Dopo essere stata letteralmente imbrogliata dalla scrittrice Misha Defonseca, smascherata solo qualche settimana fa dopo che per più di dieci anni ha spacciato per autobiografico il suo romanzo Sopravvivere con i lupi, la regista e produttrice francese Vera Belmont riprende da sola il tour di promozione del suo film e giunge in Italia per fornire la sua versione dei fatti sull'accaduto e tentare di spostare l'attenzione dei media sulla sua opera. L'odissea della bambina ebrea accudita da un branco di lupi mentre tentava di attraversare l'Europa a piedi, da Bruxelles fino in Ucraina, alla ricerca dei genitori, è divenuta un film dall'omonimo titolo (nelle sale italiane il 30 aprile in circa 50 copie), una favola cruda ed a tratti surreale che la regista ha usato per raccontare anche un po' di sé. Francese di nascita ma di origini russo-polacche, Vera Belmont scoprì la storia della Defonseca alla fine degli anni '90 e decise che poteva essere finalmente quella la chiave giusta per raccontare la sua infanzia, vissuta nei terribili anni dell'Olocausto nazista. Non avrebbe mai potuto immaginare, però, che quella commovente avventura che tutti credevano frutto di una tragica esperienza di vita, si sarebbe di lì a poco trasformata in una delle più grandi 'bufale' della letteratura moderna, dando vita ad uno scandalo mediatico di proporzioni enormi.
Sinceramente, qual è secondo Lei il rapporto di questa storia con la realtà?
Vera Belmont: Come in ogni altro romanzo anche qui c'è un mix tra finzione e realtà, e di conseguenza anche nel mio film tutto è stato un po' romanzato. D'altronde non volevo realizzare un documentario. Erano anni che cercavo la storia giusta per raccontare in modo costruttivo e appassionante un'esperienza orrenda come l'Olocausto, volevo arrivare al cuore dei più giovani e delle famiglie. Quando ho letto per la prima volta il romanzo mi sono accorta che troppe cose non quadravano, soprattutto per quel che riguarda l'argomento religione c'erano molte incongruenze.
Ha trovato una spiegazione del perché la Defonseca abbia spacciato tutto questo per verità?
Credo che la sua esperienza da bambina sia stata anche più brutta di quella raccontata nel film, credo che abbia usato questa fuga dalla realtà per liberarsi dei suoi ricordi veri, quelli che vedevano protagonista suo padre rapito e torturato dalla Gestapo perché facente parte della Resistenza belga, successivamente accusato di aver fatto importanti rivelazioni sotto tortura. Raccontare storie di fantasia distrae dai propri incubi, aiuta a vivere meglio. E poi sono passati più di sessant'anni da quel periodo, il tempo a volte gioca brutti scherzi.
Quindi Lei non si è sentita offesa e presa in giro quando ha scoperto la verità sul romanzo?
In Francia il film era già uscito quando la verità sul romanzo è venuta a galla, la Defonseca mi aveva accompagnata in lungo e in largo per la promozione e si sentiva come una star. Poi l'accanimento dei giornalisti nei confronti della sua storia e la confessione. Quando ho preso coscienza della realtà mi sono sentita malissimo, mi sono sentita tradita, come quando scopri che tuo marito ha un'altra donna. Nonostante tutto però ho voluto continuare, il film è un'altra cosa, non c'entra nulla con il libro. Sta di fatto che io e lei non ci siamo mai più parlate dopo la sua confessione.
Cosa c'è della Sua di infanzia in questo film?
L'Olocausto ha fatto sì che questa storia potesse essere la stessa di altri milioni di bambini. Certo i lupi sono frutto della fantasia della scrittrice, un'invenzione che mi ha aiutato non poco a rendere l'avventura fruibile per un pubblico più giovane, a trasformare la tragedia quasi in una fiaba. Nonostante la verità sia venuta a galla la gente continua ad amare il film, tanto che ad oggi, dopo ben tre mesi dall'uscita, esso è ancora nelle sale francesi.
Dalla storia, comunque, si evince una grande passione per gli animali della protagonista...
Beh, quando era giovane la Defonseca ha veramente allevato un branco di lupi. Ora vive con la sua famiglia insieme a 11 cani e 18 gatti, quindi non si può dire che si sia inventata proprio tutto.
La bambina protagonista del film è davvero straordinaria, specialmente con gli animali...
E' stata straordinaria perché lei non sa di essere un'attrice. E spero che questa sua incoscienza duri ancora per un po'. Tutti avevano paura dei lupi sul set, lei era l'unica che riusciva persino a baciarli. Pensate che ne voleva portare uno con sé a casa, c'è stata una vera e propria lotta con i suoi genitori. Alla fine ha capito che quelli non sono animali che possono vivere in un ambiente domestico. Il bello di lavorare con bambini come Mathilde Goffart è che a loro non devi spiegare più di tanto, dici loro cosa fare e loro lo fanno apportando sempre qualcosa in più degli adulti. Ho amato molto questa bambina, la trovavo perfetta perché non è né troppo bella né troppo bruttina. Mi ricorda molto la grande Liv Ullman.
I suoi film sono tutti ambientati nello stesso periodo storico, nel Suo futuro vede qualcosa di più attuale?
Nella mia filmografia c'è un'autobiografia (A Parigi con amore, ndr) e quella per forza di cose doveva essere ambientata nella Parigi di quel periodo (gli anni '50, ndr), poi Milena, che raccontava la storia di una grande donna vissuta durante la guerra. Non sto a guardare il periodo storico quando devo raccontare una storia che mi interessa, mi affascinano i personaggi carismatici e coraggiosi, uomini e donne che hanno voglia di cambiamento. Per il futuro ho in cantiere un film che riguarda una sorta di Cenerentola moderna ed ecologista, una che protegge la foresta e con la quale la foresta riesce addirittura a parlare.