Le nuvole si allontanano dal Lido di Venezia. Giunti alla fine di questa edizione soleggiata, molti dubbi sono scomparsi all'orizzonte. Verrebbe voglia di urlare verso il cielo come nel cult di Mel Brooks: "Si... può... fare!". Ed eccoci qui, pronti a raccontarvi le nostre preferenze di questa Venezia 77. Un'edizione nata tra tanti timori e timide speranze, la consapevolezza di affrontare un grande rischio su scala globale e la sensazione che se ne potesse fare a meno per evitare ogni rischio. È stato ovviamente un festival anomalo, meno festoso, meno glamour, ligio nel rispetto dei protocolli di sicurezza, ma soprattutto coraggioso nell'affermare l'importanza del cinema nel mercato e nelle vite delle persone.
Però, addentrandoci nel buio della sala, quello che ci interessava davvero era quel grande schermo tenuto spento per troppi mesi. Ed è qui che la Mostra del Cinema di Venezia ci ha fatto tornare il sorriso. Perché a livello puramente artistico Venezia 77 non è stata "in tono minore" come l'atmosfera delle strade poco affollate del Lido. Anzi. Quella che si chiude alle nostre spalle è stata un'edizione di buon livello, molto cinefila nel dare spazio ad autori e cinematografie spesso fagocitati dalle major, con tante scoperte, poche delusioni e qualche folgorazione che non dimenticheremo. È stata una Venezia davvero molto femminile, in cui è emerso il tatto di registe empatiche, capaci di raccontare lotte, gioie e dolori di altre donne caparbie. È stata un'edizione in cui molti film hanno raccontato il potere dei legami di sangue, con il fiato dei genitori che soffia forte sul collo dei loro figli.
È stato un festival in cui l'umanità ha sgomitato tra guerre, rivoluzioni, malinconici viaggi on the road, drammi familiari, amnesie utili a dimenticare il dolore. In mezzo a tanta amarezza per fortuna, c'è stato anche spazio per grandi risate, personaggi idioti a cui ci siamo affezionato grazie a un piccolo gesto diventato subito un tormentone. È stata una Venezia 77 che vi facciamo raccontare da chi l'ha vissuta sulla propria pelle, con il volto ancora umido per le mascherine sempre in faccia e gli occhi ancora piena di buon cinema. Si può fare. Il cinema ruggisce ancora.
Luca Liguori
Top 5
- Nomadland: il bellissimo film di Chloe Zhao ci regala uno sguardo poetico e ottimista su una tragedia sociale.
- Mele: prima folgorazione di questo festival. E dodici giorni dopo continuo a pensare che questo film greco sarebbe stato perfetto per il concorso.
- Mandibules: il film cult di questo festival, una follia anarchica e irresistibile che avrei rivisto anche subito.
- The World to Come: un film che parla di amori impossibili, l'importanza dei ricordi e la condizione femminile con grande eleganza e lucidità.
- Careless Crime: altro che Tenet! Dallo stesso regista di quel gioiello che è Fish & Cat, un film complessissimo e volutamente intricato e respingente. Ma anche uno dei più potenti e suggestivi che ci sia capitato di vedere da molto tempo.
Il film italiano
Le sorelle Macaluso di Emma Dante, miglior film italiano del festival per distacco. Un'opera emozionante che tradisce la sua natura teatrale ma grazie all'ottima regia si fa opera cinematografica potente e visionaria.
La sorpresa del festival
One Night in Miami di Regina King, un'opera prima molto interessante e davvero bene fatta, incredibilmente attuale nonostante parli di un avvenimento di oltre 50 anni fa. Ne sentiremo parlare molto nei prossimi mesi, soprattutto per gli Oscar.
Il mostro della Mostra
Mainstream di Gia Coppola, un film irritante sia per forma che per (mancanza di) contenuto. Peccato perché Andrew Garfield è particolarmente bravo nel fare lo stronzo.
Scena cult
Ovviamente tutto Mandibules! Dal gesto di saluto dei due protagonisti (taureau!) all'interpretazione urlata di Adele Exarchopoulos, fino ad arrivare alla mitica mosca gigante.
