemente parlata - trascende ampiamente il materiale a sua disposizione, dimostrando ancora una volta perché rimanga una delle interpreti più sottovalutate del cinema contemporaneo. Mathieu Kassovitz nel ruolo scomodo del marito tradito porta sullo schermo la necessaria apatia di chi preferisce ignorare, mentre Marta Nieto trasmette un'innata sensualità nel pur scarso minutaggio a lei assegnato.
Perché d'altronde Visions - Passione mortale non nasconde la sua anima da thriller erotico e seppur senza mai cedere a scene integrali o pruriti gratuiti, il torbido legame che unisce le due donne diventa catalizzatore di momenti bollenti al punto giusto.
Il tutto in una narrazione dove ben presto è la paranoia a prendere il sopravvento, suggerendo false piste e innestando un'atmosfera via via più claustrofobica che mescola vero e falso, amore e odio, in attesa di quell'epilogo che risolve poco o nulla dando il via ad un cerchio che non è rotondo e a un tempo che non è finito.
Conclusioni
Un film profondamente ambizioso, che dietro un'estetica immaginifica e una narrazione stratificata nasconde velleità non sempre supportate dai fatti. Il regista Yann Gozlan, altrove più efficace, guarda qui a Hitchcock e Lynch ma fa il passo più lungo della gamba, con contorsioni di sceneggiatura che si perdono in un bicchiere d'acqua. Visions - Passione mortale vive così su suggestioni e sulla passione bruciante di un erotismo pronto a riesplodere dagli echi di un lontano passato, con il volto e il fisico di una bellissima Diane Kruger quale portatrice di misteri e verità nascoste, in due ore di visione che si dirigono verso quell'epilogo non del tutto compiuto ma a suo modo resettante nell'ottica circolare alla base del racconto.
Perché ci piace
- Un'estetica visionaria e affascinante.
- Diane Kruger magnifica protagonista.
- Sceneggiatura tanto affascinante...
Cosa non va
- ...quanto inconcludente.
- La storia e i personaggi secondari si perdono in più occasioni.