Il verdetto della giuria della 75° Mostra del Cinema di Venezia ha messo d'accordo tutti. Film del cuore di pubblico e critica, Roma, del messicano Alfonso Cuaron, trionfa meritatamente. Una vittoria targata Netflix che cozza con il protezionismo cinematografico attuato contro la piattaforma streaming da altre realtà. Batte bandiera Netflix anche un altro film del palmares, The Ballad of Buster Scruggs, il western antologico dei fratelli Coen che si porta a casa il premio per la miglior sceneggiatura. Il film, tra l'altro, a differenza di Roma, per il momento non ha in previsione uscite cinematografiche.
Molto apprezzato anche La favorita del greco Yorgos Lanthimos che ottiene due premi, il Gran Premio della Giuria e la Coppa Volpi per la miglior interpretazione femminile assegnata ad Olivia Colman. Doppio premio anche per The Nightingale dell'australiana Jennifer Kent, che ha diviso nei giudizi, ma ha messo d'accordo i giurati i quali le hanno assegnato un premio speciale e la Coppa Mastroianni per il giovane attore di origine aborigena Baykali Ganambarr.
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Guillermo del Toro: Netflix è la morte del cinema? Ma che sciocchezza...
Premi all'arte, premi politici, la giuria capitanata da Guillermo del Toro deve aver avuto le idee molto chiare visto il palmares. "Sono un tipo che ama divertirsi" esordisce del Toro. "Avere 21 film eccellenti e farli stare in 9 premi è difficile. Abbiamo avuto alcune discussioni, ma abbiamo cercato di analizzare le varie opere e così la decisione è giunta naturalmente. Abbiamo lavorato tanto e con piacere". Arrivano le questioni dolenti, riguardo alla polemica su Netflix, del Toro commenta: "Non è la fine di niente, si parla per iperboli, ma la demagogia non aiuta a raccontare storie in nessun modo". Messo a tacere anche il conflitto d'interessi per aver premiato l'amico Alfonso Cuaron: "Premiare Roma è stata una decisione unanime, nove a zero".
C'è stato un film italiano che ha rischiato di vincere
Del Toro sottolinea come molti dei film presenti in concorso avevano un preciso impianto politico, perfino "una fiaba come Suspiria riflette il presente a suo modo. Molti film parlavano di donne, noi abbiamo giudicato ogni opera per quello che vedevano sullo schermo. Siamo stati severi, per avere un giudizio equo dobbiamo giudicare tutti i film nello stesso modo. Per The Nightingale, non ci ha influenzato il fatto che fosse stato realizzato da una regista donna, ma ci ha sconvolto il viaggio in cui la regista ci ha portato". Parlando di Roma, del Toro aggiunge: "La pellicola di Alfonso è un ritratto intimo, ma anche un affresco che fa il punto sulla situazione storico-politica del Messico. Sta circolando la voce che io non abbia votato, ma è una sciocchezza. Se voti come un adulto professionale non ci sono problemi, il mio voto ha avuto lo stesso peso degli altri". Riguardo all'assenza di premi all'Italia, il regista messicano spiega: "C'è stato un film italiano che ha rischiato di entrare nel palmares, alla fine quello che vedete voi è il quadro complessivo di un processo complicato".
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La parola ai premiati
Yorgos Lanthimos giustifica così il suo cambio di stile ne La favorita: "In realtà non ho lavorato in modo diverso dal passato con le mie attrici. Ciò che cambia, stavolta, è il tono generale del film e questo penso dipenda dalla scrittura. io lascio i miei attori molti liberi, li guido solo quando necessario. Sono lì per aiutarli a tirar fuori ciò che loro hanno da offrire". Emozionatissima, la Coppa Volpi Olivia Colman ringrazia le colleghe e il regista: "Ho amato fare il film, ho adorato ogni secondo di questa esperienza. Essere portata in giro e camminare poco mi ha permesso di mangiare tante torte e riposarmi sul set. In ogni ruolo che interpreto c'è un po' di me, ma questo ruolo è il sogno di tutte le attrici, sono cinque personaggi in uno solo. E' importante amare i propri personaggi, trovare una connessione, nel mio caso è stata un'esperienza molto emozionante.
Willem Dafoe celebra la Coppa Volpi per At Eternity's Gate confessando di essersi concentrato sulla pittura per interpretare un Van Gogh credibile: "Questo premio significa tanto per me, sono commosso dalla ricezione avuta dal film qui in Italia, il mio paese adottivo. Julian Schnabel mi ha fatto un regalo permettendomi di essere Van Gogh". Parlando della sua carriera eclettica e versatile, il divo aggiunge: "Come passo da blockbuster a film sperimentali? E' tutta recitazione, la recitazione è basata sulle situazioni, sulla riflessione sulla storia e sul personaggio. Dipende anche da quali ruoli mi vengono offerti e da cosa mi interessa. Mi piace spaziare, non voglio essere troppo costretto come attore, non voglio diventare troppo sicuro di me stesso".
Dopo le polemiche, la regista di The Nightingale, Jennifer Kent si gode i premi ricevuti e racconta l'incontro con Baykali Ganambarr: "Dedico il premio alla forza femminile e al popolo tasmano, forte e orgoglioso. Ho trovato Baykali nella parte settentrionale dell'Australia. Ho conosciuto vari giovani in questo territorio meraviglioso, ma mi ha stupito subito l'onestà di Baykali. E' stato incredibile: ha capito subito ciò che mi serviva ed è stato onesto". La Coppa Mastroianni Baykali Ganambarr ammette: "Vengo da una piccola comunità, priva di opportunità, non ho mai studiato recitazione. Dovevo cogliere immediatamente l'occasione. Il giorno del provino ero nervoso, ma ce l'ho messa tutta perché ci tenevo molto a partecipare al film". Parlando del peso politico del suo film, la regista aggiunge: "Il mio film racconta l'inizio delle violenze contro il popolo aborigeno in Australia. Non volevo sovrapporre la mia voce alla loro, credo che la loro cultura sia superiore alla nostra, soprattutto a quella dei conquistatori bianchi. Volevo dar voce a chi non ce l'ha".
Tim Blake Nelson ritira il premio alla sceneggiatura in vece dei fratelli Coen, autori di The Ballad of Buster Scruggs, e ammette di sentirsi un po' in imbarazzo: "Joel ed Ethan hanno scritto così tanti ruoli dando una carriera a tanti attori, io sono uno di questi. Pensate a Steve Buscemi, John Turturro, Philip Seymour Hoffman, Frances McDormand, sono così radicati nella tradizione del cinema che scrivono ruoli per personaggi, non scrivono film facili e non scrivono film per attoruncoli. Pensandoci bene, gli attori devono così tanto ai Coen che non è poi così sbagliato che sia un attore a ritirare il premio al loro posto".
Anche il vincitore del leone d'oro Alfonso Cuaron parla di minoranze nel suo Roma, dedicando gran parte del film alle sue governanti indigene: "E' sempre stato importante parlare delle minoranze, il fatto che non abbia mai pensato alla mia tata come a un'indigena mi fa capire quanto siano invisibili, perciò ho voluto darle centralità nella mia opera. Questo film è il frutto del mio grandissimo amore per la mia famiglia per per il Messico. Il festival di Venezia è mitico è molto importante per me essere qui, essere premiato da Guillermo del Toro è stato bellissimo, ma finalmente ora che è finita ci potremo parlare e abbracciare. Ho un grande debito nei confronti dell'Italia e del cinema italiano, è difficile trovare un regista che non abbia imparato da questo cinema".