Scena scult
La deliziosa Maya Hawke che vomita emoji in Mainstream. Mah!
Nomadland, la recensione: perdere la casa, ritrovare natura e umanità
Giuseppe Grossi
Top 5
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One Night in Miami: quattro icone afroamericane alle prese con le proprie responsabilità, quattro uomini che guardano in faccia il razzismo made in USA per prendere finalmente posizione. Regina King esordisce alla regia con un film mai retorico e appassionato, la cui puntualità e urgenza sono destinati a lasciare il segno. E segnare anche la prossima edizione degli Oscar.
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Mele: Un'opera prima ispirata e intima, dedicata a un'inspiegabile amnesia collettiva. Le persone di colpo dimenticano tutto, soprattutto il dolore. Però ricordarsi di vivere è sempre una soluzione, anche quando devi ingoiare il marcio che vorresti rimuovere. Questo Mele, invece, non si dimentica.
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Nomadland: un film delicato e potente, che viaggia lontano dalla retorica di Into the Wild, che non punta il dito contro qualcuno, non fa la morale, non è arrabbiato col mondo intero. Nomadland non eslcude, include, abbraccia. È accogliente come lo sguardo di un'intensa Frances McDormand.
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Pieces of a Woman: una storia d'amore con sé stessi per rimettersi in piedi, accogliere le crepe e ridarsi forma. Un film doloroso con una delle sequenze iniziali più coinvolgenti (e sconvolgenti) viste negli ultimi anni.
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Quo vadis, Aida?: una pagina di storia dimenticata troppo in fretta, riesumata da un film spietato nel raccontare una madre pronta a tutto pur di difendere la sua famiglia.
Il film italiano
Le sorelle Macaluso: Emma Dante riesce nell'impresa di raccontare un'intera famiglia attraverso una casa. Un posto impregnato di ricordi come sono i luoghi in cui siamo cresciuti. Una casa che protegge e ferisce, custodisce spensieratezza e rigurgita dolore. Una casa piena di fantasmi, dove vedi correre il bambino che eri e scendi a patti con chi sei diventato.
La sorpresa del festival
Mandibules: ridere di gusto per le disavventure di due emeriti idioti a cui vuoi subito bene. Folgorazione e tormentone allo stesso tempo. Taureau applausò! Ex aequo con i sorprendenti bambini apprezzati in Sun Children.
Il mostro della Mostra
Laila in Haifa: un film supponente e chiuso in se stesso, in cui i personaggi vagano senza meta tutto il tempo senza guadagnarsi mai l'interesse dello spettatore
Scena cult
Il brano cantato a cappella da Sam Cooke in One Night in Miami. Un coro di voci si solleva lentamente e lo sguardo di Malcom X racconta un mondo intero.
Scena scult
Il duello finale di Night in Paradise in cui tra testate, proiettili e pugnali, nessuno dei duellanti vuole saperne di morire.
One Night in Miami, la recensione: grandi icone illuminate da una notte nera
Max Borg
Top 5
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City Hall: Frederick Wiseman racconta l'America come solo lui sa fare, tornando nella natia Boston.
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Hopper/Welles: una conversazione inedita tra due giganti del cinema, che mette alla berlina la New Hollywood.
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Careless Crime: quando la sala cinematografica diventa scena del crimine, dentro e fuori lo schermo. Meritava il concorso.
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Sportin' Life: Abel Ferrara, la sua vita e il suo cinema, tra musica, festival e quarantene.
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Mandibules: Quentin Dupieux non si smentisce, regalandoci un altro bel pezzo di humour surreale. Torò!
Film italiano
Guerra e Pace, una riflessione potente sul ruolo delle immagini nel raccontare i conflitti.
Mostro della Mostra
Run Hide Fight, moralmente insulso e cinematograficamente esecrabile
Scena cult
La prima battuta di Adèle Exarchopoulos in Mandibules
Scena scult
Gli ultimi cinque minuti di Run Hide Fight
Matteo Maino
Top 5
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Pieces of a woman: un lungo viaggio sul rinascere, sull'elaborazione del lutto, sulla pazienza nel ricostruirsi. Con un piano sequenza iniziale coinvolgente e sofferente come poche cose viste al Festival, il film di Mundruczó è un'emozionante esperienza cinematografica di rara bellezza.
