Unire, connettere. Non solo consegnare un pacco, ma fare da ponte tra persone e realtà diverse. Non percepivamo in questo modo il lavoro del rider prima di Death Stranding e della pandemia, ma ora tutto è cambiato: quando un corriere si presenta al nostro cancello per consegnarci qualcosa, è con stima e rispetto che lo raggiungiamo per farci consegnare la merce. Ed è proprio questa figura a essere al centro anche di Una notte da rider, di recente pubblicato da Bao Publishing, che abbiamo avuto modo di approfondire con la sua autrice Arianna Lentini, in arte Arlen, con cui abbiamo potuto approfondire la genesi e i retroscena del lavoro, oltre alle sue passioni e visioni cinematografiche e seriali.
L'albo è la storia di Malakia, giovane rider che si dedica a questa professione per sbarcare il lunario anche se ha ambizioni da autore di videogiochi, muovendosi tra consegne improbabili, continua fretta, pericoli di ogni tipo. Quello che Malakia non sa è che la malavita usa il ristorante per cui lavora come copertura e che si trova a fare consegne per la criminalità organizzata. E lo scopre suo malgrado, in un'avventura ambientata tutta in una notte, dopo aver erroneamente consegnato un carico di gamberi perla dopati al destinatario sbagliato. Un'avventura densa di pericoli, situazioni surreali e sullo sfondo di una città abitata da animali antropomorfi. Un po' come in Zoontropolis della Disney.
Nel mondo dei rider
Il rider, figura diventata centrale nella nostra vita almeno dalla pandemia in avanti, ma mi sembra di capire che l'ispirazione venga anche dalla tua esperienza personale. Come nasce Una notte da rider?

Una notte da rider nasce dal bisogno di raccontare la mia esperienza in quello che è un lavoro a tratti assurdo, senza tuttavia rinunciare a creare una storia di genere. Mi piace molto l'idea di rielaborare dei temi attuali in una chiave fantastica, in questo caso il tema è molto più grande del lavoro del rider. Volevo parlare delle condizioni lavorative di tanta gente che vive tra precarietà e mancanza di tutele e diritti, ma volevo farlo facendo divertire il lettore e portandolo a empatizzare da pari a pari coi personaggi.
Mi fai qualche esempio di situazioni che hai inserito nell'albo che riproducono la realtà che hai vissuto? Spero non quelle più al limite e pericolose...
Tutte le scene in cui il protagonista, Malakia, consegna ai clienti sono ispirate a fatti realmente accaduti, ma ci sono anche altri momenti che si ispirano alla realtà, ad esempio la scena in cui Malakia deve scendere in motorino per una discesa ripidissima oppure la scena in cui il levriero e il suo padrone attraversano la strada e rischiano di essere investiti. Quelli che ho poi inserito nel fumetto sono degli aneddoti del periodo in cui lavoravo come rider e mi capitava spesso di raccontare le mie disavventure ai miei amici, a volte erano simpatiche o grottesche, a volte molto fastidiose.
Proprio in questi giorni è tornato un altro rider molto popolare, il protagonista di Death Stranding di cui è uscito il secondo capitolo. Conosci i videogiochi di Kojima? Che ne pensi di questa attenzione per la figurare del corriere e il suo "potere" di unire?
Ne ho sentito parlare ma, a differenza del protagonista del mio fumetto, io non sono particolarmente esperta di videogiochi, in questo caso posso solo dire che per quel poco che ho visto mi sembra affascinante. La figura del fattorino, come quella del rider o in passato quella del postino, è molto interessante da raccontare e addirittura simbolica, sono lavori che connettono due situazioni, due storie in un certo senso, due persone. Allo stesso tempo sono lavori che raccontano la nostra contemporaneità più di molti altri, avendo qualcosa di avventuroso se visti nel modo giusto. Chi consegna esplora luoghi sempre diversi e incontra continuamente personaggi nuovi e inaspettati, per questo, secondo me, questi lavori sono così di ispirazione per tanti autori.
La città di Una notte da rider
Una città abitata da animali antropomorfi, come la Zootropolis della Disney ma più cupa e in qualche modo reale: è il tuo modo per rappresentare la realtà guardandola dalla giusta distanza dell'immaginazione? Come nasce l'idea dell'ambientazione?
Esatto, trovo più divertente e interessante inserire degli elementi che facciano viaggiare l'immaginazione del lettore portandolo lontano dal suo mondo, questo mi permette di inserire anche tanti simboli, come in una fiaba. La primissima idea di questo fumetto consisteva in una ambientazione retropunk, piena di spazzatura e strutture sgangherate, in cui un giovanissimo rider consegnava a delle creature mostruose. In seguito il world building è diventato più simile al nostro e il ragazzino è diventato un ventenne, entrambe cose che hanno reso più personale questo racconto. Infine i clienti da mostruosi sono diventati antropomorfi, per me è come se indossassero una maschera, sono delle caricature, in questo modo il protagonista spicca subito e ci si può immedesimare bene in lui, ma allo stesso tempo il lettore associa subito una serie di caratteristiche agli animali che compaiono.

