Alla fine arriva anche il sole a benedire l'apertura della 71° Mostra del Cinema di Venezia insieme alla giuria, presieduta ineditamente da un musicista, seppur con una grande esperienza cinematografica alle spalle, come Alexandre Desplat. Il compositore si trova a coordinare il lavoro di Carlo Verdone, Tim Roth, della diva cinese Joan Chen, del regista Elia Sulemain, della collega austriaca Jessica Hausner, della costumista Sandy Powell, tre volte premio Oscar per Shakespeare in Love, The Aviator e The Young Victoria (2009), del cineasta tedesco Philip Gröning e della scrittrice Jhumpa Lahiri.
Desplat commenta divertito la scelta della Biennale di affidare il compito di guidare i giurati che assegneranno il Leone d'oro a un compositore affermando: "Non credo che nominare un musicista presidente di giuria sia così strano. Potremmo semmai definirlo 'audace'. Ortolani, Rota, Morricone hanno lavorato con i più grandi registi e negli anni sono diventati anche loro cineasti di grandissimo livello. Io sono qui per guardare i film con curiosità e bevevolenza. L'aspetto eccezionale del cinema è fare nuove esperienze. Io e i miei giurati ci auguriamo di trovare sguardi originali. Credo che sia proprio questo il senso ultimo dei festival del cinema: scoprire nuovi autori".
Una mostra al femminile
Quest'anno la Mostra veneziana ha deciso di dare grande risalto alla presenza femminile puntando su due due donne, l'italiana Alice Rohrwacher, che preside la giuria Opera Prima, e Ann Hui, presidente di Orizzonti. Quest'ultima, che a Venezia presenterà il suo ultimo lavoro, il pamphlet storico The Golden Era, dedicato alla controversa scrittrice Xiao Hong, commenta la situazione dell'industria a cui appartiene sottolineando come "la cinematografia cinese stia attraversando un buon momento. La Cina ha a disposizione un pubblico numeroso e molto denaro, ma i film hanno ancora tanta strada da fare. Siamo grati che la Mostra di Venezia abbia sempre sostenuto il cinema cinese invintando i nostri autori a partecipare al festival". A prendere la parola è poi Paolo Baratta, presidente della Biennale Cinema, il quale si concentra su una delle principali novità di questa edizione della Mostra, il restauro della storica Sala Darsena, rinnovata nel look e con un maggior numero di posti. La ristrutturazione è stata realizzata nell'ambito del recupero delle sale storiche del Lido di Venezia. Baratta promette che l'anno prossimo i fondi verranno destinati a rinnovare le aree dedicate alla stampa, principale "partner" della Mostra di Venezia presente anche quest'anno con un buon numero di accreditati.
Uno sguardo ai diritti civili lontano dalle polemiche
Il direttore Alberto Barbera inaugura il suo intervento con un pensiero ai fatti di cronaca e alla persecuzione degli artisti. Al tavolo dei presidenti di giuria vi sono due sedie vuote, una dedicata alla regista iraniana Mahnaz Mohammadi che da anni lotta per il riconoscimento delle donne nel proprio paese. La cineasta è stata arrestata il 7 giugno scorso e condannata a cinque anni di prigione con l'accusa di aver messo a repentaglio la sicurezza nazionale facendo campagna antigovernativa. La seconda sedia vuota è per il regista ucraino Oleg Sentsov, arrestato l'11 maggio con l'accusa di atti terroristici è detenuto a Mosca in attesa di processo. Non manca un accenno alle polemiche della stampa che ha bollato la Mostra di questa edizione come un festival 'in crisi' a causa dell'assenza di nomi di primo piano, inizialmente dati per certa.
Barbera, sorriso sulle labbra, è però fermo nel respingere le accuse. "La situazione internazionale è cambiata completamente. La rivoluzione digitale cominciata 15 anni fa ha cambiato non solo il modo di fare film, ma anche il mercato e la distribuzione. Per le grandi società internazionali i festival non sono più la prima opzione. Ci sono film che escono in sala senza passare dal festival. Christopher Nolan e Tim Burton, invitati da tutti i festival, usciranno direttamente in sala. Viviamo in un periodo di grande transizione. Il mercato del pubblico si rimpicciolisce e il cinema viene consumato su altre piattaforme. La missione di fare festival è sostenere i cineasti e il buon cinema, non mostrare i muscoli con gli altri festival. Io mi chiamo fuori da questa competizione che mi pare crei solo effetti negativi".