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Le sorelle Macaluso: catturare il tempo che scorre negli oggetti che si rovinano, nella polvere, nei volti che invecchiano e, in mezzo, raccontare vite intere in meno di 90 minuti. Di una bellezza e di una poesia commovente tra urla, balli e baci rubati.
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Mele: la folgorazione del Festival nella sezione Orizzonti. In un mondo in cui la perdita di memoria è una vera e propria pandemia, un uomo partecipa a un programma di riabilitazione per cominciare una nuova vita. Come una polaroid, un film che cattura in un attimo e rimane impresso.
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One night in Miami: l'esordio di Regina King ha tutte le caratteristiche dell'opera matura. Un dramma da camera che racconta l'intera America in poco meno di due ore e con degli attori stratosferici. In alcuni momenti vengono i brividi. Ne risentiremo parlare.
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The Disciple: l'ossessione di arrivare alla perfezione pur senza talento, una vita intera trascorsa nella ricerca di quel flusso vitale sacrale. Il film indiano del Festival, soprattutto nella prima parte, è un'esperienza cinematografica incredibile, spirituale, cerimoniosa. A distanza di giorni rimane memorabile.
Film italiano
I predatori, di Pietro Castellitto. Un'opera prima imperfetta, ma anche un enorme sincero e sentito dito medio ai nostri padri (biologici e artistici) e a un vecchio modo di fare cinema e scrivere storie. Esplosivo come una bomba, anarchico e reazionario. A buon rendere!
La sorpresa del festival
Mandibules, di Quentin Dupieux. Mai avrei pensato di ridere così tanto. Un film cult che ha spezzato il Festival in un "prima" e un "dopo" visione, pieno zeppo di scene indimenticabili e con un ritmo così perfetto da aver voglia di vederlo più e più volte. Toró!
Il mostro della mostra
Mainstream, di Gia Coppola. Un disastro visivo prima che narrativo. Tra montaggi frenetici per richiamare (male) il ritmo delle nuove generazioni, emoji sullo schermo e continue urla, il film diventa alla lunga insostenibile. Un pasticcio clamoroso.
Scena Cult
Ce ne sarebbero molte, in film diversi, ma alla fine citiamo un momento de Le sorelle Macaluso: un bacio tra due ragazze che avviene dopo un corteggiamento breve che assomiglia a un balletto. In pochi secondi c'è tutto il racconto del fuoco adolescenziale.
Scena Scult
Andrew Garfield in Mainstream che, urlando, si defeca su una mano e inizia a correre furiosamente per la stanza mostrando fiero il prodotto dei suoi sforzi ad altri influencer.
Le sorelle Macaluso, la recensione: la meravigliosa creatura di Emma Dante
Carlotta Deiana
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Pieces of a Woman: Un film che racconta il lutto e la maternità da una prospettiva nuova, colpendo nel profondo lo spettatore soprattutto nella sua prima mezz'ora. Non si può restare indifferenti davanti a questa storia di dolore ma anche di rinascita. Da brivido la sua protagonista, per noi grande scoperta di questo festival: Vanessa Kirby.
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Nomadland: Si parla ancora una volta di lutto e rinascita, in questo caso la storia è quella di una donna che realizza finalmente sé stessa scegliendo un tipo di vita assolutamente anticonvenzionale. Paesaggi mozzafiato, in cui potenza, delicatezza e poesia si fondono alla perfezione. Anche in questo caso non si può che citare la protagonista, una Frances McDormand sempre straordinaria.
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Apples: Un'opera prima estremamente affascinante, in cui - neanche a farlo apposta, come nei primi due film della nostra lista - si racconta con incredibile tatto un difficile percorso di superamento del lutto. Una distopia particolare e coinvolgente, un film che, essendo tra i primi che abbiamo potuto vedere durante questo Festival, ci ha fatto iniziare questa Mostra del Cinema con il piede giusto.
