La conferenza di apertura di Venezia 2019 si trasforma ben presto in un processo a Roman Polanski, presente in concorso con L'ufficiale e la spia, definito una presenza scomoda dalla Presidente di Giuria Lucrecia Martel. Quando la discussione si concentra sul #MeToo e sulle sue conseguenze, la regista argentina ammette di essere in difficoltà nel dover giudicare il film di Polanski. "Non riesco a scindere l'artista dall'opera, anzi, per me la cosa interessante di un'opera d'arte è proprio il fatto che vi traspare l'autore. La presenza di Roman Polanski in concorso, dopo ciò che ha fatto in passato, mi mette a disagio tanto che non parteciperò alla serata di gala in onore del suo film. Non sarebbe giusto nei confronti di tutte le donne che rappresento, delle donne argentine vittima di stupro".
La regista ammette, però, di aver fatto ricerche su internet per studiare il caso di Roman Polanski e di essersi consultata con scrittori e intellettuali: "Dalle informazioni che ho trovato mi sono resa conto che Polanski è stato condannato, ha scontato la sua pena e la sua vittima lo ha perdonato. Credo che Polanski meriti una chance perché il suo film è una riflessione su un uomo che commette un errore. E' un dialogo importante oggi, perciò credo che sia opportuno che se ne parli e il suo film sia presente al festival".
La Mostra di Venezia tra dilemmi morali e quote rosa
Nella discussione su Polanski viene chiamato in causa anche il direttore artistico della Mostra del Cinema di Venezia 2019, Alberto Barbera, il quale sostiene invece che sia necessario "fare distinzione tra artista e uomo. La storia dell'arte è piena di artisti che hanno commesso crimini, non per questo abbiamo smesso di ammirare le opere che hanno prodotto. Roman Polanski è l'ultimo dei grandi maestri del cinema europeo ancora in attività. Non si può aspettare 200 o 300 anni per storicizzare e dire se quelli di Polanski siano grandi film, un giudizio estetico può essere espresso subito. Io non ho avuto dubbi a riguardo, ho apprezzato il film e ho deciso di invitarlo in competizione. Non sono un giudice, sono un critico cinematografico e mi viene chiesto di giudicare se un film sia meritevole o no. Il mio lavoro finisce lì. La stessa cosa dovrebbero farla gli spettatori".
Il discorso si sposta poi sulla scarsa presenza di registe in concorso. Alberto Barbera e Susanna Nicchiarelli, premiata a Venezia per Nico, 1988 e Presidente della giuria Orizzonti, sottolineano come il vero problema non riguardi le quote nelle selezioni dei festival quanto l'accesso delle registe ai finanziamenti. Quest'anno vi sono due film diretti da donne in concorso a Venezia. Barbera, che sottolinea di non aver alcun tipo di pregiudizio durante la visione, anzi, ammette di aver rivisto alcuni film di diretti da donne per aumentare il numero nella selezione, pur non essendo riuscito ad apprezzarli a sufficienza. Eppure "le sezioni dei cortometraggi e VR ospitano il 40% di opere di donne, perché il cinema ancora non ha raggiunto quella parità? Il problema è l'accesso al denaro. Il budget delle donne è ridotto rispetto a quello degli uomini e questo le spinge a dedicarsi a documentati o film piccoli".
Cambiare l'arte attraverso le pari opportunità
Militante e radicale, Lucrecia Martel ammette di non essere felice quando si parla di quote rosa, ma aggiunge che oggi come oggi sono necessarie: "Nessuna donna ama le quote rosa, ma non vedo altre possibilità per aumentare il numero delle donne in una società patriarcale. Non mi rende felice la cosa, ma non vedo altro modo per forzare l'industria a pensare in altri modi. Poca partecipazione dei non bianchi o dei poveri, è allarmante". La Martel sfida Alberto Barbera proponendogli un esperimento: "Proviamo ad adottare il 50 e 50 per un paio di anni e vediamo che succede, vediamo se la qualità delle pellicole diminuisce o no. Stiamo attraversando un momento innovativo e dobbiamo forzare la mano per cambiare le cose".
L'ultima battuta della presidente di giuria è sui presunti "blockbuster" - Joker e Ad Astra - Missione Classificata che quest'anno farebbero la loro comparsa in concorso. Prodotti sulla carta lontani dai suoi gusti, ma lei non ci sta a essere rinchiusa in un'etichetta e ribatte: "Mi sorprende che voi conosciate il mio gusto, vi stupireste nello scoprire cosa mi diverte. Non so quali tra le pellicole del concorso possano essere definiti blockbuster, ma è certo che non si può decidere a priori che tutti i blockbuster siano brutti o da odiare".