La storia è ambientata in un'unica notte, come tanti film che si concentrano in una specifica unità di tempo: ti sei ispirata a dei titoli in particolare?
Non penso di essermi ispirata particolarmente a storie che si svolgono in una sola notte, ma sicuramente mi interessano le storie che si svolgono in un lasso di tempo breve. Mi sono ispirata molto al cinema, molto spesso anche in modo inconscio, ad esempio al Grande Lebowski oppure a Sette Psicopatici, entrambe storie che attraverso i personaggi riescono a raccontare tanto, mantengono toni assurdi e grotteschi senza rinunciare all'ironia, come accade anche in tanti film diretti da Tarantino. Penso di essere stata molto influenzata anche dal mondo dell'animazione come nel caso di Zootropolis e da tanti cartoni animati. Anche i romanzi mi ispirano molto, in generale opere diverse dai fumetti tendono a ispirarmi molto di più dal punto di vista della scrittura, c'è più distanza dal medium che utilizzo e questo aiuta a far viaggiare la fantasia.
E dal punto di vista della costruzione delle scene, della scansione in vignette e dello stile, quali sono le tue ispirazioni?
Anche da questo punto di vista mi approccio alla regia in modo cinematografico, ma mi ispiro sicuramente anche alla regia di diversi fumettisti, in maniera più inconscia. Guardo con attenzione a tanti fumettisti e illustratori per quanto riguarda lo stile grafico, ad esempio Linnea Sterte, Jacopo Starace e John Paul Leon, i cui volumi erano sempre vicini alla mia postazione di lavoro.
Arlen e il cinema
Una notte da rider si presterebbe anche a un adattamento per lo schermo: lavorandoci ti è capitato di immaginare cast o regista di un'eventuale film?
Se Satoshi Kon, i fratelli Coen e Tarantino avessero fatto un film insieme, mi sarebbe piaciuto che fosse l'ipotetica trasposizione cinematografica di questo fumetto! A parte questa ipotesi bislacca, forse un adattamento italiano potrebbe essere diretto da Gabriele Mainetti, penso che renderebbe bene la follia noir della storia.
Scrivo abitualmente di film e serie, quindi mi viene automatico chiederti che rapporto hai con questi mondi e quali sono gli ultimi titoli che hai visto e apprezzato.

In passato non era così, ma negli ultimi tempi riguardo spesso film già visti, è molto confortevole diciamo. Mi capita di andare al cinema o recuperare pellicole che non ho visto ma più spesso seguo delle serie, alcune mi capita di tenerle di sottofondo mentre lavoro, ma solo se non mi richiedono una grande attenzione. Mi piace tanto sentire persone che parlano seriamente di film e serie, video di approfondimento in sostanza, e mi piace moltissimo ragionare con le persone che conosco dei titoli che vedo. Ultimamente sono stata fortunata, ho visto Flow - Un mondo da salvare e sto finendo l'ultima stagione di The Bear, entrambe mi sono piaciute moltissimo. Ho trovato Flow molto poetico, dimostra ancora una volta come l'animazione possa raccontare qualsiasi storia.