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Quo Vadis, Aida?: La storia di una madre che cerca di salvare i suoi figli da una terribile tragedia, un tuffo disperato in un capitolo oscuro della Storia recente, purtroppo molto poco conosciuto. Ancora una volta una splendida protagonista.
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New Order: Una distopia fin troppo reale che racconta come la violenza non è mai la soluzione per cambiare le cose, perché è sempre uno strumento in favore di chi il potere ce lo ha già. Un film crudo, sconvolgente, che fa riflettere sul presente ma anche sul nostro futuro.
Film italiano
Le sorelle Macaluso, di Emma Dante. La scoperta italiana di questa mostra. Un film che parla della famiglia da una prospettiva inaspettata. Tra quelli che abbiamo visto, pochi ci hanno emozionato così tanto.
La sorpresa del festival
One night in Miami, di Regina King. Un film arrivato senza dubbio al momento giusto. Fosse stato in Concorso si sarebbe senza dubbio aggiudicato qualcosa.
Il mostro della mostra
Selva Tragica, di Yulene Olaizola. Un film dalle premesse interessanti ma che si perde quasi subito in una trama poco interessante ed in personaggi assolutamente non memorabili.
Scena cult
Il rap di Maria Castellitto in I Predatori, di Pietro Castellitto. Una scena che ha scatenato scroscianti applausi in sala. Vale da sola tutto il film (che per altro ci è piaciuto molto).
Scena scult
La scena dello specchio in Laila in Haifa, di Amos Gita: quando uno dei personaggi femminili scrive arrabbiata con un rossetto sullo specchio, poi in preda all'ira cancella parte del messaggio e nessuno saprà mai cosa c'era scritto (e così pure il senso della scena).
Valentina Ariete
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Nomadland: La risposta terrena e attuale a The Tree of Life di Terrence Malick: l'importanza degli affetti, dei ricordi, la difficoltà di superare un lutto e di vivere la vita slegati da ogni convenzione. Frances McDormand regala un'altra interpretazione memorabile e la colonna sonora di Ludovico Einaudi impreziosisce tutto.
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Apples: Ricorda Memento di Nolan. Ma se lo avessero girato Paul Thomas Anderson e Lanthimos.
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Le sorelle Macaluso: La carnalità di Emma Dante funziona sul grande schermo come sul palcoscenico. Anzi: adattando con intelligenza l'omonimo spettacolo teatrale regala una storia ancora più intima e toccante, che racconta cinque sorelle in tre fasi della loro vita.
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One night in Miami: La carriera intelligente di Regina King continua anche dietro la macchina da presa. Ottima scrittura, grandissimo cast. Un vero peccato non fosse in concorso. Ma si rifarà sicuramente agli Oscar.
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Mandibules: La scheggia impazzita di Venezia 77: uno strano ibrido tra La mosca di David Cronenberg e Scemo e più scemo. È già cult.
Film italiano
Le sorelle Macaluso.
La sorpresa della mostra
I predatori di Pietro Castellitto ha un'anima punk che spesso manca al cinema italiano: dialoghi brillanti, un ottimo cast, una scrittura intelligente e feroce, come i suoi protagonisti. Un esordio promosso a pieni voti, che fa ben sperare per la carriera da regista di Castellitto, che, ritagliandosi una parte importante nel film, si conferma anche un ottimo interprete.
Il mostro della mostra
Selva Trágica: La vera tragedia è che non ci sono mostri in questo mostro della mostra: quello che sulla carta poteva essere un buon horror, o comunque un film con suggestioni fantastiche, si rivela presto come una serie di inquadrature di piante e animali che stanca dopo i primi minuti. Molto meglio una puntata di Superquartk narrata da Piero Angela.
Scena cult
Mandibules: Tutte quelle con la mosca di Quentin Dupieux. Tutti dovremmo avere una mosca come animale da compagnia.
Scena scult
Mainstream: La star di YouTube Link (Andrew Garfield) fa finta di defecare sul tavolo durante una live, per brandire a mo' di arma un cilindro fecale in mano. Per poi dire "è finto". Sarà anche finto, ma si finisce per domandarsi se la scena sia o meno un vero escremento.