Valeria Golino: “L'arte della gioia? Non volevo essere pop come Bridgerton”

L'emozione dei David di Donatello e il romanzo di Goliarda Sapienza trasformato in serie, la Modesta di Tecla Insolia e l'umano dentro il racconto: l'attrice si racconta dal Riviera International Film Festival.

Valeria Golino al Riviera International Film Festival

"Sono serate di premiazione molto lunghe, dove aspetti di sapere se hai vinto e un po' ti dispiace per qualche minuto quando perdi", racconta Valeria Golino dal palco di un talk dedicato a L'arte della gioia al Riviera International Film Festival commentando la recente vittoria di tre David di Donatello per la serie Sky. "Ma quando hanno vinto le mie attrici vincere il David, anche rispetto a quando li ho vinti io, penso di essermi emozionata di più. Mi ha riempito di gioia. Tecla è giovane e vive questo come il motore di qualcosa che sta già succedendo".

La genesi della serie

Fuori Valeria Golino Stazione
Valeria Golino nei panni di Goliarda Sapienza in Fuori

Quattro anni di lavoro per portare sullo schermo il libro di Goliarda Sapienza che, per uno di quegli strani casi del destino Valeria Golino ha interpretato in Fuori, il nuovo film di Mario Martone che sarà presentato in concorso a Cannes 78. "La mia produttrice Viola Prestieri ed io avevamo preso i diritti", ricorda la regista. "Ci siamo rese conto che era meglio realizzare una serie perché come film non riuscivo a trovare la quadra. Abbiamo subito trovato un'interlocutore in Sky ed è stato come un piccolo miracolo. Non è sempre così, spesso ci metti anni a trovare chi fa diventare un sogno realtà".

"Avevo letto il libro 15 anni fa, c'era chi già al tempo voleva farlo diventare un film. Io avevo conosciuto Goliarda da giovanissima, sapevo di lei e del romanzo che non usciva. Nel 2008 qualcuno pensava potessi essere Modesta. E infatti il film non si è fatto (ride, ndr). L'ho riletto per piacere anni dopo e una terza volta quando abbiamo deciso di ottenerne i diritti. Perché erano dieci anni che erano stati presi e si stavano liberando. Viola mi ha avvisata, ma non avevo mai pensato di fare la regia. E con ingenuità ho detto: 'Faccio la serie'".

Tecla e Valeria

Arte Della Gioia Valeria Golino
Valeria Golino sul set de L'arte della gioia

Durante la serata dei David, oltre al premio per la miglior sceneggiatura non originale, L'arte della gioia ha conquistato altre due statuette. Una per la miglior attrice protagonista, Tecla Insolia, e una per la miglior attrice non protagonista, Valeria Bruni Tedeschi."Mentre scrivevamo, un processo durato due anni e mezzo circa, non sapevo chi sarebbe stata Modesta. Nella mia immaginazione c'era un altro tipo di donna più folcloristicamente del sud rispetto a Tecla. Ora non riesco a immaginare nessuno se non lei"_, ammette Golino.

"La prima volta che l'ho vista entrare nell'ufficio dei provini tra me e me mi sono detta: 'Facciamo anche quest'altro provino, tanto non la prendo'. L'ho fatto con gentilezza e garbo come è giusto che sia. Qualcuno del mio casting mi ha detto che era anche cantante e così le ho chiesto di cantare, tanto per perdere tempo. Lei inizia a intonate Mi sono innamorato di te ed è come se avesse fermato il tempo. Ha imposto la sua piccola voce e presenza mentre noi abbiamo trattenuto il fiato. Ho continuato a vedere persone per il ruolo. Poi le ho rifatto altri provini con persone diverse e in situazioni diverse per altri duo e tre mesi. Era talmente lei che si era impossessata del mio immaginario. Si è presa il ruolo contro tutto e tutti. Già l'amavo, ma non sapevo ancora quanto mi avrebbe regalato".

Arte Della Gioia Valeria Bruni Tedeschi
Valeria Bruni Tedeschi nei panni della principessa Gaia

Con Valeria Bruni Tedeschi, invece, Valeria Golino aveva già lavorato sia come attrici sullo stesso set che come regista e attrice in più occasioni e a ruoli invertiti. "È la più grande attrice europea della mia generazione. E lo dico anche un po' incazzata (ride, ndr). È un'attrice fuori concorso, senza pari", racconta la regista. "Pensavo che il ruolo della principessa Gaia, un donna capricciosa, cattiva, cinica, colta, aristocratica, rappresentativa di una casta decadente, fosse perfetto per lei. Ma nel libro era una donna più adulta. Aveva tutto per interpretarla, ma era troppo giovane. Nonostante questo ha voluto leggere la sceneggiatura e mi ha detto: "Voglio fare un provino". È venuta a Roma ed è stata straordinaria. Già dopo dieci minuti il ruolo era suo".

L'arte della gioia: Tecla Insolia è il più grande nuovo talento del cinema italiano

La prima serie tv

Arte Della Gioia Tecla Insolia Valeria Golino Giuseppe Spata
Valeria Golino e Tecla Insolia sul set

Dopo Miele ed Euforia, L'arte della gioia segna la prima incursione nella serialità per Valeria Golino. "Tante cose non sapevo come le avrei fatte e tante cose le ho imparate strada facendo, sbagliando e raddrizzando il tiro", spiega la regista ."Volevo fosse cinema ma che fosse anche bello da vedere in televisione. Non volevo fare una serie che fosse contro una serie, che fosse così cinematografica e rigorosa da diventare noiosa. Non volevo ti distraesse".

"Il silenzio che puoi avare in un film non è lo stesso che puoi avere in una serie. Dopo tre secondi cambi canale. Sono cose impercettibili per uno spettatore, ma mentre lo fai capisci che c'è un'energia che devi tenere. Non volevo fosse una serie pop, ma che la forma avesse un peso visivo molto impostato. Non volevo fare la moderna in una serie che parlava dell'inizio del Novecento. Però volevo che dentro ci fossero il disordine e l'umano. L'ho detto fin dall'inizio che non avrei fatto Bridgerton".

Un ultimo ciak turbolento

Arte Della Gioia Valeria Golino Guido Caprino
Valeria Golino e Guido Caprino sul set della serie

Oltre tre mesi di riprese per culminare in un ultimo ciak andato un po' diversamente dalle aspettative. "L'abbiamo battuto il 100° giorno di riprese. Eravamo dentro i campi con Modesta bambina e il piccolo attore che interpreta Tuzzu", ricorda Golino. "Vicino c'era una piazzola di cemento dove c'eravamo appoggiati. Un centinaio di persone che correvano da una parte all'altra facendosi le feste. A un certo punto, da lontano, vedo uno dei miei collaboratori e corro verso di lui al galoppo e lo abbraccio attaccandomi al collo".

"Essendo un uomo di un metro e novanta mi aspettavo mi prendesse. E invece cadiamo indietro con lui sopra di me. Sbatto la testa sul cemento e lui mi ha detto di avermi sentita dire: 'Ops' (ride, ndr). Il rumore della mia testa sul cemento ha fermato cento persone. Ho passato la notte della festa di fine film all'ospedale a fare tac con alcune persone con le fiaccole fuori dall'ospedale. Valeria Bruni Tedeschi piangeva e ha fatto tutto il suo teatro mentre qualcuno è andato alla festa. So tutti i loro nomi (ride, ndr)".